Il sito ProVersi.it pubblica oggi un approfondimento sul dibattito che ha riguardato la riforma del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, sulla quale – nonostante le accese polemiche – si stenta a fare chiarezza.
Creato nel settembre del 2012, il MES un’organizzazione intergovernativa dei Paesi dell’eurozona, con il compito di aiutare gli Stati che si trovano in situazioni di difficoltà. È volto a mantenere la stabilità finanziaria della zona euro. La sua dotazione è di 80 miliardi di euro, versati dai singoli paesi in maniera proporzionale alla propria importanza economica. La Germania è il maggior contributore, l’Italia è il terzo contributore, con 14,33 miliardi di euro versati e altri 125,4 miliardi sottoscritti.
Intorno al MES, sin dalla sua fondazione, si è creato un acceso dibattito: considerato da molti il primo tentativo organico di creare nell’eurozona un meccanismo per affrontare le crisi economiche; osteggiato da chi vede nell’organizzazione uno strumento non sufficiente e con programmi di riforme troppo severi. Dal 2018 è aperto il dossier sulla riforma del MES che intende assegnargli nuove funzioni.
Proprio quest’ultima riforma ha portato in Italia un acceso scontro non solo tra maggioranza e opposizioni, ma anche tra economisti.
Diversi i punti critici – soprattutto da un’ottica italiana – legati alla riforma, in particolare legati ai nuovi poteri del MES che, nel decidere le condizioni e i termini dei prestiti agli Stati, nonostante sia un organo tecnico, si trovano a essere maggiori di quelli della Commissione Ue, organo, invece, politico.
C’è, poi, la maggiore probabilità che venga richiesto ai Paesi richiedenti aiuto una ristrutturazione del debito, introdotta dalle nuove Cac a maggioranza unica; dalla necessità di avere un debito pubblico in ordine ancor prima di accedere alla Pccl.
Esiste, inoltre, anche un effetto secondario che potrebbe avere effetti negativi: l’annuncio di una maggiore facilità nella ristrutturazione dei debiti pubblici potrebbe incentivare manovre speculative contro i Paesi economicamente più fragili.
Il Partito Democratico si è da subito schierato in difesa della riforma del MES e il segretario nazionale Nicola Zingaretti è intervenuto più volte in merito. Anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri si è detto favorevole alla firma del trattato. Il Commissario Ue per gli Affari Economici e Monetari, Paolo Gentiloni, ha rassicurato sulle riforme del MES. Stesse posizioni quelle di Matteo Renzi di Italia Viva, che ha elogiato il sistema alla base del meccanismo di salvataggio. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha reso un’informativa alla Camera per fare chiarezza sulla situazione generatasi intorno alle accuse di aver approvato la riforma ancor prima del passaggio in Parlamento.
Inoltre, diversi esperti si sono espressi a favore dell’approvazione della riforma del MES, tra i quali il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli e l’economista, ex membro del Comitato esecutivo della Banca Centrale Europea, Lorenzo Bini Smaghi.
Una parte del Movimento 5 Stelle ha assunto posizioni critiche in merito alla riforma del MES. Tra chi ha espresso i propri dubbi sul trattato ci sono il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’ex parlamentare Alessandro Di Battista. Contro la riforma del MES anche la Lega e Fratelli d’Italia. Sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni hanno accusato il presidente del Consiglio e il governo di raccontare menzogne su una riforma che, a loro detta, avrà conseguenze negative sull’economia italiana. Contrario alla riforma del MES anche l’economista e senatore della Lega Alberto Bagnai, così come Giampaolo Galli, ex capo economista ed ex direttore generale di Confindustria, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il magistrato, giurista e politico Luciano Barra Caracciolo, l’economista Carlo Cottarelli.
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