Ad Agrigento accadono fatti strani e incomprensibili, alcuni perfino enigmatici.
Come quello che vede protagonista il presidente della Provincia, Eugenio D’Orsi, un ex socialista folgorato sulla via dello pseudo autonomismo lombardiano, il quale, a pochi giorni dall’udienza, ha ritirato il mandato all’avvocato incaricato di rappresentare l’Ente nel giudizio pendente al Tar del Lazio per la revoca dell’autorizzazione a una società Enel per realizzare un rigassificatore a Porto Empedocle.
La costituzione in giudizio, per altro proposta unitamente a altri enti e associazioni locali, come denunciano alcuni consiglieri provinciali di destra e di sinistra e l’associazione “Free” la quale, addirittura, si è rivolta alla magistratura antimafia, era praticamente un atto dovuto in ragione del voto contrario al rigassificatore espresso, a larghissima maggioranza, dal Consiglio provinciale.
Evidentemente, le preoccupazioni della gente, i vincoli derivanti dal voto consiliare pesano meno di altri vincoli. O, forse, D’Orsi si è fatto influenzare dall’inattesa conversione del governatore sul versante dei rigassificatori?
Vedremo. A questo punto, speriamo che la magistratura faccia chiarezza su tali grovigli per ridare fiducia e tranquillità ai cittadini da tempo gravati dai silenzi omertosi e conniventi di un ceto politico a dir poco distratto.
Partiti e deputati non hanno nulla da dire?
Questo il fatto. Vediamo ora l’antefatto. La storia del rigassificatore empedoclino è lunga e tortuosa, ricordo soltanto che si vuole costruire a poche centinaia di metri dalla casa-museo di Luigi Pirandello e dall’incantevole Valle dei Templi, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità, e- se permettete- nel bel mezzo di un bacino demografico di circa 200 mila abitanti.
Sui rischi per le popolazioni ci torneremo. Intanto vediamo come sono andate le cose.
Una volta decisa la costituzione in giudizio, il presidente a chi affida il mandato?
All’avvocato Aiello di Porto Empedocle notoriamente favorevole al rigassificatore.
Nonostante la sua personale opinione, il legale appronta una relazione nel senso richiesto dal committente che però non potrà presentare in dibattimento perché D’Orsi, due giorni prima, gli ha revocato il mandato. L’udienza, poi, è stata rinviata al 13 ottobre.
Il fatto è sconcertante. Eppure, a parte i tre consiglieri interroganti, gli altri 16 restano muti. Come muti sono i loro partiti e deputati di riferimento. Ma perché non parlano?
La gente ha il diritto di conoscere le loro posizioni e soprattutto se e come s’intende garantire la costituzione della provincia in vista dell’udienza di ottobre.
Ancora c’è chi pensa di cavarsela con la battuta logora e un po’ stupida secondo la quale qui tutto è possibile perché “siamo nella terra di Pirandello”. Il grande commediografo non c’entra nulla.
C’entrano, e tanto, gli interessi di singoli e partiti, non solo locali, che stanno distorcendo la vocazione naturale della provincia e della Sicilia, trasformandole in un enorme area di deposito e di lavorazione di prodotti energetici altamente inquinanti e pericolosi, da mettere al servizio dello sviluppo non della Sicilia, ma delle regioni del Centro- Nord italiano.
Davvero un capolavoro di autonomismo di cui può andar fiero il futuro partito del sud!
In precedenti articoli abbiamo documentato la superfluità dei rigassificatori, specie per l’Isola.
Non per un’avversità di principio, ma per opportunità economica e politica.
Viareggio una prova eloquente e terrificante
Dopo la terrificante esplosione alla stazione di Viareggio (32 persone bruciate vive e un’ intero quartiere distrutto) di un vagone che trasportava solo 30 metri cubi di gas GPL, confesso che in me, come in molti che abitiamo nelle vicinanze di Porto Empedocle, è prevalsa la preoccupazione per la sicurezza degli uomini. Com’è giusto che sia.
Viareggio è stata una prova eloquente e terrificante di cosa potrebbe accadere, nel raggio di qualche decina di km, se a esplodere fossero una nave in avvicinamento con un carico di centinaia di migliaia di m3 di gas o un rigassificatore che ne tratta miliardi.
Sentite cosa dice, a proposito, Piero Angela: “Se nelle vicinanze della costa, per un incidente, dovesse spezzarsi una nave metaniera da 125 mila m3 e rovesciare in mare il gas liquefatto potrebbe cominciare una sequenza di eventi catastrofici…il gas evaporato formerebbe una nube, una miscela esplosiva la cui potenza potrebbe avvicinarsi a un megatone: un milione di tonnellate di tritolo…le vittime immediate potrebbero essere decine di migliaia.” Si tratta- aggiunge- di “uno scenario assolutamente improbabile, ma non impossibile”.
Domanda: i responsabili politici e amministrativi possono garantire, e con quali argomenti, che un evento del genere non potrà mai verificarsi?
Qui non c’entra l’appartenenza politica, ma, prima di tutto, la coscienza della responsabilità.
I decisori, prima di rilasciare autorizzazioni, oltre a rispettare gli aspetti formali, dovrebbero promuovere una serie di confronti pubblici fra esperti indipendenti e al massimo livello scientifico.
Il rischio è troppo grande per noi, per i nostri figli e nipoti, e non possiamo correrlo solo perché sono in ballo una manciata di posti di lavoro e qualche milione di premi al comune di Porto Empedocle.
Agostino Spataro