Zingaretti, il nuovo Segretario del P.D. (che per me è e rimane il “Fratello del Commissario Montalbano”) darà mano alla riforma dello Statuto del Partito Democratico. Uno Statuto che, quale è oggi, è dovuto alla propensione populista-cinematografica di Veltroni, propugnatore di un “partito americano” caratterizzato, però da un assolutismo del Segretario nominato non dagli iscritti o dai loro rappresentanti, ma dai cittadini accorsi a votare nelle cosiddette “primarie”. Votare, al contempo, per un Segretario-candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un partito, quindi, con una prospettiva esclusivamente maggioritaria e governativa. In realtà un pasticcio che incarna non, come si dice benevolmente, una “vocazione maggioritaria”, ma una vocazione populista (a dir poco).
Un partito che per anni rappresentò non gli iscritti ma i partecipanti ad un’“adunata”. Una vocazione che, in concreto, si realizzò con una truffa, con una presa per i fondelli, mascherata con un americanismo all’Amatriciana, degno di un Veltroni e di quanti presero sul serio quelle “primarie”, che non erano né elezioni, né primarie, né tanto meno “americane”. Erano la copertura di quel minestrone di Sinistra che ci diede il Governo Prodi, scelto con i negoziati tra partiti e partitini di un Centrosinistra in funzione dei residui testamentari del Partito Comunista Italiano.
Primarie per scegliere il leader già scelto col patto di coalizione con una concorrenza, mascherata di falso americanismo, con segretari, padroni e padroncini di partiti e partitini che già si erano messi d’accordo sulla persona di Prodi.
Alla truffa della falsa designazione del leader della coalizione, si aggiunse poi, quella della attribuzione al truffatore (o beneficiario della truffa), del segretariato del Partito Democratico.
Ben venga, quindi la riforma di una norma interna del P.D. (che, come tale non ci interessa) ma che, in quanto fine di una truffa nei confronti dell’intero elettorato non può non farci piacere di veder muovere qualcosa in quel senso.
Proprio perché si trattava di una truffa, il sistema “americano all’amatriciana”, cioè Veltroniano, sedusse la fantasia anche di appartenenti ad altri partiti.
La prima reazione di Forza Italia alla batosta alle Comunali di Milano che ne segnarono un capitombolo, fu, una manifestazione a Roma, al Capranica, una frettolosa conclusione di invocare che anche nel partito di Berlusconi “si facessero le primarie”. Non si fecero mai, altro che dal P.D. Le primarie nel partito di Berlusconi sarebbero state una truffa sommersa dalla comicità.
Oggi la “vocazione maggioritaria”, insita in quel pasticcio è scomparsa da tempo nel P.D. Rimane la truffa.
Anche per quel partito, oggi, lo Statuto populista basato sulle primarie, è oltre tutto, grottesco e ridicolo.
Lo aboliscano. Fatti loro. Ma non può non far piacere vedere che anche le buffonate hanno un tramonto e c’è chi, più o meno apertamente riconosce che sono ed erano tali, quando pure se ne è valso.
Mauro Mellini