Avevo già scritto delle dietrologie del vecchio stalinista Giulietto Chiesa, quando ho letto il commento di Bergoglio: “dietro gli attentati e le stragi di Bruxelles ci sono i fabbricanti ed i mercanti di armi”.
Il peggio viene sempre dopo.
Che Bergoglio sia filo islamico non è certo una novità. Che ciò lo porti ad un atteggiamento assolutamente inaccettabile di mezzo “giustificazionismo” del terrorismo più brutale in cui oggi si esprime la jihad, non è contestabile.
Le sue dichiarazioni, con ricorso all’immagine poco “misericordiosa e pastorale” del “carcin’culo santissimo” (come avrebbe detto G.G. Belli), cui fece ricorso per attribuire, almeno, l’attenuante della provocazione in occasione dell’eccidio dei redattori della rivista francese “impertinente”, sono pure ben noti.
L’orrore per il sangue versato a Parigi ed a Bruxelles non può essere messo in discussione e trovare attenuanti, con diversioni e dietrologie.
Che la misericordia consenta il perdono nei confronti degli autori (pentiti) di tali orrori non equivale ad assoluzione.
Diffondere l’invito al perdono pima di quello alla necessaria difesa non è espressione di misericordia. Certo non di saggezza.
Affermare che, prima ancora di trovare un modo adeguato di reagire e di difendersi, occorre vedere chi c’è veramente “dietro gli assassini”, chi siano i veri colpevoli, non solo non ha nulla a che vedere con la misericordia, ma oltre che di stoltezza, è espressione di astio.
Giorgio Bergoglio ha, dunque, commentato l’eccidio di Bruxelles affermando che “dietro (gli jihadisti) ci sono i fabbricanti e mercanti di armi”.
Ora, a parte il fatto che le stragi sono state perpetrate con ordigni fabbricati dagli stessi assassini e con esplosivi usati anche per scopi leciti, questo è un modo per sviare e rendere più difficili le reazioni, allontanandole dai responsabili, ricorrendo alla solita solfa degna di un Giulietto Chiesa, degli sbandati della sinistra, oltre che dei soliti incontenibili maniaci delle dietrologie. Nel caso una dietrologia ispirata ad un astio profondo, tipico di certi ambienti sudamericani, contro gli USA, l’Europa e quello che si dice “l’Occidente”.
Non dico questo perché sono preso io da astio verso il Papa, ed il Papa Gesuita in particolare (anche se non nego che questi non gode affatto della mia simpatia), ma lo affermo, lo ripeto e lo ripeterò perché la chiarezza, cioè l’ostentata ambiguità, di questa posizione di quasi neutralità nei confronti della guerra dell’ISIS all’Occidente, oltre a non potersi giustificare dal punto di vista etico, né trovare facile comprensione, è estremamente pericolosa.
Ormai, alcuni decenni fa la “comprensione” per gli orribili delitti del regime sovietico, la giustificazione che un’intellettualità contorta e servile non esitò a fornire allo stalinismo, produsse, oltretutto, coperture, incentivi ed impunità anche al più ottuso ed inconcludente terrorismo che si sviluppò in casa nostra. Benché le voci officianti del Partito Comunista lanciassero strali (in verità più chiari, fermi e concreti di quelli attuali di Bergoglio) contro il terrorismo “dei compagni che sbagliano”, quella era la matrice.
Oggi, attorno a questo “giustificazionismo” dolciastro, a queste litanie che proclamano “che il problema è un altro”, che bisogna “vedere chi c’è dietro” ancor prima di reagire efficacemente, si raccoglie tutta la melma delle distorsioni del sinistrismo e si alimentano le incertezze e le ambiguità del Renzismo.
E’ inutile domandarsi, almeno a questo fine, fin dove arrivi la simpatia di Bergoglio per i credenti, anche se in Allah, piuttosto che per i “miscredenti occidentali, liberali, democratici etc”.
E’ certo però che la “modernità” di questo Papa che sale sull’aereo portandosi in mano la borsa, la sua “misericordia” fatta più di astio nazionale che di equanimità, ritorna indietro di secoli. Ritorna al Sillabo ed, anzi, a Gregorio XVI (il quale tra l’altro accettò di ricevere il sultano deposto che egli fece vinto ma non il suo fedele Visir, perché questi era cristiano ortodosso cioè scismatico).
Lungi da me la pretesa, nientemeno, di voler insegnare al Papa il vero cristianesimo, ed anche, ma un po’ meno, quella di sottolineare una sua certa propensione per il sincretismo, che, una volta, era una eresia da finirci sul rogo.
Ma, se il mio Paese, l’Europa, l’Italia sono in guerra perché qualcuno ha dichiarato loro una guerra spietata, essenzialmente contro i principi fondamentali, europei ed italiani, i miei princìpi, di libertà di pensiero, di religione, di identità dei popoli, io diffido di chi mi dice che “il problema è un altro” e che invece di fronteggiare adeguatamente, con tutte le forze di cui disponiamo, questa sciagura, dobbiamo guardare “chi c’è dietro”. Io reagisco senza ipocrisie ed ambiguità, come posso. Anche a costo di dispiacere a chi sostiene che un Papa è un Papa e che bisogna, comunque, rispettarlo e dargli credito, ed ubbidire ai suoi anche se ambigui ed astiosi precetti.
Mauro Mellini