Tanto tempo fa un portiere, Bepi Moro, era avviato a una carriera sfolgorante in squadre di prestigio. Tuttavia la sua fragilità, lo portò a finire nelle mani di gente poco raccomandabile. Alla fine fu bollato per sempre come “quello che si vendeva le partite”. Aveva appena giocato in Nazionale ed era stato tra i migliori. Quando morì era solo, e povero. Molti sbrigativamente mandarono corone di fiori, per levarsi l’impiccio. E non andarono al funerale per non confondersi con un venduto. Che altro non era che vittima del sistema e di se stesso. Dino Zoff, portiere allora in ascesa e persona molto compassata e seria, fece un gesto di rottura. Mandò la sua maglia della nazionale. Un gesto di ribellione criptato. Il suo messaggio era chiaro. Moro meritava quella maglia che gli era stata tolta con disonore. Era lui che poteva indossarla. A distanza di tanto tempo, un altro uomo compassato e vincente, compie un gesto simile e di rottura. Vincenzo Nibali, ha deciso di donare la sua maglia gialla del Tour de France, appena vinta alla madre di Marco Pantani. Il reietto, il pirata sconsacrato e lasciato morire solo e vittima dei suoi fantasmi. E di gente senza troppi scrupoli. Se ci pensate bene, è un gesto forte, discreto e dirompente. Mio padre, negli anni di piombo, definiva chi pensava di lottare per una ideologia, o di combattere per una idea: “braccia pulite di un disegno sporco”. Appariva chiaro a lui, come a chi sa guardare bene le storie, che chi agiva era manovrato da altri. Chi agiva, non andava assolto, ma nemmeno accecato e mandato alla rovina, facendogli credere che fosse tutto a posto. Così vedo Pantani, e il povero Moro. Braccia pulite di un disegno sporco. E Nibali, a modo suo, rende omaggio a quelle braccia pulite, che non meritavano tutto quel fango che altri sono tolti di dosso.