
Potrebbe essere la magistratura a porre la pietra tombale sulla questione uranio. L’Avv. Tartaglia dell’Osservatorio militare è riuscito ad ottenere una pronuncia storica che, nei vari punti, evidenzia e chiarisce ogni dubbio sui doveri da parte dell’Amministrazione della Difesa nei confronti del Militare dipendente: sul criterio del “più probabile che non” nel rapporto tra patologia tumorale ed esposizione all’uranio impoverito, sulla non fondamentale importanza del tempo di esposizione, sulla consapevolezza del pericolo da parte dell’Amministrazione e del dovere da parte di questa di provvedere alla tutela e prevenire “ogni minimo rischio”. Il dovere di informarsi dei possibili pericoli, l’accertamento della piena idoneità fisica di ogni singolo militare e la dotazione dell’equipaggiamento adeguato a prevenire ogni possibile minimo rischio, sono doveri dell’Amministrazione da cui essa non può esimersi e la sottovalutazione di ognuno di questi aspetti è, di fatto, una mancanza per la quale ci sono delle responsabilità imprescindibili. L’Avvocato Tartaglia, nel discutere il procedimento riferito ad un giovane dell’Esercito ammalatosi di carcinoma testicolare, ha sviscerato ogni singolo argomento che è stato contrapposto dalla Difesa in ogni procedimento sin qui affrontato. Se fino ad oggi le oltre 170 sentenze ottenute dall’Avvocato dell’Osservatorio, comprese le due della Suprema Corte, avrebbero dovuto portare ad un’attenta riflessione le Istituzioni e se la proposta di legge presentata al Parlamento dalla IV Commissione Scanu, avrebbe voluto in qualche modo offrire la possibilità al Parlamento stesso di affrontare la problematica e dare una risposta legislativa, oggi non è più possibile.Oggi non si può più prescindere da una decisione del Consiglio di Stato che si pronuncia nel merito della questione ed evidenzia con criteri di giustizia esemplare compiti e doveri di un’Amministrazione della difesa che, fino ad oggi, dava la sensazione di porsi sopra le parti. I contenuti di questa sentenza aprono uno spiraglio nuovo, e sicuramente più adeguato, ad affrontare ed esaminare un problema che da vent’anni affligge, ed a volte offende, i tantissimi uomini e donne delle nostre Forze Armate. “La sofferenza, ed a volte la rassegnazione dei tanti ragazzi che ho conosciuto, mi hanno fornito la forza per andare avanti e raggiungere un risultato di questa portata”, con queste parole l’Avvocato Tartaglia commenta una sentenza che apre alla speranza il calvario di 7800 malati e rende giustizia ai famigliari dei 384 deceduti.