C’è qualcosa di anomalo, l’odore di una patologia nuova della giustizia nella vicenda che sembra investire il “governatore” della Campania, De Luca. Patologia anomala della gogna mediatica che è il fatto più rilevante e meno discutibile di questo caso, come De Luca è ed è stato per il passato un personaggio “anomalo” nella Sinistra ed “anomalo” nei suoi rapporti con la magistratura, cui non ha risparmiato giudizi pesanti ed espliciti.
Bersaglio di una delle più clamorose baggianate della storica gaffe proprio alla vigilia delle elezioni regionali della pulzella “più bella che intelligente”. De Luca, insomma è un personaggio che sembra fatto apposta per richiedere una “vigilanza speciale” da parte del suo partito, il P.D., che non ha mancato di dimostrare le diffidenze ed i tentativi di “farlo fuori”. E lui non ha nascosto il fatto di averlo capito e di essersela legata al dito.
Ma altri casi di questa funzione di “badante” nei confronti di personaggi e situazioni difficili per il P.D. da parte del Partito dei Magistrati sono ancora più evidenti e più evidente è la necessità di valersene da parte di Renzi e del suo apparato. E’ di questi giorni il ringraziamento, troppo evidentemente rivelatore per potersi ritenere espressione di una ingenua gratitudine di Renzi, per la “sensibilità istituzionale” dei magistrati milanesi, che rende pubblico, con il tono di una velata minaccia di tirar fuori gli scheletri dagli armadi in caso di “mutamento di rotta” del P.d.M. la trattativa Stato-procura milanese” per una “moratoria” che ha assicurato tranquillità senza grane allo svolgimento dell’EXPO.
A Palermo dopo l’episodio della intercettazione “esplosiva” che avrebbe rischiato di portar Crocetta al suicidio, cui è difficile, vera o falsa che fosse quella intercettazione, che non ci avesse messo lo zampino qualche magistrato, il P.d.M. non solo ha convinto Crocetta che la telefonata intercettata non c’è stata, ma pare che stia stendendo pietosi veli sulle connessioni, di cui in Sicilia nessuno dubita, tra Crocettismo e Terzo livello dell’Antimafia criminale, la cui esistenza non è più negabile da nessuno. Così il P.D. evita nuove elezioni regionali che lo vedrebbero travolto e svergognato dall’abbandono del suo elettorato. Quello di Crocetta è il peggior caso di rivolta interna che il P.D. ha dovuto fronteggiare. Ora è riuscito a mettere il coperchio sulla pentola piena di cacca. Grazie alla “sensibilità istituzionale” della magistratura che a Palermo funziona più drasticamente che a Milano.
A Roma la “cortesia” di lasciar fuori Marino da “Mafia Capitale” (indipendentemente dalla qualificazione mafiosa del solito “magna-magna” capitolino) così da evitare rischi e fastidi di elezioni “inopportune” è stata assecondata dalla magistratura. Che si è mossa, solo quando il P.D. ha tagliato corto, con imputazioni in sé un po’ ridicolucce nei confronti del Sindaco Rubagalline, che ha fatto di tutto per non assecondare il suo mezzo salvataggio.
Potrei continuare. Ma ciò che più interessa non è la rivista dei “casi”, ma il ruolo nuovo che vi assume il Partito dei Magistrati.
Questo è oggi enormemente più forte che alcuni anni fa. Aver disarcionato il Cavaliere è un fatto che ne impone la presenza sulla scena politica italiana in posizione di indiscutibile primato. Nei confronti del P.D. la posizione del Partito dei Magistrati è, apparentemente, almeno, ambivalente. Certo non è ostile e non è neppure ed, anzi, ancor meno, succube o sottoposto, con lo fu la Magistratura di Sinistra verso il P.C.I. prima che si formasse e rafforzasse il P.d.M. I fatti sopra ricordati, Milano, Napoli, Roma, Palermo spostano l’attenzione, piuttosto su un mutamento di ruolo, di funzione. Non più il killer del “Nemico”, ma piuttosto il “servizio d’ordine” che supplisce alla mancanza di coesione e di compattezza di cui soffre anche il P.D. ed “abbassa la cresta” ai ribelli.
Può darsi che questa mia valutazione, questa analisi sia, quanto meno, esagerata.
Ma non c’è dubbio che questo è il ruolo che più si confà ad un “partito istituzionale” in un sistema politico in cui tenda ad affermarsi, e ad imporsi e prevalere un “Partito Monocratico”, quale è il P.D.
Non possiamo dire “staremo a vedere”.
Non lo può dire neanche chi potrebbe avere il tempo per “vedere come finisce”. Non è lecito. Non reagire sarebbe una colpa che non potrebbe essere perdonata.
Mauro Mellini