L’allucinante vicenda che vede sette italiane bloccate in Marocco, dove si erano recate in viaggio
Parla il Tour Operator
L’Italia si è chiusa per proteggersi dal Coronavirus – Covid 19 – e lo ha fatto saggiamente prima ancora che l’OMS dichiarasse la pandemia mondiale. Peccato che la Farnesina sembra non seguire la gravità della situazione e le nostre Ambasciate all’estero o i Consolati non si siano attivati per come questa emergenza imporrebbe. Fra i tanti italiani rimasti « chiusi fuori » perché all’estero in periodi non sospetti, abbiamo raccolto la testimonianza di Marco Provenzano titolare dell’agenzia Game&Job assieme alla moglie Angela D’Anna, ora bloccata in Marocco insieme ad altre 6 donne.
Marco Provenzano sta disperatamente cercando di rimpatriare le 7 donne che hanno lanciato un video-appello pubblicato da liberoreporter.it. Assieme al gestore dell’agenzia, Guido de Giusti, Provenzano sta cercando una via di uscita.
Il racconto:
“Come Tour Operator organizziamo viaggi nell’area mediterranea, in questo caso in Marocco con il tour “Donne in viaggio”, si tratta di week-end allungati solo per donne. Il gruppo del 9 è rientrato senza problemi, il gruppo di ragazze con il ritorno previsto il 10 è invece rimasto bloccato all’aeroporto di Marrakech con tutti i voli cancellati. Fra loro Angela D’Anna, che tra l’altro è psicologa, e l’organizzatrice Silvia Quattrocchi. In aeroporto c’era baruffa ed hanno dovuto rientrare in albergo. Ho subito contattato l’Ambasciata italiana al cui numero telefonico risponde una segreteria telefonica in francese che dice premi 1 premi 2… Dalle 8 di mattina che chiamavo, finalmente alle 10,00 sono riuscito a parlare con qualcuno che mi ha passato una signora la quale mi ha risposto di non essere la persona incaricata… ».
Marco Provenzano non è uno sprovveduto. Ex luogotenente della Marina Militare ha alle spalle 35 anni di carriera con missioni a terra ed in mare anche in Somalia ed Albania.
« Mi sono ricordato che lì ci doveva essere almeno un rappresentanza della Marina. Finalmente sono riuscito a mettermi in contatto con una persona dalla grandissima umanità che mi ha consigliato di rimandare le ragazze in aeroporto dove una certa Hajar le ha incontrate e ha consigliato loro di fuggire via terra perché lì non si poteva fare nulla. L’unica soluzione che aveva la signora Hajar era quella di accompagnarle al gate della Ryanair e trovare un sistema per partire. Il ruolo di questa signora, a parte il fatto che il suo nome l’ha dato il consolato di Marrakech, non l’ho capito. Un sostegno morale quando io ho lì mia moglie che è psicologa? Poi hanno proposto un rimpatrio a Praga ma da Praga non lasciavano ripartire gli italiani. Un rimpatrio a Norimberga ma solo per 3 su 7. E’ stato pure consigliato di scappare rapidamente via mare prima che chiudessero il porto… Oppure Londra, dove sarebbero dovute restare 15 giorni. Hanno anche proposto Dusseldorf ma solo per due. Finalmente si è parlato di Madrid ma andando a fondo abbiamo scoperto che Ryanair non garantiva quel volo. Ho cercato anche un volo privato per il quale mi hanno chiesto 32.000 euro non garantendo però la possibilità di atterrare. Oppure in pullman passando da Parigi, 32 ore di viaggio. Da Madrid avrebbero potuto andare a Barcellona o Valencia tramite la Grimaldi. Questa è l’odissea di queste 7 signore che stanno aspettando una chiamata. Solo dopo una mia protesta sui social hanno ricevuto una telefonata da un addetto dell’Ambasciata di Riad, Capelli Diaz, che ha detto ‘Ma dottoressa non avevamo il suo numero marocchino’, al che la dottoressa d’Anna gli ha risposto di aver dato il suo numero alla signora Hajar”.
L’addetto si è congratulato per come si erano mosse fino a quel momento – doveva dirglielo lui – e ha aggiunto che sarebbero state richiamate per confermare se partivano o meno da Barcellona.
“Non mi è mai successa una cosa del genere – prosegue Provenzano – eppure ne ho passate tante. Dopo la chiamata la dottoressa d’Anna e la signora Quattrocchi hanno chiamato la signora Hajar che ha risposto di aver staccato dal lavoro: “sono fuori servizio!” Questa è l’organizzazione disorganizzata dell’Ambasciata di Rabat. Ho chiesto più volte di parlare con l’Ambasciatore ma nulla. Non aggiungo e non tolgo nulla a quanto è successo e sta succedendo. Il viaggio è stato organizzato in tempi non sospetti e comunque avevo consultato il sito “Viaggiare sicuri” della Farnesina (come facciamo sempre) sul quale le informazioni pubblicate erano rassicuranti.”.
Marco Provenzano si è pure chiesto se abbiamo un’Ambasciata Italiana in Marocco, anche perché non si comprende per quale ragione la segreteria telefonica risponde soltanto con messaggi in francese. Provenzano ha girato il mondo quando era in Marina per recuperare i nostri ragazzi per ragioni sanitarie e ha sempre trovato supporto e gentilezza. Qui la mancanza non è del Marocco ma è delle nostre strutture, visto che proprio le Ambasciate di qualsiasi nazione sono le rappresentanze diplomatiche che devono garantire ai propri cittadini servizi e supporti, in particolare quando questi si trovano in situazioni di difficoltà, siano esse economiche, sanitarie, giudiziarie o di qualsiasi altra natura.
Le uniche persone che hanno risposto con gentilezza e sostegno sono due militari sul posto.
Io stessa ho provato a chiamare l’Ambasciata. Questa mattina sono riuscita ad avere per pochi minuti una persona dell’Ambasciata, non mi sono presentata come giornalista perché più preoccupata dal fare rientrare le signore, ho spiegato la situazione, il signore mi ha risposto che non trattavasi di competenza sua e che mi passava l’ufficio apposito e da lì è scattata la famosa segreteria in francese che dice di premere 1 o 2 secondo la lingua scelta, dopodiché il nulla. A conferma di quanto asserito da Provenzano, non ha risposto più nessuno. Di due numeri telefonici dell’Ambasciata, uno risponde con la segreteria in francese, mentre l’altro non pare attivo.
“Mi sono scordato – aggiunge Provenzano – di dirle che prima di chiamare l’Ambasciata in Marocco, la mattina stessa chiamai l’Unità di crisi della Farnesina, poiché loro hanno il sito “viaggiare sicuri”. Risposta: ‘Noi non siamo competenti. Deve chiamare assolutamente l’Ambasciata di riferimento perché solo loro possono aiutarvi’”.
Il sito Viaggiare Sicuri della Farnesina riporta, per il Marocco, di rivolgersi Ministero della Salute marocchino con tanto di numero verde. L’odissea di queste signore è inverosimile. Non sono preoccupate perché stanno male ma perché non si sa nulla. C’è un’assenza totale di qualunque informazione.
Non solo ma Marco Provenzano è anche al corrente di altre disavventure simili: “Una collega mi ha confermato di essere riuscita a far rientrare gli italiani dalle Maldive solo dopo 15 giorni e grazie ad una compagnia aerea araba. La Farnesina non ha fatto nulla per loro, solo i maldiviani.”
Ossia il Governo italiano chiude tutto e la Farnesina se ne lava le mani?
Mentre sto scrivendo l’articolo, mi giunge notizia che le sette signore sono riuscite a partire con la Lufthansa. Faranno tappa a Francoforte, poi a Ginevra da dove prenderanno un treno per Torino e poi arriveranno a Roma…
Una disavventura a lieto fine ma che ha comunque messo in evidenza le lacune della rete consolare italiana all’estero…
Luisa Pace