“La spiegazione più semplice è che era un business, questo rischio informatico ha un risvolto di natura economica: il bassissimo costo dello spionaggio stesso.” Così, Giuliano Tavaroli, consulente per la sicurezza di alcune aziende, ex capo della sicurezza di Telecom e Pirelli, coinvolto anni fa in un’inchiesta della Procura di Milano sul dossieraggio a scapito di centinaia di persone anche famose, intervistato a Storiacce in onda sabato alle 21.30, su Radio 24 da Raffaella Calandra.
“E’ una grande valutazione del nostro livello di sicurezza, non ne usciamo bene – Prosegue Tavaroli a Radio 24 – un attacco piuttosto conosciuto, attraverso un malwere piuttosto datato ha avuto un discreto successo. Ma è addirittura facile andare sul mercato illegale, chiamato anche deep web e comprare strumenti per questi attacchi, o noleggiare ad ore delle bootnet, delle reti che spediscono il malwere, per poche decine di migliaia di dollari pagati in bitcoin, la moneta digitale.”
Tavaroli sottolinea: “credo che questa rete informatica di intelligence fosse al servizio della raccolta di informazioni economiche, che hanno un grande valore, che questo fosse lo scopo principale: potere e denaro.” e aggiunge: “come durante la guerra tra Telecom e Telekom Brasil, quella era una guerra di potere, per il controllo di soggetti economici molto importanti per i relativi paesi.”
Sugli investimenti Tavaroli afferma: “io penso che l’Italia stia perdendo la guerra per la cyber security. Il governo l’anno scorso ha annunciato un investimento straordinario da 140 milioni per la cyber security, che è una cosa importante e nuova, la Francia un mese fa ha annunciato un investimento da 1.miliardo e 400 milioni di euro per gli strumenti di cyberwar , l’Inghilterra ha dichiarato di voler investire 15 miliardi di sterline, gli USA hanno dichiarato di investire 17 miliardi di dollari con un programma straordinario oltre ai 70 miliardi abituali dell’intelligence. Noi la stiamo perdendo questa guerra con Cyber security per la scarsità di risorse che abbiamo a disposizione e per la scarsità di risorse che anche il sistema economico mette a disposizione per questo tipo di industria.”
E sottolinea: “Anche le aziende italiane poco protette, anche alla luce di quello che il mondo fuori di noi sta prospettando. Qualche giorno fa una centrale nucleare è stata spenta con un malwere e con un attacco di cyberwar. Il problema è che noi non ci evolviamo abbastanza velocemente rispetto alla natura delle minacce.” e chiude: “anche questo dovrebbe farci riflettere, come due cittadini normali abbiamo potuto per quattro anni mettere in piedi una rete di spionaggio.”
Ma ci vede solo due cittadini normali chiede la giornalista di Radio 24 Raffaella Calandra? e Tavaroli risponde: “io vedo che ci saranno dei clienti, che immagino che la magistratura avrà la possibilità di far emergere, sicuramente qualcuno queste informazioni le usava. Non parliamo di strutture evolute, questo preoccupa.”