La notizia che USB ha proclamato lo sciopero alla Fca di Melfi ha fatto il giro del mondo.
È inaccettabile che mentre ai lavoratori di Fca e Cnhi l’azienda continui a chiedere da anni enormi sacrifici a livello economico la stessa decida di spendere centinaia di milioni di euro per l’acquisto di un calciatore.
Ci viene detto che il momento è difficile, che bisogna ricorrere agli ammortizzatori sociali in attesa del lancio di nuovi modelli che non arrivano mai. E mentre gli operai e le loro famiglie stringono sempre più la cinghia la proprietà decide di investire su un’unica risorsa umana tantissimi soldi!
È giusto tutto questo? E’ normale che una sola persona guadagni milioni e migliaia di famiglie non arrivino alla metà del mese? Siamo tutti dipendenti dello stesso padrone ma mai come in questo momento di enorme difficoltà sociale questa disparità di trattamento non può e non deve essere accettata.
Gli operai Fiat hanno fatto la fortuna della proprietà per almeno tre generazioni, arricchiscono chiunque si muova intorno a questa società, e in cambio hanno ricevuto sempre e soltanto una vita di miseria. La proprietà dovrebbe investire in modelli auto che garantiscano il futuro di migliaia di persone piuttosto che arricchirne una soltanto, questo dovrebbe essere il fine di chi mette al primo posto gli interessi dei propri dipendenti, se ciò non avviene è perché si preferisce il mondo del gioco, del divertimento a tutto il resto. Per le ragioni sopra descritte l’Unione Sindacale di Base di stabilimento proclama sciopero alla Fca di Melfi dalle ore 22.00 di domenica 15 Luglio fino alle ore 06.00 di martedì 17 Luglio 2018.
Ma davvero fa scandalo lo sciopero USB per Cristiano Ronaldo?
Il bailamme che si è scatenato intorno all’annuncio dell’Unione Sindacale di Base dello stabilimento FCA di Melfi, con cui si convoca lo sciopero da domenica sera sulla vicenda del costo, e del valore, dell’acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus, ci lascia davvero sconcertati. Si discute e si argomenta con un certo stupore sulla scelta dello sciopero, piuttosto che sulle ragioni spiegate con molta chiarezza nel comunicato dei lavoratori.
Come ci si può stupire per una presa di posizione operaia – soprattutto in quella FCA dove da anni vige una vera e propria sospensione dei diritti dei lavoratori e un costante impoverimento economico – che mette a confronto l’impressionante quantità di milioni spesi dalla Juventus con le poche migliaia di euro che per un anno di lavoro entrano nelle tasche degli operai di quella stessa società, mentre altre migliaia di lavoratori sono tenuti fuori dalla fabbrica e il futuro produttivo degli impianti è sempre più ballerino e incerto?
A chi grida al reato di leso pallone, a chi sostiene che lo sport non deve mischiarsi con le vicende terrene, vorremmo ricordare che la stessa FCA impegnata a sostenere con tutta la potenza economica della sua galassia di società l’operazione CR7 come investimento sul futuro della Juventus, quella stessa FCA dal 23 luglio lascerà a casa per 7 mesi 1640 dei 7000 operai di Melfi perché ha sbadatamente dimenticato di investire sul futuro industriale della fabbrica lucana e non sa cosa produrre in sostituzione della Grande Punto.
Verrebbe da aggiungere che coloro che oggi si interrogano sulla giustezza di questa scelta di lotta sono gli stessi che non si sono mai stupiti delle differenze abissali che separano i proventi e gli utili delle aziende, i compensi dei CEO e le liquidazioni milionarie, spesso a prescindere dai risultati, dai salari di chi quei dividendi consente di accumulare con la propria fatica quotidiana. È ormai passata l’idea che l’arricchimento senza freni, anche se fondato su un enorme acuirsi delle disuguaglianze, sia non solo lecito ma anche molto cool e da apprezzare. Se poi viene ottenuto senza versare una stilla di sudore, tanto meglio.
I milioni spesi per acquistare un grande giocatore, come certamente Cristiano Ronaldo è e nessuno lo può mettere in dubbio, serviranno a moltiplicare se stessi in un tourbillon di aumenti del valore delle azioni, non quelle di gioco ma quelle di borsa ovviamente, di merchandising, di indotto anche del sottobosco – per chi avesse dimenticato la vicenda penale che ha coinvolto capi tifosi e manager della squadra – ma non serviranno a migliorare la condizione operaia né a ridurre le disuguaglianze palesi che una tale scelta non può che rendere ancora più profonde.
E allora si sciopera!
Si sciopera perché non si ritiene giusto un tale esborso di denaro per un calciatore, per quanto bravo sia, ma non per il futuro di una fabbrica; perché si ha paura che scelte economiche della società come quelle appena compiute si finanzino ancora una volta con una stretta sull’occupazione e sulle scelte produttive negli stabilimenti italiani; perché ci si sente offesi, e molto, dalla evidente infima considerazione, da parte della società proprietaria sia della Juventus che della FCA, del lavoro e del valore dei suoi operai.
Si sciopera, in fin dei conti, per dignità.
Aldo Mucci