A Rozzano, periferia incolore di Milano, l’istituto omnicomprensivo Garofani decide di rimpiazzare il Natale con una festa laica, tuonano le prime pagine dei giornali.
Per carità di patria, saltiamo le scomposte reazioni di politici locali e nazionali, associazioni, genitori e CEI, tutti pronti alla battaglia di religione contro l’orrendo delitto, e cerchiamo, almeno noi che laici lo siamo da tempi non sospetti, di usare la testa. E usiamola per dire subito che la notizia è falsa.
Il preside NON ha cancellato il Natale (cari credenti, se pensate che un uomo solo possa cancellare una festa divina forse è il caso di fare il tagliando alla vostra fede), né ha tolto crocifissi o altre iniziative che alla Lega Nord – quando le fanno loro – piacciono tanto. Ha semplicemente ritenuto opportuno che nella scuola pubblica non entrassero mamme molto religiose ad insegnare canti cristiani ai bambini. Punto.
Ristabilita la verità dei fatti, e tolti di mezzo i folcloristici Presidenti di Regione, genitori musulmani che protestano per AVERE il Natale, e organizzazioni cattoliche che farebbero meglio a preoccuparsi di ristrutturazioni faraoniche nelle penthouse del Vaticano invece di dare un parere su tutto, cosa ci rimane? Cosa abbiamo imparato da questa patetica vicenda? Che i media sono affamati di notizie più o meno laide. Che i politici sono ansiosi di cavalcare la nuova guerra di religione, aizzando gli animi per due voti in più. Che poveri genitori ignoranti non si preoccupano di crescere figli educati e tolleranti. Che la disastrata scuola italiana è lasciata da sola, classe per classe, istituto per istituto, preside per preside, a difendere il fortino dell’istruzione, della conoscenza e della tolleranza senza più soldi, strumenti, risorse.
E noi? Noi poveri cittadini, genitori, persone che non hanno la fede ma che vogliono vivere in armonia con le idee e le convinzioni di tutti. Noi laici, noi miscredenti, peccatori. Noi che facciamo però l’albero, e ci scambiamo i regali. Noi che pensiamo a chi non c’è più. Credo che noi dovremmo essere consapevoli che nel bene o nel male quello che siamo, la nostra cultura, le nostre radici, la nostra storia passata e recente, si è plasmata anche grazie alle tradizioni.
Che le tradizioni rappresentano dei binari in cui ci muoviamo con sicurezza, in questo mondo difficile. Che i nostri figli non hanno bisogno per crescere solo di verità rivelate, né da una parte né dall’altra, e che Gesù Bambino e la Rivoluzione Francese possono tranquillamente coesistere, e aiutare entrambi a forgiare gli uomini e le donne di domani. E se incontrassi per strada Luca Cupiello, oggi, alla domanda “Te piace o’ presepio?”io oggi, senza dubbio, risponderei di sì.