Tutti ci auguriamo che la vita torni alla normalità nel più breve tempo possibile, ma bisogna anche prepararsi al peggio.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che il coronavirus è una pandemia.
Non si tratta di una emergenza momentanea, ma è in atto una guerra contro un nemico invisibile che miete ogni giorno centinaia di vittime. Bisogna dunque organizzarsi per combattere una guerra.
La limitazione delle libertà personali, le difficoltà economiche, l’aumento dei contagiati e il rischio che il sistema sanitario collassi potrebbero presto creare seri problemi all’ordine pubblico. È necessario, quindi, non solo arginare l’epidemia, ma anche e soprattutto organizzarsi per mantenere l’ordine pubblico. Per far ciò bisogna evitare assolutamente il diffondersi del contagio tra gli appartenenti alle forze dell’ordine.
Oggi, purtroppo, l’organizzazione del lavoro e le modalità d’impiego dei tutori dell’ordine pubblico vanno in tutt’altra direzione.
In alcune caserme si continua a respingere ogni ipotesi di “lavoro agile” al solo scopo di garantire la continuità dei servizi. Anche di quei servizi che non sono affatto essenziali per sconfiggere il COVID-19. Si continua a tenere insieme tutto il personale. In particolare, continuano le rotazioni dei servizi tra tutto il personale, piuttosto che disporre equipaggi fissi. Tutti fanno tutto e tutti frequentano gli stessi ambienti. L’eventuale contagio di uno solo, dunque, coinvolge tutto il reparto.
Detto a chiare lettere, le caserme ormai stanno diventando delle bombe ad orologeria pronte ad esplodere. Esiste il rischio concreto che si ammalino tutti contemporaneamente. In questo caso, se dovesse iniziare a scarseggiare il cibo, speriamo mai, chi andrà a difendere i supermercati dai prevedibili assalti? Chi andrà a ristabilire l’ordine?
Se non si cambiano le modalità organizzative del lavoro presto il personale potrebbero essere insufficienti per garantire i servizi realmente essenziali e per gestire le prevedibili future emergenze.
Si propone di suddividere tutto il personale delle Forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Polizia Locale) in cinque distinte aliquote in ragione della composizione del nucleo familiare: la prima composta da tutti i militari e poliziotti che vivono da soli; la seconda da coloro che vivono solo con la moglie (sposati senza figli o con figli maggiorenni residenti altrove); la terza aliquota composta dal personale che vive all’interno di nuclei familiari composti da tre persone, la quarta composta dal personale il cui nucleo familiare si compone di cinque persone ed infine la quinta aliquota composta da militari e poliziotti nel cui stato di famiglia sono presenti più di cinque componenti.
Si dovrebbe, inoltre, costituire in ogni città un unico “Presidio di Polizia interforze AntiCovid-19”.
In un primo momento, cioè quello attuale, allo scopo di ridurre al minimo il rischio di contagio tra le forze dell’ordine e le loro famiglie andrebbe impiegata solo la prima aliquota di personale. Le altre quattro dovrebbero essere autorizzate al “lavoro agile”, cioè ad assistere da casa i loro colleghi impegnati a presidiare il territorio.
Se la prima aliquota dovesse essere posta in quarantena, speriamo mai, allora verrà impiegata, previa sanificazione dei luoghi di lavoro, la seconda aliquota, e così via.
La tutelare della salute del personale addetto alla sicurezza e all’ordine pubblico, in questo particolare momento, è un interesse nazionale che deve essere anteposto a qualsiasi altro interesse.
Il governo di rimbambiti non eletti è in grado di comprendere tutto ciò?????
Ogni suggerimento, prezioso e fattibile come questo del Dott. Cleto Iafrate, dovrebbe essere vagliato dalle Autorità a tanto preposte. Perdippiù vanno ringraziati questi cittadini che hanno a cuore la salute altrui. Grazie!spero che tale suggerimento venga adottato, e quanto prima possibile, anche. Grazie ancora molte! Giuseppe Converti da Palagiano (Ta).