Giuliano Ferrara, ha scritto su “Il Foglio” il suo pensiero, la sua (nostra, loro) vergogna per un bamboccio rubagalline eletto Sindaco della Capitale d’Italia. Altro che “Elefantino”. Un Elefante da battaglia scatenato. E’ il Ferrara che preferiamo, quello che non si esibisce in pezzi di bravura che sembrano fatti per una prova d’intelligenza che nessuno gli contesta.
Giuliano dice tutto quel che non è lecito non dire di fronte al personaggio ed alle vicende che ci ridicolizzano e di fronte al mondo. Ed aggiunge un “ve lo avevo detto io” doloroso e doppiamente infuriato. A pieno titolo. Infatti è lui, è “Il Foglio” che denunciò il precedente di quel signor Nessuno che dava la scalata al Campidoglio.
Un precedente, appunto, da rubagalline, con quella storia dei doppi rimborsi in Italia ed in America che appiccicava a questo farsesco “eroe dei due Mondi” il motto indelebile “repetita juvant”.
Una storia di duplicazione di rimborsi di cui avevo inteso parlare (così che mi sono limitato a delle allusioni troppo vaghe) essendo, me ne dispiace in particolare in questa occasione, un lettore un po’ distratto e discontinuo de “Il Foglio”. Marino osò querelare e trovò (era forse il caso di tenerlo presente, il tempo in cui dar torto ad un giornale berlusconiano era un titolo di merito) un togato che gli diede ragione. Oggi “La Repubblica” e la “Sinistra perbene” si ricordano di quel significativo precedente. Ma, soprattutto, allora il “repetita juvant” denunciato dai miei amici “Foglianti” non fu ripreso da nessuno e Marino, vinse le “primarie” e poi l’elezioni in nome della sua inesistenza politica. Ho più volte ricordato quel becero manifesto della sua campagna elettorale “Questa non è politica, è Roma”. Già, non è “politica” il “repetita juvant” dei rimborsi, è un modus operandi al di sotto di ogni pur dilagante sospetto.
L’ira di Giuliano, apprezzabile proprio perché fuor dei limiti, nella sua genuinità arriva a prendersela col suffragio universale che ha comportato la scelta di un consimile personaggio per rappresentare la Capitale.
Giusto anche questo, ma fino ad un certo punto. Il suffragio universale (questa è la differenza tra un giacobino ed un “fogliante”, un rispettabile conservatore) non è cosa da giuocarsi neppure di fronte all’elezione di un Marino. Che non dipende, poi, dal suffragio universale, ma, semmai, (e poi vedremo da cos’altro ancora è dipeso) dalla buffonata delle “primarie”, la grande trovata degli ex comunisti, con la quale si è preteso, scimmiottando il completamento diverso sistema americano, sostituire i partiti praticamente soppressi. Un sistema, quello delle “primarie” che, invece, presuppone l’esistenza di partiti veri, radicati e forti. In un mondo politico imperniato sui partiti (veri) Marino non sarebbe andato oltre la carica di segretario della Sezione di Roccacannuccia e la sua predilezione per il “repetita juvant” sarebbe venuta fuori nella giusta dimensione ed in tempo per evitare che andasse oltre.
Le “primarie” all’italiana sono una truffa.
Lo è stata la loro prima edizione, del 2006, quando, dopo che ex comunisti e ex D.C. si erano accordati per una alleanza con Prodi candidato premier, fecero l’”ammuina” delle “primarie” per scegliere il candidato già scelto e non più sostituibile senza sfasciare l’accordo. In seguito, a fare le “primarie” di questo tipo è stato solo il P.D. “Primarie” in cui votarono i simpatizzanti di quel partito (l’unico di fatto esistente) ma anche gli antipotizzanti di qualche particolare candidato del partito stesso.
Ora le “primarie” sono giunte a darci Marino. Ma anche qualcosa forse peggiore e più pericoloso di lui: Crocetta, De Magistris e chi sa quanti altri di un livello abbastanza vicino a quello dell’”antipolitico” dei due Mondi.
E gli altri, ogni tanto, hanno pensato di imitare il P.D. Ma, non esistendo, non hanno potuto farlo.
Ricordo che dopo che il Centrodestra prese la prima sberla a Milano con il capitombolo della Moratti, proprio Ferrara ed i Foglianti organizzarono un convegno a Roma al Cinema Capranica. Che fare? Furono tutti, o quasi, d’accordo: le primarie! Se ne andarono tutti a casa sollevati in spirito. Si sa come è andata.
La realtà è che queste “primarie” del monopartito, l’antipolitica rubacchiata ai Cinquestellisti (“Questa non è politica, è Roma!!!!), la “democrazia del gradimento” e, me lo consenta Giuliano, Renzi che ne è prodotto e maestro, se talvolta non ci danno Marino è per una non ripetibile, fortunata combinazione.
E poi non è questione solo di suffragio universale e neppure di “poteri forti” (che non hanno mancato di adoperarsi per avere al Campidoglio un bamboccio di tal fatta, sopprimendo l’informazione sul suo passato, per poi ricordarsi che era impossibile mantenercelo.
I “poteri forti” lavorano meglio con il sistema sostanzialmente plebiscitario delle primarie e, comunque, della democrazia senza partiti. I partiti bene o male, sono un filtro: pieno di falli e di rattoppi, ma comunque un filtro. Che non c’è stato per Marino. Che piaceva alla “Repubblica” perché “non era politico ma Roma” è poi, ora diventato il rubagalline.
Mauro Mellini