L’importanza dell’informazione nella nostra vita quotidiana la conosciamo già, o sarebbe meglio dire che la conoscevamo prima che si trasformasse nella quasi totalità in una sorta di pubblicità di questo o quel politico, di un progetto commerciale o industriale anziché in un altro, e così via dicendo.
Il giornalismo era il nemico più temuto dai regimi totalitari di ogni tempo, combattuto con leggi censorie, arresti, e a volte anche con l’eliminazione fisica.
Oggi, ad esclusione di alcuni paesi come la Russia, l’Iran e altre simili “democrazie” – che continuano a utilizzare misure repressive – nel cosiddetto mondo occidentale l’informazione è “libera”.
Una libertà condizionata, come lo è quella del cane condotto al guinzaglio, anche se talvolta non si comprende chi faccia da cane e chi da padrone, visto che interessi comuni sembrano appaiare talvolta due soggetti come fossero cani da slitta costretti a correre l’uno accanto all’altro.
Prendiamo per esempio Keith Rupert Dylan Murdoch, patron del network Fox grazie al quale influenza e condiziona – o viene influenzato e condizionato dalla stessa – l’opinione pubblica americana.
Murdoch non è certo un simpatizzante dell’ex presidente americano Donald Trump, un uomo che disprezza e del quale ha piena consapevolezza dell’inettitudine e dell’assoluta mancanza di doti morali.
Eppure, è proprio grazie a Fox che il Donald nazionale ha sempre ottenuto ampi spazi per le sue stellari castronerie, dalle elezioni “rubate” alle simpatie per i Q-Anon, i milioni di idioti secondo i quali Trump conduceva una guerra contro il Deep State e le reti internazionali di pedofili che tenevano segregati in tunnel sotterranei di tutto il mondo milioni di bambini, nutrendosi anche del sangue.
Milioni di pericolosi idioti che hanno seriamente creduto che pedofili e adoratori di Satana governano segretamente il mondo iniettandosi l’adrenocromo – un elisir estratto dai bambini che rapiscono – e che in breve tempo si sarebbe arrivati all’arresto di Hillary Clinton, Barack Obama e George Soros.
Più stupida e falsa è una notizia, più fa leva sulle paure, sulle incertezze e la rabbia, più velocemente si diffonde, con una cascata di like e condivisioni sui social che cancellano la verità per dare spazio alle nostre inquietudini, alle nostre paure, al bisogno di scaricare su altri la nostra rabbia e le nostre angosce, individuando un nemico o una minaccia che diventa immediatamente oggetto della nostra aggressività repressa.
Perché Murdoch nonostante disprezzi l’insulso ex presidente americano – al quale vorrebbe da sempre opporre un valido antagonista – ha concesso ampio spazio?
La risposta è semplice: chiamatelo pure sterco del diavolo, ma è soltanto il dio denaro.
Quel dio denaro che Murdoch ottiene dalle pubblicità grazie agli ascolti del suo pubblico in larga parte composto da sostenitori del più bizzarro presidente americano che sia mai esistito.
Inutile sottolineare che Hillary Clinton, Barack Obama e compagnia cantando non sono mai stati arrestati, che dell’adrenocromo e dei conigli bianchi dei Q-Anon si è persa ogni traccia.
Quello che rimane è Donald Trump, i suoi processi e i suoi coimputati che si arrendono in una prigione di Atlanta, in attesa che lo faccia anche il più ridicolo dei presidenti americani (in questo caso ex, salvo il rischio che venga rieletto) accusato di cospirazione e di ingerenza elettorale.
Un’accusa che potrebbe aiutarlo politicamente, trasformandolo in vittima di una caccia alle streghe.
Il suo arresto finirebbe con l’ottenere ampia copertura mediatica, coprendo il dibattito e le attività elettorali dei suoi rivali interni alla candidatura a presidente degli Stati Uniti, nonostante tra i suoi coimputati ci sia già chi si è consegnato in carcere.
Con buona pace di Murdoch che ancora spera di trovare un valido rivale al Donald nazionale, il rischio che Trump arrivi al traguardo di una candidatura è molto alto.
Del resto l’informazione da marciapiede che guarda solo agli introiti pubblicitari, ha le sue controindicazioni ed effetti collaterali…
E l’informazione italiana?
Del meretricio dell’informazione italiana, purtroppo, è più difficile scriverne.
Fioccherebbero querele a gogo e il mio avvocato durante questo periodo di ferie non me lo perdonerebbe.
Rimandiamo dunque a dopo la pausa feriale per scrivere di titolini, titoloni e articoli che se pubblicati sulla carta stampata potrebbero al massimo esser buoni per incartarci il pesce.
Gian J. Morici