“Non esistono lingue morte ma solo cervelli in letargo”. La citazione appartiene a Carlos Ruiz Zafón, scrittore spagnolo. L’abbiamo scelta perché meglio di ogni altra rappresenta le tifoserie da stadio del fans dei nostri politici.
Dopo il sequestro di armi da guerra detenute da estremisti di destra, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva postato sulla sua pagina Facebook l’immagine di un poliziotto mentre dava da mangiare a un gatto. Non una parola sul Russiagate, non una parola sul sequestro delle armi.
Incalzato dai commenti di quanti chiedevano come mai tacesse sul sequestro delle armi, finalmente il ministro pubblicava un post: “Le indagini seguite alla denuncia di un potenziale attentato da parte di stranieri contro di me, hanno portato alla scoperta di un arsenale di armi e a degli arresti di neonazisti. Grazie alle Forze dell’Ordine, io vado avanti senza paura: insulti e minacce mi danno solo più forza!”
Peccato che a differenza di quanto avessero compreso i suoi fans le armi non erano state sequestrate a soggetti che avevano combattuto con gli ucraini, bensì a persone che avevano sì combattuto in Ucraina, ma tra le fila dei russi.
I nostri servizi segreti – come ha confermato il direttore dell’Aise al Copasir – in cima all’agenda delle minacce alla sicurezza del nostro Paese hanno da tempo posto i tentativi russi di influenzare la nostra politica.
Il padano non è una lingua morta, semplicemente una lingua inesistente. Forse svegliando i cervelli dal letargo, i tifosi si sarebbero resi conto che non c’era un progetto ucraino per portare a termine un attentato in danno del ministro e che gli arrestati a ben altro schieramento facevano parte.
Dedicato a tutte le tifoserie che scambiano la politica per lo stadio:
Per essere giù dal letto, siete giù.
Ora dovete alzarvi dal pavimento.