Ancora un grazie di cuore ad Andrea Granata che sa pescare tali e tante espressioni del “pensiero politico” e della sciocchezza umana.
Ha mandato il testo della elucubrazioni di un Tizio, di cui non facciamo il nome perché credo che quello di vedersi citare sia il suo più alto desiderio, il quale così esordisce: “Sono fermamente convinto che ai cittadini più giovani dovrebbe essere concesso un voto più pesante”, e poi esamina diverse forme e modalità di queste differenziazioni”.
Perbacco! Questo signore deve essere dello stesso ceppo di quelli che lanciarono la necessità dello “spacchettamento” del referendum costituzionale e che mi pare abbiano pure costituito un coso, un comitato per ottenerlo. Si comincia con “spacchettare” i referendum e si finisce col voler “spacchettare” anche gli elettori.
Non sarebbe proprio una “novità”, ma tuttavia, potrebbe finire col piacere a Renzi: la storia del voto “ponderato” o “differenziato” per categorie di cittadini (mai finora per categorie d’età) è stata in uso nel passato in altri paesi.
Il diverso “peso” a cagione dell’età sarebbe una riedizione “democratica” (e “giovinocratica”) di antichi sistemi.
Ma la cosa mi incuriosisce e, lo confesso, mi preoccupa, perché dal diritto elettorale e costituzionale si potrebbe estendere lo “spacchettamento” al diritto penale e ad alcun figure di reato. Cosa, per alcuni versi, già nell’aria.
Che cos’è infatti il “femminicidio”, termine con il quale i giornali hanno cominciato a definire l’assassinio di donne? E’ lo spacchettamento del reato di omicidio e, al contempo, l’applicazione al diritto penale di concetti che stanno dilagando nel diritto costituzionale e nelle leggi elettorali, in cui sono state introdotte le “quote rosa”. Femminicidio=assassinio delle “quote rosa”. Da cui deriverà inesorabilmente, il “maschicidio” ed il “gaycidio”.
Ma torniamo alla storia dell’età e delle relative categorie, che il nostro pensatore ritiene dovrebbero crearsi per la diversificazione del valore del voto.
L’applicazione dello stesso tipo di “spacchettamento” al reato di omicidio sarebbe del resto corrispondente ad un criterio obiettivo di gravità valutato in relazione alla parte della vita sottratta alla vittima spedita all’altro mondo.
Così avremo un “giovinicidio” reato più grave, molti essendo gli anni “sottratti” alla vittima.
Un po’ meno grave sarebbe il “maturicidio” uccisione di un uomo (o di una donna, così da dover trovare un termine che espliciti le due “specialità”). E poi, meno grave ancora, il “vecchicidio”, stante la ridotta entità della vita residua distrutta.
Mi permetterei di aggiungere una mia personale proposta, che darebbe alla riforma un carattere più profondo ed originale.
Per l’assassinio di vecchi di oltre novanta anni potrebbe abbandonarsi del tutto il riferimento alla categoria degli omicidi e, quindi, ad una “classe” particolarmente tenue nella scala delle responsabilità per tale reato. Potrebbe farsi riferimento, anziché all’omicidio (ancorché di scarsissimo danno individuale e sociale) al vilipendio o soppressione di cadavere, che nel codice penale ha una ben diversa collocazione.
Vilipendio o soppressione di cadavere, reato aggravato (con una ragionevole ma non eccessiva maggiorazione di pena) per la circostanza della morte non del tutto compiuta del cadavere che ne è oggetto.
E’ un po’ macabro? Sì, il pensiero in cerca di manifestazioni di originalità è macabro. Ed è causa di macabre conseguenze. Ma non vorrei rifarmi inventando lo “stupidicidio”.
Problema troppo vasto.
Mauro Mellini