Nata a Palermo il 27 dicembre 1873, discendeva da una famiglia aristocratica siciliana e si sposò con l’ industriale palermitano Ignazio Florio. Fu uno dei personaggi più noti della Belle Epoque internazionale…
I Florio di origine non erano siciliani, ma erano arrivati nell’Isola dopo il terremoto che nel 1783 colpì la Calabria, provenienti da Bagnara.
Stabilitasi a Palermo, la famiglia Florio, aprì una drogheria.
In poco tempo, i Florio passarono dai modesti commerci ad attività imprenditoriali, fino a diventare protagonisti assoluti dell’economia siciliana.
Le loro attività, si espansero nei settori del grande commercio, della finanza, delle assicurazioni, arrivando anche a creare la più grande compagnia di navigazione del paese con la (Florio e Rubattino).
Vincenzo, noto esponente della famiglia Florio, fece parte del consiglio di amministrazione della Banca Nazionale, fondò il quotidiano “l’Ora” chiamando a dirigerlo Vincenzo Morello meglio conosciuto con lo pseudonimo di Rastignac e fu presidente della Camera di Commercio di Palermo.
Grazie ai Florio, nacque lo Fonderia Oretea, le industrie conserviere del tonno, le cantine di Marsala, dove si produceva e si produce ancora, un vino liquoroso unico e apprezzato in tutto il mondo e proprio a Donna Franca, è stato dedicato un marsala riserva superiore, invecchiato di almeno 15 anni.
Il nome dei Florio è anche legato alla storia dell’arte in Sicilia e ad una serie di iniziative nel campo dell’automobilismo (Targa Florio), della competizione aerea, delle gare nautiche.
Per oltre un secolo la dinastia dei Florio, fece vivere nel popolo siciliano il grande sogno di industrializzazione che avrebbe portato l’Isola a poter competere con il settentrione d’Italia, ma ai primi del ‘900 la politica filo nordista del Giolitti, nel penalizzare il sud e causare il fallimento dei Florio, avrebbe infranto il sogno siciliano.
Nonostante i Florio, avessero fatto di Palermo una delle capitali del liberty e nonostante avessero ospitato nelle loro sontuose dimore quasi tutti i rappresentanti dell’aristocrazia internazionale e del bel mondo dell’epoca, di loro si è sempre saputo poco.
“Donna Franca” o “L’Unica” come la definì D’Annunzio in omaggio alla sua bellezza divenne ben presto il simbolo di un’epoca.
Ispirò artisti e musicisti e i maggiori pittori dell’epoca si contendevano la possibilità di ritrarla.
Un suo celebre ritratto, realizzato Giovanni Boldini, dopo essere stato venduto ai Rothschild dalla famiglia Florio alla fine degli anni ’20, è riapparso ad un’asta da Sotheby’s, ed è stato venduto per 900 mila euro.
Giovanni Boldini per ritrarre Donna Franca, lasciò l’adorata Parigi per recarsi alla villa del parco dell’Olivuzza, dove Donna Franca e Ignazio Florio accoglievano esponenti delle famiglie reali.
Donna Franca, nel dipinto del Boldini, è ritratta in un elegantissimo abito nero e con un lunghissimo filo di perle.
La leggenda vuole che il marito le avesse regalato un filo di perle lungo oltre 7 metri, per farsi perdonare una “scappatella”.
Furono famosi i loro ricevimenti e moltissimi gli aneddoti su Donna Franca.
Una figura alta, snella e ondeggiante, come la indicò D’annunzio, capace di ben figurare quando riceveva ospiti come Vittorio Emanuele e proprio alla famiglia reale, è riferito un altro aneddoto.
Si racconta che durante la visita dei reali, un funzionario di corte avesse chiesto a Donna Franca di non indossare i gioielli, come la famosa collana di perle, che avrebbero potuto suscitare l’invidia della regina Margherita.
E’ risaputo infatti, come la regina adorasse le perle, per le quali nutriva una passione smodata e la collana di Donna Franca, era certamente un gioiello di tale pregio e tanto conosciuto, da poter essere ammirato quanto, se non più, i gioielli che indossava la regina.
Lo stesso zar Guglielmo II, la soprannominò “Stella d’Italia”.
Ma Franca Florio, non fu solo una donna bellissima, elegante, colta e di gran classe, ma ebbe anche un ruolo di primaria importanza negli affari del marito, interessandosi alle tante attività svolte dal medesimo come armatore, banchiere, albergatore e industriale.
Donna Franca Florio, che morì il 10 novembre del 1950, terminò la propria esistenza con dignità ma fra gli stenti ed i dolori leniti dalle gioie che le dettero le adorate figlie ed i nipoti, dopo aver subito il fallimento economico e aver vissuto la tragedia della seconda guerra mondiale.
Leonardo Sciascia, il quale ammise di aver sempre pensato di scrivere un racconto su questa famiglia e su Donna Franca, di lei disse: “Senza di lei la storia dei Florio sarebbe stata una storia verghiana, solitaria e dolorosa, di accumulazione di sommessa e inesorabile fatalità; con lei diventa una storia prostiana, di splendida decadenza, di dolcezza del vivere, di affabile e ineffabile fatalità”.
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