Parlando con un amico e collega avvocato amministrativista, questi mi faceva presente che il lavoro nel suo “ramo” si è ridotto drasticamente. Pare che i ricorsi siano oggi solo il 30% di quelli che erano alcuni anni fa. Il motivo?: i costi, oltre che i tempi, così lunghi che la decisione interviene solo quando, in pratica, non serve più a nulla.
La riduzione “per inaccessibilità” della giustizia amministrativa non è (né potrebbe essere) casuale. L’aumento del “contributo unificato” da versare all’inizio di ogni processo è stato disposto non solo per “fare cassetta”, ma proprio per imporre la riduzione dei ricorsi.
Così, mentre leggi, leggine, interpretazioni autentiche di leggi, regolamenti e circolari intervengono a “gonfiare” fino all’inverosimile l’ordinamento amministrativo (e non solo quello) viene interdetta di fatto la tutela degli interessi dei cittadini nei confronti della Pubblica Amministrazione, interessi che si estendono continuamente e che rappresentano un parte sempre maggiore del connettivo della vita sociale della gente. Così dalla pletora delle leggi e, più in genere, della normativa che dovrebbe assicurare equità, euguaglianza e sicurezza del rapporto tra Autorità e singoli soggetti, non corrisponde una possibilità di effettiva realizzazione e di contrasto rispetto all’abuso. Crescono le dimensioni del complesso normativo, cresce l’abuso, diminuisce la tutela giurisdizionale.
Ad essa si sostituisce la tutela indiretta, mediante la giurisdizione penale.
Che, mentre diventa sempre più invasiva in una pretesa di “controllo di legalità” improprio, perché realizzato (ipoteticamente) per mezzo dell’azione penale che tende a “reprimere” e punire tutto ciò che non corrisponde (o non sembra corrispondere) a modelli spesso labili e sbilenchi forniti dalla legge ad altri scopi, nega, di fatto, la tutela diretta del singolo.
E’ questo il vero dramma di un ordinamento giuridico, cioè del sistema nervoso dello Stato e delle Società, nel quale l’ordine e la logica sono sempre più ignorati e dimenticati. Ordine e logica generali, armonia generale, ché, poi, invece, logiche particolari, spesso perverse e contraddittorie, si sviluppano e dominano le prassi e sono facile preda della grande logica dell’interesse privato, della corruzione, di chi è chiamato ad operare in un sistema in cui il groviglio delle leggi comporta che chimerica sia ogni vera logica ed ogni auspicata equità.
Questo è il vero cancro che sta consumando ed imputridendo la vita sociale, oggi avvelenata da una quantità incontrollata di “medicine” fasulle…
Solo una nuova, autentica e, magari, terribile e dissacrante rivoluzione illuminista (tanto per usare un termine, certo improprio ed inadeguato) potrebbe salvarci.
Ma non c’è pensiero che affronti la realtà del male, il cancro dell’elefantiasi sconnessa ed insostenibili del meccanismo giuridico (cioè politico) della società attuale. E senza la forza del pensiero possono esserci ribellioni, rivolte, non rivoluzioni.
C’è il rischio, che forse dovremo rassegnarci a considerare certezza, che senza una vera catastrofe della civiltà attuale, non ci sarà spazio, volontà, futuro per questa grande e necessaria rivoluzione. E le catastrofi, per quanto “necessarie” sono orrore e disperazione. Questa è dunque la sorte dell’umanità?
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info