intervista di Gian J. Morici
Che sia arrivato il momento di far conoscere agli italiani – ma anche a molti magistrati che forse non hanno potuto svolgere a pieno la loro attività – quello che per decenni in parlamento si sapeva sulla mafia? Ancora non possiamo dirlo, ma quel che è certo, che l’aver desecretato tutti i documenti della Commissione dal 1963 al 2001, sembra un primo importante passo – così come riportato nel blog del M5s al quale si deve la delibera del 10 luglio 2019 – per poter dire basta ai segreti di mafia in Parlamento.
“Fra i primi documenti che hanno catturato la nostra attenzione – si legge sul blog – vi sono quelli di Paolo Borsellino in commissione antimafia dove è intervenuto negli anni su vari temi: sulla sua sicurezza personale e la sua scorta, su “cosa nostra”, Riina, Provenzano e molto altro.”
Ne parliamo con l’Avvocato (perdonatemi ma il termine “avvocata” proprio non riesco ad accettarlo…) Giovanna Angelo
- Avvocato Angelo, la Commissione Antimafia, con delibera del 10 luglio 2019, ha desecretato i documenti della Commissione dal 1963 al 2001 a da oggi. Fra i primi documenti vi sono quelli delle audizioni del Giudice Paolo Borsellino in Commissione. Cosa pensa di questa decisione?
- Sono sempre stata convinta che le secretazioni di atti giudiziari e processuali altro non sia che un insabbiamento di ciò che invece deve sempre essere esposto senza colpevoli opacità. Ben venga quindi il lavoro che la Commissione Antimafia sta facendo per nulla in linea con le precedenti gestioni che a mio avviso predicano molto e mal praticano quel poco che caratterizzava il loro operato
- Di recente, quello che prima era soltanto il sospetto che in merito alla strage di Via D’Amelio si fossero operati dei depistaggi, sembra trovare conferma nell’attività della Procura di Caltanissetta…
- In effetti gli Inquirenti di Caltanissetta stanno operando perché la Giustizia sia amministrata con la verità che troppo spesso in altre Procure è stata disattesa se non addirittura mortificata.
- Mentre la storia Vincenzo Scarantino, utilizzato – e pare costretto – a fare false dichiarazioni in merito alla strage di via D’Amelio allo scopo di depistare le indagini, sembra ormai chiara, restano dei punti oscuri in merito a un altro possibile depistaggio messo in atto dall’ex pentito Vincenzo Calcara. Una vicenda che ben conosce, visto che le propalazioni di Calcara portarono all’arresto di un suo assistito. Può dirci qualcosa in più su questa vicenda?
- Non solo qualcosa sono in grado di potere dire, ma una intera letteratura relativa a un cosi squallido personaggio finalmente da tutti conosciuto per quello che è: – uno che “Per prendere per fessi i Giudici e i Carabinieri basta un poco di fantasia” “ avere un’idea per imbrogliare il Ministero e prendere in giro la giustizia” ( proc pen 23/94) “facendo false dichiarazioni e dicendo dichiarate bugie in merito tra gli altri, l’omicidio del Sindaco Lipari” “ il fine giustifica i mezzi” per citare solo alcune delle sue stesse affermazioni pubbliche. Ma questo soggetto così diabolico in danno di tanti innocenti, a sua stessa insaputa, altro non è che quello relativo a ciò che i Giudici hanno già sentenziato, “soggetto sfrontatamente portato al mendacio”, “depistatore”. In aggiunta alle sue stesse terribili affermazioni, “ ho trasportato l’esplosivo per uccidere il Giudice Borsellino”, ( Gli aveva detto di essere stato incaricato di ucciderlo con un fucile di precisone!) “Ho commesso altro omicidio….”
- Dell’omicidio del sindaco Lipari si legge anche nelle dichiarazioni desecretate del Giudice Borsellino, il quale cita anche i nomi di diversi mafiosi, tra i quali lo stesso Francesco Messina Denaro, ancor prima che Calcara iniziasse la sua collaborazione. A differenza di quanto sostiene l’ex pentito quanto afferma di essere stato lui il primo a parlare di determinati fatti e di taluni personaggi, leggendo questi atti si ha la sensazione che Calcara parlasse di cose già note, quantomeno alla magistratura… Dell’inattendibilità di taluni pentiti o presunti tali, è ancora una volta il Giudice Borsellino a parlane, quando dello Spatola, che iniziò a collaborare due anni prima di Calcara, sostiene che non sia credibile quando afferma la propria appartenenza a “cosa nostra”, così come dubita seriamente delle sue propalazioni quando fa riferimento a soggetti politici, i quali – come si evince dagli atti – in generale potevano sì aver avuto rapporti con appartenenti alla consorteria mafiosa, ma a parere del Giudice non ne erano né organici, né – come ipotizzato da molti – fino a quel momento avrebbero fatto parte di quel famoso “terzo livello” della cui esistenza Borsellino sostiene di non aver mai trovato alcuna prova.
- Avevano dunque ragione i Giudici Russo quando denunziandolo per calunnia e autocalunnia, quasi 20 anni fa (?) e la Camassa, denunciavano la prova regina di quanto e di come un tale individuo altro non fosse che una pedina nelle mani di Matteo Messina Denaro? Come mai non aveva mai fatto il suo nome fingendo di non conoscerlo nemmeno? Cosi facendo Matteo Messina Denaro ha potuto compiere le stragi. Sono fiduciosa sull’operato dell’attuale Commissione Antimafia, alla quale inoltro apposita richiesta di audizione. Ritengo, infatti, che basti soltanto esaminare le scellerate assurdità accusatorie (oggi, dopo 27 anni, cosi definite dalla Procura Generale) e rivolte al mio assistito Prof Antonio Vaccarino per leggere in modo chiaro ed inequivocabile quanto tutto sia stato organizzato sollevando un polverone a protezione dei diabolici atti posto in essere dall’ultimo latitante di Cosa Nostra.
Attendo di essere convocata, anche insieme al mio assistito, perché in grado di potere spiegare nel dettaglio quanto sia stato trasmesso documentalmente in varie Procure.