“Il Mais non potrà mai avere giustizia
in un tribunale composto da polli…”
(Antico proverbio africano)
Intervista della giornalista Elvira Terranova (Adnkronos) a Lorenzo Matassa (tra i Giudici firmatari della lettera al Presidente della Repubblica)
Perché ha firmato la lettera?
Potrei risponderle con un’altra domanda che è in sé una risposta.
“Perché questa lettera non è stata firmata da tutti i magistrati di buona volontà che hanno a cuore il futuro della Giustizia nel nostro Paese?”
Dando una risposta a questa domanda si comprenderà il punto nodale dello stato delle cose.
Ho più di un dubbio che la magistratura, nel suo complesso, accetti il radicale cambiamento. Ne ho avuto prova alle ultime elezioni dell’ANM (ottobre 2020) momento questo in cui 1212 elettori hanno votato per la corrente di “Unità per la Costituzione” indicata dal suo capo storico come lo strumento di una serie infinita di azioni non trasparenti se non illecite.
Si potrebbe obiettare: “È il “Sistema” democratico, bellezza!”
Già… però mi chiedo se questo metodo, che si definisce democratico, non nasconda shakespearianamente la sua stessa cieca follia…
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Perché chiedete di istituire una commissione di inchiesta?
Quando un fenomeno patologico eccede l’alveo di una sua possibile soluzione giudiziaria e si manifesta in una ampia ed endemica complessità, occorre che vi sia data proporzionata risposta collettiva.
Se un paragone si vuol fare con l’attuale situazione pandemica, una cosa è avere l’influenza e curarla dal medico di base; un’altra è affrontare una epidemia che può salvare il singolo solo se salva anche la collettività.
In altre più semplici parole, la vicenda Palamara non è qualcosa che potrà risolvere l’ufficio giudiziario di Perugia con una sentenza.
La deriva delittuosa della correntocrazia aveva – ed ha – tali connotati patologici e pandemici da dovere essere prima studiata sulle cause epidemiologiche e poi affrontata legislativamente per evitare che si ricrei.
Tutto ciò lo può fare solo il Parlamento italiano.
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Perché – a vostro modo di vedere – c’è una “diffusa inerzia rispetto ad iniziative doverose”?
La risposta è molto semplice.
Dalle alte sfere del governo e della politica si è compreso, da subito, che la questione non era certo definibile, craxianamente, nella mela marcia Palamara e nel suo defenestramento.
La questione atteneva ad una vera e propria malattia degenerativa del “Sistema” che avrebbe portato alla defenestrazione delle più alte cariche del CSM e di importanti organi giudiziari.
Di fronte a questa grave necessità, probabilmente, si è scelto di accettare il male minore ovvero quello di non svuotare per intero la vasca sporca.
Ma l’acqua contaminata è ancora lì e attende colui il quale dovrà, per necessità, vuotarla.
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Pensate che l’unico sistema per scongiurare il ripetersi di questi fatti sia il sorteggio per la selezione del CSM?
Nella nostra Costituzione, all’articolo 104, sta scritto che “i componenti del CSM sono eletti da tutti i magistrati ordinari tra gli appartenenti alle varie categorie”.
È semplice notare che il nostro costituente non ha fatto riferimento alle correnti e alle loro consolidate pratiche elettorali.
Chi dice che il sorteggio dei componenti è incostituzionale semplicemente mente sapendo di mentire.
Il sorteggio è nella natura della democrazia, il suffragio è nella natura dell’aristocrazia. Lo scrisse Montesquieu nello “Spirito delle leggi”. Non si sorteggiano, forse, i giudici aggiunti della Corte Costituzionale e i giurati delle Corti d’Assise?
E – diciamola tutta – il CSM non è un organo politico. È un ufficio che provvede ad assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, promozioni e provvedimenti disciplinari dei magistrati nato per evitare che questo ruolo fosse svolto dal Ministero di Giustizia e per garantire l’indipendenza dell’ordine giudiziario dal potere esecutivo.
Il CSM è organo di alta amministrazione, non organo politico.
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Oggi la magistratura rischia la delegittimazione?
Il pericolo è sotto gli occhi di tutti.
Basta leggere le statistiche sulla fiducia degli italiani nella Giustizia.
Però vorrei dire a tutti coloro che leggeranno queste mia parole che la magistratura non è quella raccontata da Palamara nel suo “Sistema”.
La magistratura che, con onore, ho visto lavorare in questi decenni è fatta da uomini e donne davvero straordinari.
Gli italiani devono ricordarla non per le correnti, ma nella foto del povero giudice Mario Amato ucciso dai fascisti alla fermata dell’autobus.
Dico questo perché in quella immagine del cadavere si scorge un buco nella suola della scarpa e ciò indusse a pietà anche il suo assassino.
La magistratura ha pagato un tributo altissimo alla libertà e alla Giustizia del nostro paese e gli italiani onesti non devono mai dimenticarlo.
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Cosa potrebbe fare il Capo dello Stato?
Anche qui la risposta è semplice.
Il Presidente della Repubblica – dall’alto della Sua Autorità e prestigio – dovrebbe continuare l’opera di “moral suasion”, convincimento morale nei confronti di tutte le alte cariche travolte dalle dichiarazioni auto ed etero accusatorie di Palamara invitandole a fare un passo indietro.
Del resto, si tratterebbe solo di continuare un’opera già iniziata e che portò alle dimissioni del collega Paolo Criscuoli e di altri componenti del CSM.
Ma questo non basterà.
Alla “moral suasion” dovranno seguire le opportune azioni istituzionali perché l’Italia possa conoscere la verità, tutta la verità e niente altro che la verità su questa non trasparente pagina della sua Storia collettiva e affinché nuove leggi (con nuovi meccanismi) riportino le cose a normalità.
È questo che la Nazione intera chiede al Presidente.
Sono certo che la sensibilità e l’intelligenza, universalmente riconosciute, saranno presto strumento di soluzioni tecniche non più prorogabili.
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Nel vostro documento è scritto: “Lo scandalo continua”. Perché?
I francesi direbbero “Soyons réalistes!”, ovvero guardiamo alle cose provando a vederle per come esse sono.
Per giustificare “la sua verità” – dopo essere stato velocemente (una rapidità davvero mai vistasi nella storia della Giustizia italiana) azzerato dal consesso degli umani – l’ex magistrato Palamara racconta in un libro centinaia di fatti tutti di rilevanza penale.
Alcuni magistrati – solo alcuni – vengono sbattuti fuori con ignominia, altri – nelle precise, identiche condizioni – non solo non si fanno da parte, ma continuano a svolgere le loro alte mansioni addirittura vestendo il ruolo di giudici delle condotte che loro stessi hanno condiviso.
Non pensa che questo sia un paradosso inaccettabile?
E allora torniamo alla frase dei francesi che, durante il tempo della rivoluzione del maggio parigino, era scritta in ogni piazza:
“Siate realisti: chiedete l’impossibile!”
Invochiamo l’impossibile, ovvero la fine di questo scandalo al sole…
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Ha letto il libro di Palamara? Cosa ne pensa?
Per fortuna il mio pensiero sul libro conta poco, ma se fossi un sociologo della comunicazione noterei qualcosa di straordinario.
Trecentomila copie vendute in neppure un mese.
Un best seller che neppure Harry Potter riesce ad eguagliare.
Dire che è un successo, perché acquistato da tanti magistrati ed avvocati, non sarebbe una rappresentazione di verità.
Per questo motivo – scherzando – ho colto, in questa pubblicazione, una connotazione pornografica perché in essa sono descritte tutte le indicibili ed incredibili promiscuità della magistratura viste dal buco della serratura. La toppa della porta – non vi è bisogno di dirlo – è quella della stanza da letto dell’ex presidente dei magistrati italiani.
I protagonisti del racconto sono coloro che, di volta in volta, hanno accettato di entrare nel suo casino e consumare rapporti mercenari.
Così ho capito che gli italiani vogliono sì la Giustizia, ma allo stesso tempo amano il porno più estremo…
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