
Quella da Coronavirus (Covid 19) in Occidente, temo sarà un’epidemia più lunga e dolorosa di quanto molti non si aspettino.
La fase “fa meno morti dell’influenza stagionale” è, purtroppo, superata dal numero dei contagi ufficiali, dei ricoveri e dei decessi.
Gli italiani si sono ormai resi conto che il problema esiste e che non può essere ignorato. Il governo, a prescindere dalle solite beghe politiche e dalle critiche subite, a differenza di altre nazioni europee – ma anche degli stessi Stati Uniti – ha adottato misure di contenimento abbastanza severe, la cui curva epidemica potremo valutare soltanto nelle prossime settimane.
Quanto tempo ci vorrà? Considerati i cluster conosciuti, non meno di quindici o venti giorni, ai quali si andranno ad aggiungere i nuovi focolai creati dagli spostamenti territoriali da parte di quanti hanno deliberatamente deciso di recarsi da una regione a un’altra mettendo a rischio comunità locali non ancora colpite dal virus e spesso anche sé stessi, spostandosi da località nelle quali avrebbero potuto trovare una migliore assistenza sanitaria, in direzione di luoghi dove le strutture sanitarie erano spesso già inadeguate da prima dell’epidemia (posti letto, reparti di terapia intensiva, rianimazione e malattie infettive..) contribuendo in maniera scellerata al loro collasso.
l’Italia, seppur in maniera più soft, ha adottato le misure di isolamento che hanno permesso alla Cina il contenimento del contagio. Misure indispensabili ma che da sole potrebbero essere insufficienti a ridurre il bilancio di infettati e decessi che nelle prossime settimane potrebbe superare quelli verificatisi nella provincia cinese di Hubei, la più colpita dal Covid 19.
Quali le differenze?
La provincia di Hubei, che ha un numero di abitanti (58,5 milioni) equivalente quasi a quello dell’Italia (60,48 milioni), ha registrato un numero di 80.973 contagi, 3.075 decessi e 11.755 ancora in atto.
Il primo dato che si nota immediatamente, è il numero dei casi di guarigione che è pari a 52.960 pazienti.

Confrontando questi dati con quelli dell’Italia, scopriamo che ad oggi abbiamo registrato 17.660 contagi, 1.266 decessi e soltanto 1.439 casi di guarigione. Quello dei pazienti guariti e il rapporto tra contagi e decessi, è il dato più significativo sul quale dobbiamo riflettere.

Qual è il rapporto in percentuale tra gli 80.973 contagi in Cina e i 3.075 decessi, e quale quello dei 17.660 contagi e i 1.266 decessi in Italia?
Semplice, il numero dei decessi in Cina è pari a circa il 3,79% dei contagi, mentre in Italia la percentuale dei decessi è pari al 7,16% dei contagi.
I motivi possono essere ricercati in più fattori, età media della popolazione, malattie pregresse ecc., ma il dato che immediatamente salta agli occhi, è quello del numero delle guarigioni: 52.960 in Cina, soltanto 1.439 in Italia. Troppo poche rispetto i contagi, se paragonate a quelle della Cina. La considerazione più ovvia, è che il virus da noi è presente da meno tempo, ma questo significa anche che in Italia si è diffuso a una maggiore velocità. Così come è destinato ad aumentare il numero delle guarigioni, la stessa cosa accadrà, purtroppo, per i decessi.
Ancora peggio va negli altri paesi europei, come la Germania, dove a fronte di 3.685 contagi, i soggetti guariti sono appena 46, o la Francia, dove i casi accertati sono 3.667 e 12 i pazienti guariti.


Ancora peggio negli Stati Uniti, dove i casi di contagio sono di gran lunga superiori a quelli ufficiali e, in proporzione, molto meno quelli sottoposti a cure sanitarie e i pazienti guariti.
Non è difficile prevedere come i paesi che stanno sottovalutando l’espansione e le conseguenze del virus, dovranno presto fare i conti con la crescita esponenziale di casi e conseguenti decessi.
I francesi, così come altri paesi, dopo aver sottovalutato e non aver preso alcuna misura precauzionale, arrivando anche (in maniera insensata e volgare, se non criminale) a irridere e offendere gli italiani con il loro spot televisivo, oggi fanno i conti con la loro scellerata (presunta) superiorità. Il loro errore, rischia di far sì che pur contenendo l’epidemia in Italia, dovremo stare molto attenti a che i nostri vicini di casa non ci “regalino” in futuro nuovi focolai d’infezione.
L’Occidente si prepari, raggiungere il picco, prima di veder diminuire i contagi, è inutile negarlo, significherà vedere aumentare notevolmente il numero degli eventi drammatici.
Se vogliamo ridurre tempi e lutti – quantomeno in Italia – dobbiamo attenerci alle misure di prevenzione che ci sono state indicate ed evitare ogni forma di possibile contagio. Ce la faremo, ma soltanto se avremo il buonsenso di prendere atto che qualche sacrificio lo possiamo fare per salvare quante più vite possibile e se non lo facciamo per noi stessi pensiamo a chi è maggiormente esposto a rischi, anziani, malati e quanti altri hanno minori difese immunitarie… ce ne saranno grati…
Gian J. Morici
I dati – tratti da Coronavirus COVID-19 Global Cases by the Center for Systems Science and Engineering (CSSE) at Johns Hopkins University (JHU) – sono riferiti alle ore 13:00 italiane del 14/03/2020)