Se il buongiorno si vede dal mattino, è sufficiente leggere il titolo che Repubblica ha dato all’articolo a firma di Paolo Berizzi, per rendersi conto che l’happy hour (letteralmente “ora felice”) vissuta al giornale, forse era effetto di qualche aperitivo in più prima di cena.
“Bergamo, l’happy hour dei poliziotti: in otto al bar per un’ora durante il turno di servizio”, questo il titolo con il quale il quotidiano informa i cittadini bergamaschi che Mercoledì 16 settembre, alle ore 19 nel parcheggio del BarH di via Carducci , stazionavano “quattro volanti: mediamente nelle ore diurne ci sono due/tre pattuglie a presidiare la città”.
Già da qui, dovremmo iniziare a porci qualche domanda: se mediamente ci sono due/tre pattuglie a presidiare la città, chi ha organizzato un servizio con ben quattro pattuglie per quella che è stata definita l’happy hour dei poliziotti? Il conto non torna. Pur di fare un titolo, la matematica diventa un’opinione…
“La matematica è il gioco più bello del mondo. Assorbe più degli scacchi, scommette più del poker, e dura più di Monopoli. E’ gratuita. E può essere giocata ovunque – Archimede lo ha fatto in una vasca da bagno”, ha affermato Richard J. Trudeau, inconsapevole del fatto che qualcuno, forse avendo letto della sua affermazione, si sarebbe dilettato a provarci nella redazione di un giornale…
Nel calcolo matematico del giornalista di Repubblica, gli otto poliziotti, si sarebbero intrattenuti al bar per quasi un’ora. “Forse un normale aperitivo. Forse si festeggia un compleanno o una ricorrenza. Chissà” – scrive Paolo Berizzi, il quale non ancora soddisfatto del suo gioco di tiro al bersaglio matematico sugli otto malcapitati, aggiunge che in città si ricorda come nel 2012 otto poliziotti (sette delle Volanti) e tre militari finirono sotto inchiesta perché durante gli orari di servizio, anziché presidiare la città, se ne stavano in sala giochi a tentare la sorte con le slot machine, per almeno nove giorni (sui 10 monitorati), anche due volte nella stessa giornata.
La notizia – se tale è – dell’happy hour degli otto poliziotti al bar, ha presto fatto il giro della città per poi essere ripresa da diversi altri siti web. Libertà di stampa? Scriveva George Orwell: “Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire”.
Ma nel 1947, non c’erano ancora Facebook e i “like”. Un compendio di castronerie tale era e tale rimaneva, non diventava notizia. Anche se, con molta lungimiranza, Leo Longanesi sosteneva: “Un vero giornalista: spiega benissimo quello che non sa”.
E che il giornalista in questione sia un vero giornalista, non v’è dubbio. Se infatti avesse saputo, non avrebbe scritto che le volanti si trovavano dinanzi al bar alle 19.00, visto che le stesse erano partite dalla Questura – che si trova a circa 4 chilometri di distanza – qualche minuto dopo le 19.00. O gli otto poliziotti hanno il dono dell’ubiquità o il giornalista in questione farebbe bene a comprare un nuovo orologio o, ancora, lo stesso ha qualche piccolo problema con i numeri…
Noi propendiamo per la terza ipotesi, considerato il fatto che da testimonianze raccolte, risulta come alle ore 19.35 – e non dopo un’ora dall’ingresso degli agenti al bar – dopo aver pagato la consumazione, gli equipaggi delle volanti lasciavano il piazzale antistante il bar, tanto che alle 19.50, una delle volanti si trovava nuovamente in zona Questura (distanza 4 chilometri), come dimostrato dalla ricevuta riportante l’orario di ritiro di un plico.
Cosa spinge un giornalista a scrivere un articolo come quello in questione? Vogliamo augurarci che l’idea di gettar discredito sulle forze dell’ordine infangando otto poliziotti, sia dovuta solo ad un’ happy hour vissuta al giornale, magari per effetto di qualche aperitivo in più prima di cena. Si è ridotto a questo il giornalismo d’inchiesta di un quotidiano come Repubblica?
Intanto, molti cittadini hanno manifestato la loro solidarietà alle Forze dell’Ordine, mentre il Questore, Girolamo Fabiano, nel precisare che un caffè gli agenti lo possono prendere come fanno tutti i lavoratori e che il fatto che i poliziotti vadano nei bar, conoscano cittadini e commercianti, è utile per il presidio del territorio, in merito alla presunta lunga permanenza degli agenti al bar, si riserva di accertare i fatti.
Una accertamento che la redazione del giornale forse avrebbe fatto bene ad effettuare, visto che, oltre la testimonianza del titolare del bar in favore dei poliziotti che si sarebbero trattenuti solo pochi minuti, sarebbe veramente difficile per il giornalista sostenere che i poliziotti godono del dono dell’ubiquità, tanto da trovarsi nel piazzale dinanzi al bar nel momento in cui non avevano ancora lasciato la Questura che si trova a circa 4 chilometri di distanza e continuare a trovarsi ancora al bar nel momento in cui ritiravano un plico a chilometri di distanza, come confermato dalla ricevuta riportante l’orario di ritiro.
Happy hour, Berizzi?
Gian J. Morici