di Simona Mazza
L’Italia, il paese con cento città e mille campanili, è anche il paese con un’infinita varietà di cucine e ricette secolari.
La sua grande varietà di pratiche culinarie riflette una storia a lungo dominata dal regionalismo e dalla divisione politica, e ha portato alla concezione comune del cibo italiano come un mosaico di costumi regionali piuttosto che una singola tradizione.
Se la cucina made in Italy è tra le migliori al mondo, in Sicilia possiamo vantare una tradizione insuperabile.
Oggi vogliamo trattare l’argomento con l’avolese Paolo Fugali (48 anni) iscritto di ruolo all’albo dei “Very important chef”, Premio alla carriera “Polvere di stelle”, testimonial della mandorla di Avola…insomma un collazionatore di successivo che non può che renderci onorata di averlo tra i nostri conterranei.
Signor Fugali lei è un figlio d’arte. Ci può raccontare il suo percorso professionale?
Sin da piccolo ho respirato “l’aria di alta pasticceria” che inevitabilmente ha finito per tracciare il mio futuro. Ho infatti iniziato a muovere i primi timidi passi nel mondo delle arti culinarie nel 1990 proprio nei bar di famiglia: i caffè “al Ciclope” (uno a Pachino, uno a Marzamemi), bar molto apprezzati in zona.
Il suo talento viene definito “acerbo” dall’allora capo del caffè (che nel frattempo è diventato il suocero).
In che modo è stato condizionato da questa critica?
L’aggettivo è stato per me un bel propulsore motivazionale, una sfida che mi ha spinto a confrontarmi con i miei limiti e con la mia “presunzione “ giovanile, tanto da indurmi ad intraprendere un percorso didattico e pratico con i migliori maestri a livello mondiale delle arti culinarie, tra cui Luigi Biasetto, Danilo Friguja, Achille Zoia ecc….
Da quel momento è un continuo mietere successi e riconoscimenti.
Quale premi le hanno dato maggiore soddisfazione?
Fra i premi che più mi hanno gratificato cito: il “Mercurio d’oro”, premio “Italia che lavora” per la qualità dei prodotti, premio “Innoverato” artefice nel mondo cristiano, ed il riconoscimento qualitativo e professionale delle migliori guide turistiche più famose.
Dopo aver assunto l’incarico di executive chef del caffè “Al Ciclope” (fino al 2006) lei è stato contattato dal noto imprenditore Salvatore Ciccazzo, proprietario del Don Chisciotte Group, una società di ristorazione nota a livello internazionale, che annovera tra la rosa dei suoi locali il ristorante Conte di Galluccio, il Don Chisciotte di piazza Navona, oltre all’ Universal Bar, al D’ Angelo e al Narciso.
Cosa è successo da allora?
Grazie a Ciccazzo, che ha puntato sulle mie competenze, mi è stato proposto di ricoprire l’incarico di “executive chef and food and beverage manager”. Questo ha segnato il coronamento della mia carriera.
Ha segnato anche il suo addio alla bella terra di Sicilia. Ha qualche rimpianto?
Ovviamente mi manca la mia terra, ma non avrei mai potuto rinunciare ai miei sogni. Anche perché fare il pasticcere è una passione: non si può fare a meno di coltivarle con tutte le tue energie.
Veniamo al “capitolo” Roma.
Il successo tanto agognato è arrivato? Se sì, in che modo?
Sicuramente ho realizzato una buona parte dei miei sogni. Oltre a lavorare presso la pasticceria D’Angelo a via Della Croce, ricopro il ruolo di “direttore di produzione”, seguo l’iter formativo dei tirocinanti di Italianchefacademy, future leve della gourmandise internazionale. Sono infatti docente della prestigiosa Accademia romana ed inoltre collaboro con il quotidiano online InLibertà, proponendo settimanalmente le mie ricette.
Tutto ciò che ho assaggiato dalle sue mani rimani con in gusto da non dimenticare.Grande Chef.Paolo Fugali.