Sono 67 i magistrati che hanno sottoscritto una richiesta di “intervento immediato” al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, perchè “siano rimosse le cause che hanno condotto alla grave delegittimazione di articolazioni essenziali dell’Ordinamento Giudiziario e del Sistema di autogoverno della Magistratura” e “sia assicurato l’allontanamento da tali ruoli di coloro che non sono risultati all’altezza del compito”.
I giudici, nella loro lettera, hanno fatto riferimento all’intervento di Mattarella del 19 giugno del 2019 al Csm, quando espresse sconcerto e riprovazione per la degenerazione del sistema correntizio e l’inammissibile commistione fra politici e magistrati.
Fenomeni che hanno compromesso il prestigio e l’autorevolezza dell’Ordine Giudiziario.
“In quel discorso – scrivono i magistrati – Ella sollecitava modifiche normative per impedire l’inaccettabile costume che si era manifestato, augurandosi che il Parlamento provvedesse ad approvare un’adeguata legge di riforma delle regole di formazione del CSM. È tornato sul concetto un anno dopo, il 29 maggio 2020, quando, imperversando e intensificandosi ulteriormente lo scandalo che sta abbattendo completamente la credibilità delle istituzioni giudiziarie, attraverso una nota del Suo Ufficio stampa, nell’evidenziare come in quel momento non potesse farsi luogo allo scioglimento del CSM, Ella ha ribadito come sia compito del Parlamento quello di predisporre e approvare una legge che preveda un Consiglio Superiore della Magistratura formato in base a criteri nuovi e diversi”.
Finora, le discussioni al Csm si sono concentrate in sostanza nelle decisioni prese — quale corrente vince e quale perde — trascurando i fattori strutturali più profondi in gioco nella magistratura, sottovalutando la legittimità delle decisioni e gli effetti negativi tangibili sul processo decisionale giudiziario.
“Oggi – si legge nella lettera – un altro anno è passato ma, con grande rammarico, dobbiamo prendere atto che il Suo accorato auspicio è rimasto inevaso e che le iniziative legislative, pur annunciate come imminenti, sono ben lungi dal tradursi in realtà”.
I problemi strutturali con il sistema giudiziario sono sempre esistiti, ma hanno attirato poca attenzione da parte dell’opinione pubblica, fin quando il caso Palamara non ha mostrato come venissero disattesi i criteri delle nomine dei magistrati, arrivando a un punto di crisi che ha spinto i 67 sottoscrittori della lettera affinchè il Capo dello Stato “intervenga per avviare finalmente l’ormai non più differibile azione di recupero della fiducia di cui l’Ordine Giudiziario e la gran parte dei Magistrati meritano di godere, e della credibilità della Giurisdizione, baluardo prezioso ed essenziale dello Stato di diritto delineato dai nostri Costituenti”.
Un quadro inquietante in mancanza di ogni reazione
“Si resta attoniti e increduli nel constatare, pur a fronte di fatti che imbarazzano varie articolazioni delle istituzioni giudiziarie come mai accaduto in precedenza, una diffusa inerzia rispetto a iniziative che sarebbero tanto naturali quanto doverose.
Tra coloro che sono stati investiti dalle rivelazioni dei mezzi di informazione, infatti, solo una parte, pur significativa ma certamente non completa, ha liberato l’Istituzione che rappresentava dal peso di una situazione divenuta oggettivamente insostenibile, facendo un passo indietro, con le dimissioni da taluni incarichi ricoperti o con l’anticipato abbandono dell’Ordine giudiziario.
Al contempo, in relazione a comportamenti che nell’esercizio delle funzioni non esiteremmo a censurare con fermezza, non solo difettano le doverose iniziative delle autorità competenti ma, sotto il profilo disciplinare, si è anche registrata l’adozione di una generale direttiva assolutoria, col conseguente rischio che comportamenti di tale genere, anziché essere sanzionati, siano avallati e ulteriormente incentivati”.
Commissione d’inchiesta
I 67 firmatari (tra i quali il gip di Palermo Giuliano Castiglia, Clementina Forleo del Tribunale di Roma, Lorenzo Matassa di Palermo, Gabriella Nuzzi di Napoli) evidenziano come “il vano trascorrere del tempo, inoltre, anche in ragione dei termini normativamente previsti per l’accertamento delle condotte dei singoli, pone a rischio ogni possibilità di futura verifica, tanto da farci ritenere auspicabile l’intervento di una Commissione Parlamentare di inchiesta volta a fare definitiva chiarezza.
Riforma dell’Ordinamento giudiziario
Per gli autori dell’appello al Presidente della Repubblica, la via per il ripristino della credibilità della Giurisdizione, passa ineludibilmente per una radicale riforma dell’Ordinamento giudiziario.
”Due dovrebbero essere, a nostro giudizio, i punti essenziali e imprescindibili di tale iniziativa:
l’inserimento del sorteggio nella procedura di selezione dei componenti del CSM e la rotazione degli incarichi direttivi e semi-direttivi.
Lungi dall’essere in contrasto con la Carta costituzionale, specie ove seguito da una elezione successiva tra un numero predeterminato di candidati estratti a sorte (e non il contrario, come, forse non a caso, alcuni esponenti delle c.d. correnti hanno in passato proposto), il sorteggio rappresenta l’unico sistema idoneo a garantire l’imparzialità della funzione di autogoverno e l’effettività dei principi di distinzione dei magistrati soltanto per diversità di funzioni, di indipendenza dei magistrati e di soggezione dei giudici soltanto alla legge.
La rotazione, a sua volta, è in grado di eliminare in radice il carrierismo e la concentrazione di potere in mano a pochi, fenomeno preoccupante e dei cui effetti distorsivi e dannosi le recenti cronache ci hanno resi tutti ancor più consapevoli.
La rotazione negli incarichi direttivi e semi-direttivi sulla base di criteri legali – onde selezionare non i presunti “migliori”, la cui scelta può troppo facilmente avvenire in base alle distorte logiche che abbiamo appreso con sconcerto essere state non infrequenti, ma magistrati adeguati, temporaneamente addetti a compiti organizzativi – costituisce l’antidoto più efficace contro la degenerazione correntizia, che nella distribuzione degli incarichi secondo criteri di appartenenza trova la sua più intensa e frequente espressione, nonché, al contempo, la vera garanzia di un servizio adeguato e di una giurisdizione effettivamente indipendente e imparziale”.
Le proposte di riforma contenute nella richiesta al Presidente Mattarella non sono esaustive, ma rappresentano misure sostanziali per affrontare alcuni dei più gravi problemi del sistema giudiziario, rimettendo nel Capo dello Stato, nel Suo ruolo di garante della Costituzione, di riconoscere l’urgente necessità di audaci cambiamenti.
Gian J. Morici
Speriamo che sia la volta buona per un’efficace e determinata azione tendente a ristabilire il giusto percorso della Giustizia in Italia.