Diversamente dal prode Anselmo della famosa filastrocca frutto della vena poetica di un futuro Ministro degli Esteri del Regno d’Italia, il prode Nino, il magistrato più costoso ed il condannato a morte dalla mafia più longevo (glielo auguriamo di cuore) è tornato non dalla Crociata, ma alla Crociata.
Dopo un mese e più di silenzio e di astinenza dal vizietto di farsi conferire la cittadinanza onoraria di città e villaggi del Bel Paese dove il SI’ suona (ma dove, quando la gente è stanca di farsi portare in giro e di assumere il ruolo di Pantalone, ogni tanto un NO formidabile manda ad un altro paese i buffoni ed imbroglioni), Di Matteo dott. Antonino detto Nino è tornato alla sua passione di collezionista di cittadinanze onorarie. Diciamo che è tornato lui, perché nessuno potrà convincerci che egli abbia un ruolo solo passivo di una mania di attribuirgli queste insigne espressioni di riconoscenza del Popolo delle Città e di Borghi d’Italia. Un collezionista costosissimo (non per lui, ma per noi, per lo Stato, per i Comuni e per Istituzioni varie che pagano le spese di quel suo correre su e giù per la Penisola a prendersi diplomi e brevetti, seguito dalla scorta più numerosa ed attrezzata d’Italia).
Per uno o due mesi, improvvisamente si era interrotta la sceneggiata. “Passa un giorno, passa l’altro, mai non torna il prode Ninalselmo”. Sembrava che potessero declamarsi questi versi accorati e che, benché andando in guerra si fosse messo l’elmo, non trovasse più modo di soddisfare la sua sete di cittadinanze universali (altro che jus soli!!!).
Ma ora il prode Ninanselmo è riscappato fuori. Occasione: la morte di Totò Riina.
“Mica estingue la mia condanna a morte”, ha tenuto subito a ricordare il condannato a morte più costoso e meno in pericolo d’Italia e del Mondo.
Immediatamente è scattata la ripresa delle cittadinanze onorarie. O meglio, delle proposte. Perché tra le Città d’Italia mancava alla collezione del più costoso dei magistrati, quella guarda caso, di Genova. Ora al Consiglio Comunale della Città dell’intrepido Balilla, il solito Consigliere Cinquestelle ha presentato la solita, monotona proposta.
Che proprio la Città che ha la fama di una testarda parsimonia come Genova debba vedere la ripresa dell’apoteosi del magistrato più costoso d’Italia è un controsenso. Probabilmente il Consigliere (o i Consiglieri) Cinquestelluti proponenti la cittadinanza onoraria al più costoso (altre volte abbiamo fatto qualche accenno alla contabilità) personaggio della politica giudiziaria italiana è un immigrato di qualche altra Regione.
La parsimonia dei Genovesi è virtù (sissignori, è una virtù piuttosto rara) che sarebbe da augurarsi non venga meno neanche tra gli inevitabili scimuniti stellari dell’antipolitica cittadina.
Agli Amici Genovesi rinnoviamo l’offerta (gratuita) dell’opuscolo sulla storia del “Cittadino di Cento Città”, e di questa costosa (a spese di Pantalone) pagliacciata del collezionismo delle cittadinanze onorarie.
E ci auguriamo che, “passa un giorno, passa l’altro” ritorni il prode Ninanselmo a lavorare invece che ad andare in giro per l’Italia a celebrare il rito dell’imbecillità di certi nostri, ahimè, poco onorabili concittadini.
Mauro Mellini