In tutto questo brusio generalizzato sulle unioni civili ho volutamente tenuto distante da me l’argomento adozioni.
Perché è il più delicato, e quello in cui essere netti è più difficile.
Il motivo è chiaro, riguarda i bambini. I NOSTRI bambini, perché quando si fa parte di una società i bambini degli altri sono anche un po’ nostri.
Dico la verità, non sono convinto che l’adozione di un figlio da parte di due padri o di due madri sia una cosa che mi piace.
E non venitemi a fare l’esempio di coppie eterosessuali che fanno del male ai figli, o di quanti bambini ci sono in attesa di adozione che non vuole nessuno, quello lo so già, lavoro in un’azienda che le notizie le produce.
Ma il confronto non lo voglio fare con il peggio, bensì con il meglio.
E per me, ancora oggi, il meglio per un bambino in una società come la nostra sono un padre e una madre.
Con questo non mi opporrei, se ne avessi la possibilità, alla possibilità di adottare da parte di coppie omosessuali, ma credo che la paternità e la maternità prima che un atto d’amore siano un atto di egoismo, una necessità biologica.
Inserire un bambino in una coppia omosessuale per me comporta più rischi e problemi che soluzioni.
Quindi la mia incerta posizione sull’argomento tende al negativo.
Ripeto, con molti, moltissimi dubbi, come sempre quando si parla di bambini.
Ciò detto, ho una sola certezza: sempre meglio un bambino adottato da una coppia gay, che quaranta poveri bambini generati da un egoista assenteista per cui la donna è tutto ciò che di inutile sta intorno alla fica.