La domanda può sembrar stupida visto che un popolo che manifesta il proprio dissenso verso un governo, dovrebbe essere quel popolo che ne è governato. Nel caso dell’Ucraina Orientale invece non è così. Non vorremo credere agli americani secondo i quali ciò che sta accadendo in Ucraina sarebbe da imputare ai russi? Certamente no. Troppo di parte e anche loro con i propri interessi da difendere. A chi chiedere dunque? Vogliamo chiedere ai russi? L’idea potrebbe sembrare quantomeno bislacca se non fosse che il tabloid Komosomolskaya Pravda di Mosca ha pubblicato una video-intervista rilasciata ieri dal leader dei militanti pro-russi, Igor Strelkov.
L’uomo, considerato dal governo ucraino come un alto ufficiale dell’intelligence russa, è il comandante di quel gruppo di “pacifici dimostranti” ai quali si deve l’occupazione di alcune città dell’est dell’Ucraina e in particolare quella di Slovyansk .
Se dubbi c’erano (ovviamente solo da parte di qualche pennivendolo orbo) in merito alla preparazione e alle strategie militari dei pacifici dimostranti, a chiarirne per la prima volta le qualità è stato proprio il Comandante Strelkov il quale ha ammesso che la maggior parte degli uomini ai suoi ordini possiedono esperienza militare e hanno già partecipato ad azioni di guerra in altre nazioni, tra le quali l’Iraq, l’ex Jugoslavia, la Cecenia e l’Asia centrale. Dulcis in fundo, tanto per non farsi mancar nulla, qualche visitina in Siria a supporto di Assad. Del resto impiegati, artigiani, commercianti, studenti e operai di tutto il mondo, non hanno forse analoghe esperienze?
Smentita dunque la provenienza dei manifestanti dal mondo civile, resta da chiarire la loro provenienza geografica. Inutile chiederlo ai pennivendoli di cui sopra, sarebbero pronti a giurare che sono tutti nati e cresciuti a Slovyansk.
A rispondere è ancora una volta il Comandante Strelkov: “Le unità che sono arrivate a Slovyansk, sono state messe insieme in Crimea. Non ho intenzione di nasconderlo” – afferma nell’intervista l’attivista (Comandante) filo-russo.
In Crimea? Avete letto bene. Quella stessa Crimea dove per ammissione di Putin i soldati russi arrivarono ben prima che si tenesse il referendum che consegnò la penisola a Mosca. Quella stessa Crimea, dove l’Alto Commissariato alle N.U ha denunciato torture ed omicidi di quanti avrebbero voluto continuare a far parte dell’Ucraina.
Sempre nel corso della stessa intervista Strelkov dichiara che la metà dei suoi uomini sono ucraini. Oltre a doverci chiedere da quali regioni provengano, la prima domanda sarebbe: l’altra metà, che non è composta da ucraini, da chi è composta? Ma anche questa è una domanda per non pennivendoli.
Come il Cremlino, anche Strelkov, pur sottraendosi a domande dirette in merito al suo passato e a quello delle squadre di uomini delle quali è al comando – e che in perfetto gergo militare indica come “unità” – nega il coinvolgimento russo nei disordini in Ucraina.
In passato le intelligence straniere segnalavano ai propri comandi che un tale Igor Strelkovrisultava in forza ai servizi di intelligence russa. Successivamente un altro Igor Strelkov veniva coinvolto nel rapimento di un ceceno durante la guerra nella repubblica separatista. Questo secondo Igor Strelkov, apparteneva anche lui al mondo dell’intelligence russa ed operava con una squadra d’elite di paracadutisti impegnati da Mosca negli scenari di guerra.
Ovviamente si tratta di una coincidenza. Il nostro Igor Strelkov non è certamente russo e non lavora per conto dell’intelligence russa. Così direbbero i nostri cari pennivendoli. Ma perchè dalla Crimea – assieme ad alcune “unità” con esperienza di guerra e formazione militare – si è spostato nell’est dell’Ucraina dove “pacifici manifestanti” imbracciano armi russe e indossano divise senza insegne di appartenenza? E che dire di quel “pacifico manifestante” in divisa fotografato in Ucraina, che nel 2008 partecipava alle azioni di guerra in Georgia indossando la divisa dei paracadutisti russi? Somiglianze ed omonimie a parte, siamo certi che sono tutti ucraini per nascita e residenza e nulla hanno a che spartire con le forze armate russe. Ce lo dicono i nostri pennivendoli che, a differenza del tabloid Komosomolskaya Pravda di Mosca che pubblicato l’intervista in questione, negheranno fino alla morte (o quasi, visto che non li facciamo così coraggiosi) la formazione militare di questi “pacifici manifestanti”. E noi gli crediamo (o quasi)…
Gian J. Morici