Ad annunciare la dichiarazione di guerra al governo della Repubblica Democratica del Congo, il Presidente della Resistenza Combattenti del Congo (RCK), responsabile politico della sovranità panafricana, Jean Martin Sali.
Del rischio che la Francia, oltre a dover affrontare i pericoli del terrorismo islamico, potesse diventare teatro di scontri tra simpatizzanti dell’attuale governo congolese e appartenenti alla diaspora, lo avevamo anticipato quando il 13 marzo, gli oppositori del governo della Repubblica Democratica del Congo, organizzarono una caccia all’uomo nel cuore di Parigi, facendo, indisturbati, anche irruzione in un albergo, alla ricerca degli avversari politici.
Quali fossero le loro intenzioni, lo si può dedurre dalle immagini del video – da loro stessi girato – e dai fatti accaduti in Belgio a seguito di iniziative dello stesso genere.
Mentre anche nella Repubblica del Congo sono già avvenuti disordini nella capitale a causa della rielezione del presidente Denis Sassou-Nguesso, che hanno visto la partecipazione di uomini armati anche con lanciarazzi, che secondo testimoni apparterrebbero alle milizie Ninja, vicine all’ex ribelle Frederic Bintsamou, attaccere una postazione militare nella zona sud di Brazzaville, nella vicina Repubblica Democratica del Congo, aumentano le tensioni in vista delle elezioni presidenziali
A scaldare gli animi anche a Parigi, le dichiarazioni di Martin Sali.
L’uomo, nella qualità di Presidente della Resistenza Combattenti del Congo (RCK), responsabile politico della sovranità panafricana, presentandosi alle telecamere con indosso una mimetica con la scritta “U.S. AIR FORCE”, ha proclamato la guerra contro il “potere d’occupazione della Repubblica Democratica del Congo”.
C’è da ritenere, ovviamente, che Gli Stati Uniti non siano a conoscenza del fatto che il rappresentante dell’opposizione congolese si presenti con indosso una divisa che vorrebbe richiamare le forze armate americane.
Tanto più, che gli appartenenti alla Resistenza Combattenti del Congo (RCK), si riconoscono nell’estrema sinistra della quale adottano i simboli.
Un’autentica boutade l’uso della presunta divisa di quello che è universalmente conosciuto come l’Impero capitalista.
Diverso invece il discorso per quanto riguarda la Francia, visto che le manifestazioni, anche quelle in mimetica militare, si svolgono a Parigi e che – nonostante gli appartenenti alla RCK vorrebbero che il Presidente francese François Holland assumesse una posizione chiara contro il premier congolese – lo stesso Primo Ministro, Manuel Valls, nel corso di suoi viaggi ufficiali all’estero si accompagna spesso con appartenenti alla diaspora congolese i quali – nonostante non pare abbiano alcun titolo e non siano neppure cittadini francesi – viaggiano a bordo dell’aereo di stato e di aeromobili dell’aviazione militare. Ovviamente, a spese degli ignari cittadini di Monsieur Valls.
Un Primo Ministro distratto? O una porta aperta nel caso vincesse l’opposizione?
Probabilmente giochi di potere, affari e quanto altro ci si può immaginare in materia di politica estera, che non tiene conto neppure del fatto che questi strani personaggi con i quali si accompagna il politico francese, di ritorno da una di queste “gite” a bordo di un volo di stato, ha ben pensato di esaltare la figura di un noto politico della Costa d’Avorio, attualmente accusato dinanzi la Corte penale internazionale de L’Aja, per crimini contro l’umanità, rimosso dal suo ruolo proprio grazie all’intervento francese, oltre che a seguito delle denunce presentate da diverse organizzazioni, tra le quali Amnesty International e Human Rights Whatch.
La Repubblica Democratica del Congo, è una polveriera pronta ad esplodere. Già in passato, gli scontri, che portarono al governo il padre dell’attuale presidente, provocarono oltre350 000 vittime, alle quali vanno ad aggiungersi i 2 milioni e mezzo di congolesi morti per carestie e malattie seguite al conflitto.
Con tanti fronti di guerra aperti (Mali, Siria, Iraq, Yemen etc), con i problemi del terrorismo islamico che ha già provocato numerose vittime in Francia, c’è da chiedersi quale sia l’interesse di Holland a portare in casa propria un’altra guerra.
Se come affermò Zhou Enlai, nel 1954, “la diplomazia è la continuazione della guerra con altri mezzi”, possiamo affermare con assoluta certezza che la politica francese sconosce l’arte della diplomazia.
In attesa delle prime “scaramucce” parigine, dopo la “dichiarazione di guerra”, il Primo Ministro Valls potrà godere della presenza dei combattenti della diaspora congolese, che per il 9 aprile si sono dati appuntamento dinanzi la sede di Parigi dell’AFP (Agence France-Presse) per protestare contro l’arrivo del presidente congolesi in Francia, previsto per il 22 aprile.
Dal luogo dell’appuntamento, il corteo dei combattenti si sposterà per raggiungere la sede del Ministero degli Esteri francese.
I quella circostanza, il governo francese – se lo volesse – potrebbe prendere una decisione, così come chiedono gli appartenenti alla RCK, e stabilire se dichiarare o non dichiarare guerra alla Repubblica Democratica del Congo.
Purtroppo, i precedenti delle due parti in causa, la presenza in Francia degli appartenenti a entrambe le fazioni e la debolezza di un governo che non ha certo brillato nella lotta al terrorismo, lasciano presupporre che si andrà incontro ad un caldo autunno in occasione della campagna elettorale nella RDC, che rischia di infiammare le banlieue parigine…
Gian J. Morici