Passo davanti a un cartellone pubblicitario, anzi ad una sequenza impressionante di cartelloni pubblicitari, e la maggior parte di questi sono riempiti con la pelata rassicurante di Corrado Passera e della sua creatura politica, Italia Unica.
Povero Berlusconi, con la sua calza sulla telecamera e il contratto con gli italiani; come deve sentirsi anziano a vedere questo nuovo concorrente dell’agone politico.
Caro, vecchio Berlusca, qua siamo ai massimi livelli di marketing personale.
Già il nome: Italia Unica. IU. YOU.
Fico no!? Suona tanto italiano, ma sotto sotto strizza l’occhio alle veltronate de noantri.
Peccato che in un paese in cui da trent’anni mi sento chiedere “Te piaceno gli UDDUE?”, questa finezza andrà dispersa come cenere al vento.
Non bastasse il calembour, subito lo slogan che ti inchioda: “Io Siamo”.
Ah che grandi menti, questi consulenti passerani.
C’è un piccolo, piccolissimo problema.
Una quarantina di anni fa il più grande – al secolo Mohammed Ali – alla richiesta di esprimere in termini sintetici il suo pensiero, aveva guardato il suo uditorio e aveva solennemente affermato: “Me, we”.
Vabbè, e che sarà mai.
Hanno scopiazzato lo slogan.
Ma il programma, cazzo il programma sarà una figata, no!?
Mica avranno speso tutti i soldi solo per fare un bel sito?
E vediamolo ‘sto programma.
Ho letto un po’ di roba, tutta cicoria rifritta per lo più, ma è la sintesi che ti colpisce, e che ti fa pensare:
La rivoluzione è possibile. Insieme.
Addirittura!
La rivoluzione.
Intendiamoci, io sono nato rivoluzionario, e solo con l’età mi sono ammosciato, ma se qualcuno mi propone una bella rivoluzione non mi tiro indietro.
Se c’è da fare casino, famolo.
Come vogliamo procedere?
Prendiamo subito il Palazzo d’Inverno oppure prima facciamo qualche bella riunione bolscevica?
Ma prima di decidere, diamo un’occhiata al nostro Caro Leader.
Voi capite, la rivoluzione di Corrado Passera.
I più giovani di voi si chiederanno: ma chi è questo che vuole farci fare la rivoluzione?
Di sicuro avrà in passato gestito quanto meno un centro sociale occupato, fatto volantinaggio per le BR in fabbrica, almeno messo una bomba carta alla sede di qualche giornale, o che cazzo, comandato uno squadrone di ultrà alle partite del Como.
Eh no, mi dispiace deludere i nostri piccoli lettori, perché sapete, colui che vuole farci fare la rivoluzione, lui, non l’ha mica fatta.
Non ha nemmeno passato venti anni in un altoforno.
Non che tutti gli addetti ad un altoforno debbano fare la rivoluzione, si intende, ma almeno sono abbastanza incazzati che se il treno bolscevico dovesse passare sotto casa avrebbero già le valigie pronte.
No!
Il nostro Passera è un bocconiano doc, ha lavorato alla McKinsey, poi alla Olivetti e a Repubblica, è stato Amministratore Delegato del Banco Ambrosiano Veneto, poi boiardo di stato alle Poste e Amministratore delegato di Banca Intesa, poi artefice dell’integrazione con grande florilegio di esuberi con SanPaoloImi.
Perla della sua carriera da rivoluzionario è l’incarico come Ministro dello Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti di quello che sarà probabilmente ricordato come il peggio Governo del dopoguerra, quello dell’ineffabile duo Monti-Fornero.
I suoi collaboratori? Genialmente ridicoli. Come tale Lelio Alfonso, che si presenta così: “Genovese, 52 anni. Giornalista, manager, sono docente universitario e soprattutto sampdoriano”. Pur senza essere genoano, io aggiungerei un bel “Esticazzi?”.
Vi rispamio gli altri barbudos al seguito di Fidel, tra cui spiccano “Managing director di un’importante società di consulenza di New York, specializzata sulle internazionalizzazioni aziendali tramite acquisizioni, fusioni e joint venture”, oppure “Amante dei gatti birmani e moglie di Filippo”, e ancora “Da egoista voglio vivere in un mondo più felice; sono qui per contribuire a renderlo tale”, e infine “Giornalista, docente di Economia alla Bocconi, Consigliere di Amministrazione di grandi imprese“.
In confronto la Democrazia Cristiana era paragonabile ai Khmer Rossi.
Ma perché questo feroce Robespierre ha deciso di fare la Rivoluzione, vi chiederete voi, e un po’ pure io?
Citiamo testualmente quello che il nostro prode fa dire al suo sito:
“Perché non accetto l’idea che un Paese grande e bello come l’Italia si rassegni al declino rischiando di perdere benessere e diritti costruiti in tanti anni”
Capite?
Non lo accetta, lui.
Uno di quelli che le leve del potere, il potere vero – quello dei soldi – le ha manovrate da sempre.
Uno di quelli che ha avuto accesso alle stanze dei bottoni, e che bottoni!
I bottoni della finanza, dell’economia, degli investimenti per il paese, delle strategie di sviluppo.
Non accetta che ci si rassegni al declino.
Non accetta che da dieci anni, nei quali lui ha avuto tutti gli incarichi più importanti, il paese sia in crisi economica.
Non accetta che il governo di cui ha fatto parte abbia in maniera iniqua reso impossibile l’accesso alle pensioni per le generazioni presenti e future.
Non accetta che il sistema bancario sia concentrato nelle mani di pochi.
Lui!
Lui non accetta.
Io invece?
Io non accetto che gli italiani continuino a farsi prendere per il culo.
Alla mia età non voglio più fare la rivoluzione, voglio un futuro sereno per i miei figli e per i figli di tutti.
Questo significa che for IU, caro mio, non c’è posto.
Rolandfan