Illustrissimo Signor Presidente,
Non si stupisca se un cittadino di un Paese sull’orlo della rottura dei rapporti diplomatici con la Repubblica Francese si rivolge a Lei, senza avere alcuna funzione e titolo se non quello di essere cittadino di tale Paese e, in quanto tale, dell’Unione Europea oltre che cittadino del Mondo civile, per esprimere a Lei ed al Popolo ed alla Repubblica Francese spirito e volontà di amicizia rispetto ai quali eventi e comportamenti sciagurati di nostri Governanti appaiono esserne la contraddizione e, quel che è peggio, possono far pensare ad un disegno politico che, per chi sa quali ragioni ed interessi, porti i nostri Paesi ad uno scontro che, in realtà sarebbe senza ragioni senza reali motivi.
Lo stato dei rapporti tra le nostre due Repubbliche è gravemente compromesso. Ed è senza precedenti e senza concepibili motivi che due Paesi legati, a non dir altro, da un vincolo quale quello della comune appartenenza all’Unione Europea, vengano a trovarsi alla soglia della completa rottura dei rapporti diplomatici.
Ombre di un passato che tutti vogliamo dimenticare perché ne ricordiamo le assurdità e l’obbrobrio, tornano a turbare le nostre coscienze e la nostra volontà di vivere ricchi della libertà nostra e di quella di quanti ci circondano.
Creda pure Signor Presidente, gli Italiani non sono presi da un folle intento di ostilità verso la Francia.
Gli episodi che possono essere interpetrati come sintomo di un tale spirito, sono anzitutto offese contro la loro Nazione, la loro libertà, il loro diritto di essere governati da persone ragionevoli ed equilibrate.
Del resto, proprio la follia di certi atti provocatorii, quali l’accorrere a concludere chi sa quali patti e legami con movimenti che all’interno del Vostro Paese non hanno espresso e non esprimono altro che violenza ed eversione, più che gravi sono dissennati, al punto di non poter essere annoverati tra quelli che possono minimamente turbare il rapporto tra due Repubbliche.
Vorrà considerare, Signor Presidente, che le pur gravi provocazioni che certi personaggi italiani hanno nei confronti della da noi sempre rispettata ed amata vicina Nazione che oggi si onora di averla quale suo supremo magistrato, non esprimono un pensiero valutabile secondo criteri di normalità, costituendo oggi le manifestazioni di uno stato patologico.
Le saremo tutti grati se vorrà invitare alcuni tra i più illustri psichiatri Francesi a fare oggetto dei loro studi alcuni di quelli che si pavoneggiano di cariche di Governo in Italia. Sarà un bel modo di riconfermare, con una utile collaborazione, l’amicizia tra i nostri due Popoli.
Gradisca, Signor Presidente della Repubblica Francese, i sensi della stima e dell’amicizia di un Cittadino Italiano che non vanta alcun potere se non quello della ragione, del rispetto e del valore della storia.
Mauro Mellini