“Grazie a tutti da parte mia e della mia famiglia per l’affetto e la vicinanza che ci state dando in queste ore.
Da oggi non ho più nulla, non ho più orologi, mio figlio non ha più ricordi del battesimo, della comunione e dei suoi primi 10 anni, mia moglie non ha più nessun ricordo affettivo, non ha più anelli, collane e orecchini, oltre agli ingenti danni ai mobili, alle porte, alle finestre ecc.
Noi non ci pieghiamo, andiamo avanti, ricominciamo da capo ed oggi vado a lavorare come nulla fosse.
Non tengo nulla che riguarda il mio lavoro a casa.
Buongiorno a tutti, oggi c’è il sole…..e domani è un’altro giorno”
A distanza di poche ore da quando avevo scritto un articolo sull’iscrizione di alcuni carabinieri al registro degli indagati, perché accusati di essere coinvolti, a vario titolo, nella morte di Stefano Cucchi, stigmatizzando i comportamenti vili di quanti commentando su Facebook incitavano alla violenza contro il maresciallo Mandolini e gli altri indagati, qualcuno ha forse ben pensato di iniziare a mettere in atto i folli propositi di chi vorrebbe vedere morti i carabinieri, senza neppure che gli stessi abbiano avuto diritto a un processo che non fosse quello mediatico a furor di popolo.
Quel qualcuno, si è introdotto nell’abitazione di Mandolini, rubando e devastando tutto quello che poteva. “Da oggi non ho più nulla, non ho più orologi, mio figlio non ha più ricordi del battesimo, della comunione e dei suoi primi 10 anni, mia moglie non ha più nessun ricordo affettivo” ha scritto ieri, sulla sua pagina Facebook, Roberto Mandolini. Giustizia è fatta! Sarà soddisfatto Giuseppe, il quale aveva commentato sulla pagina della sorella di Stefano Cucchi, scrivendo che bisognava spellar vivi questi assassini sbrirri infamoni; sarà soddisfatto Francesco, che auspicava la costituzione di un gruppo che si riunisse “sotto casa di sto bastardo e pezzo di merda lurido infame ingrato che non è altro”. E la giustizia? Chi vorrebbe conoscere la verità, quella verità che a distanza di anni non è mai stata appurata? Può ritenersi soddisfatta la giustizia che lascia al popolo dei social il compito di giudicare e condannare?
Personalmente, se appartenessi a quella giustizia, mi vergognerei un po’. Mi vergognerei per non aver saputo dare risposte certe in così tanti anni; mi vergognerei per i “processi spettacolo”; mi vergognerei per non aver impedito che si potesse istigare alla violenza dalle pagine di un social network; mi vergognerei per le quattro buste con all’interno della carta igienica sporca di escrementi, ricevute dal maresciallo Mandolini al suo comando, il cui mittente citato era “Stefano Cucchi”; mi vergognerei per la sua casa devastata, per l’ansia e la paura che in questo momento staranno certamente vivendo la moglie e i figli, innocenti, di Mandolini.
Senza entrare nel merito degli aspetti investigativi e giudiziari del caso, non posso che vergognarmi di vivere in un paese nel quale la verità è una chimera e la giustizia viene dalla pancia del popolo.
Vedendo ieri sera un programma televisivo nel quale era ospite la sorella di Stefano Cucchi, mi sarei aspettato che anche lei condannasse questa barbarie che nulla ha a che vedere con il desiderio di verità e giustizia. Non l’ha fatto! Anche in quel caso, al suo posto, mi sarei vergognato un po’ di me stesso.
Gian J. Morici