A leggere con quanta enfasi viene data la notizia, c’è da preoccuparsi per lo stato di salute di quanti presenti alla kermesse di Fratelli d’Italia, ad Atreju.
Ma cosa è successo?
Il fatto emerge forte e chiaro già dalle prime due righe di un noto giornalista che annuncia così la notizia, lo scoop: “Le rivelazioni choc della presidente Antimafia ad Atreju”.
Non preoccupatevi, dallo choc pare si siano ripresi tutti e nessuno ha dovuto fare ricorso alle cure mediche e ai sali.
Scaduta come le banconote fuori corso la guerra tra guelfi e ghibellini, il poema epico – da buoni italiani – non va in pensione.
Abbandonati i tornei, i cavalieri al combattimento con lance in resta hanno preferito quello istituzionale-mediatico, facendo tutti a gara per ritagliarsi un posto al sole o nella politica.
Nel bel mezzo di questo minestrone non mancano i voli pindarici (e se non sapete cosa siano andatelo a cercare) nè gli arringatori (chi sa se mai gli dedicheranno una statua di bronzo) per dar luogo a una disputa che ormai dura da oltre trent’anni.
Sparate tutte le palle dei cannoni, rimangono solo i colpi a salve.
Le ragioni del contendere?
Mafia/appalti sì, Mafia/appalti no.
Dopo un apparente segnale di tregua, dichiarando – forse per la prima volta – che mafia/appalti fu una concausa delle stragi del ’92, e non l’unica causa, il nostro bravo giornalista la sua bordata quotidiana non poteva fare a meno di spararla.
Il fatto.
Ripresisi i presenti dallo choc delle parole della presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, che, udite udite, ha dichiarato che il giorno prima della strage di Capaci un testimone, Francesco Naselli Flores, cognato del generale Dalla Chiesa, aveva visto sul posto un furgone targato Ravenna e nelle vicinanze due persone intente a maneggiare del filo elettrico, l’articolo del nostro giornalista permette di fare piena luce su un cold case: “E il loro camion era del consorzio del Nord in mano ai Buscemi”.
Camion o furgone poco cambia, l’importante è la sostanza e per la prima volta sappiamo che il mezzo in questione apparteneva a un consorzio del Nord, in mano alla mafia, ai Buscemi.
E lo sappiamo con tanto di nomi delle aziende coinvolte, sciorinate una dopo l’altra con tanto di nomi e cognomi dei responsabili.
Eclatante, un vero scoop, grazie al lavoro di questa Commissione antimafia nel 2024 scopriamo la presenza di un furgone bianco sul luogo della strage il giorno prima.
A scanso di equivoci, pare che non ci fosse Raul Gardini e neppure Lorenzo Panzavolta, bensì, secondo quanto riferito dal testimone, Santino Di Matteo, poi divenuto collaboratore di giustizia.
La notizia del furgone – se così vogliamo chiamarla – risale al giorno dopo la strage di Capaci, quando Francesco Naselli Flores ne riferisce all’allora vicecommissario Roberto Di Legami, confermando poi quanto all’epoca dichiarato, nel corso dell’udienza del 21 novembre 1995 nel processo per la strage di Capaci.
Sono passati appena quasi trent’anni prima che la notizia venisse riproposta quale grande novità.
E non sarebbe neppure una novità per la Commissione antimafia, visto che anche il 18 febbraio del 2020, Di Legami viene audito e narra di quanto riferitogli a suo tempo da Naselli Flores.
Da dove ha appreso il giornalista che il furgone era del consorzio del Nord in mano ai Buscemi?
Cosa ha aggiunto l’attività della Commissione a quanto non si sapesse già?
Forse l’unico che potrebbe avrebbe qualcosa da aggiungere, sarebbe l’ex mafioso Santino Di Matteo, chissà se qualcuno vorrà sentirlo.
Gian J. Morici