Anche quest’anno si tiene a Parigi uno dei più prestigiosi eventi culturali europei. La trentaquattresima edizione del Salone del libro presso il Parco delle Esposizioni di Porte de Versailles, apre le porte alle migliaia di visitatori che incontrano 4.500 autori di 45 diversi paesi. Quattro giorni di cultura full immersion, di internazionalità, di incontri con scrittori, fotografi, giornalisti e artisti provenienti da ogni angolo del globo. 500 padiglioni su 55.000 metri quadrati di spazi espositivi per presentare le ultime novità editoriali di ogni genere. Dal fumetto alla saggistica, dalla narrativa ai libri illustrati.
Quest’anno, ospite d’onore dell’enorme padiglione è l’Argentina. Una trentina gli autori contemporanei invitati a rappresentare la letteratura del paese. Nomi come: Luis Chitarroni, Oliverio Coelho, Laura Alcoba, Vicente Battista, Fernanda Garcia Lao, Hernán Brienza, Selva Almada e tanti altri ancora, in occasione della commemorazione della nascita di Julio Cortazar, una delle figure più emblematiche della letteratura argentina del secolo scorso.
Aggirandosi tra gli stand espositivi degli immensi corridoi gremiti di visitatori, ci si perde nella scoperta di gioielli letterari e in quella delle nuove tendenze di settore. Antologie di testi letterari su temi inediti o del tutto inaspettati. Confronti sui più recenti interrogativi: Ebook o tomo? Ma gli incontri vanno ancora oltre, come nel caso dello stand della Romania che oggi ha offerto ai visitatori un incontro particolarmente interessante in un momento storico che vede le differenze religiose e culturali causa di pregiudizi che sfociano spesso in atti di violenza, di condanna della diversità, di limitazione alla libertà intellettuale.
A moderare l’incontro-dibattito su “religione, sacralità ed esoterismo”, che ha visto la partecipazione di esperti in materia, Radu Ciobotea. La dimensione umana e quella religiosa, a prescindere dalla professione di una fede, legata ai grandi temi attuali dell’ambiente, della tecnologia, per arrivare all’introspezione, alla ricerca delle risposte alle domande sul senso della vita. Domande antiche quanto l’uomo, i suoi bisogni primari e le sue pulsioni, per tornare alla ricerca di una spiritualità in sintonia con quel mistero che l’uso della ragione non riesce a colmare.
Un dibattito con punte anche polemiche, che ha messo a dura prova la bravura di un moderatore eccezionale, ma che ha anche infervorato un pubblico molto attento che a sua volta non ha lesinato domande, intervenendo anche sugli aspetti più delicati della questione.
Da uno stand all’altro, tra il fior fiore della letteratura mondiale, non ci si rende neppure conto del passare delle ore. Le parole prendono sostanza sulla carta e le prese di posizione estreme cessano di esistere. Lo stimolo visivo porta i lettori ad una ricerca quasi compulsiva della scoperta letteraria. Qui, la tecnologia, fatta salva la multimedialità sulla quale si dibatte tanto ancora oggi, appartiene al fuori, all’oltre le porte che si affacciano su un mondo diverso, frenetico, fatto di cellulari che squillano, di passi rapidi e a volte senza meta alcuna, di mezzi di trasporto che velocemente accompagnano vite e pensieri in direzioni a volte ignote, altre volte, forse, sbagliate.
Tra i colori della copertina di un tomo, il brusio della gente, il ricordo della storia e con lo sguardo al futuro, l’occhio è attratto dalla fila dinanzi lo stand del Courrier International, dove si trova in quel momento Ştefan Popa Popa’s, l’artista romeno di fama internazionale. Ritrattista, caricaturista, Popa al di là delle tecniche pittoriche usate magistralmente con oli, matite e gessetti, ti colpisce per il suo aspetto umano. Per quella modestia che caratterizza soltanto i grandi distinguendoli dalla comune massa di mediocri assurti agli altari della notorietà forse per errore.
Creatore stupendo, con le sue grottesche caricature realizzate con una velocità d’esecuzione che t’impressiona, sa tirar fuori quella velata bellezza che solo un grande artista è capace di riconoscere e riprodurre. Gessetti e matite di carboncino volano leggeri come ali di farfalla sul foglio che prende vita. Gli scrittori autografano i libri. L’autografo di Popa è una splendida caricatura. Un’emozione viva che resterà immutata nell’opera che ci ha generosamente donato, così come ha fatto con le decine di persone presenti.
Alle spalle dello spazio espositivo del Courrier International, c’è quello della Russia. A volte la distanza tra spazi stand sembra coincidere con quella geografica che c’è tra due nazioni. Un caso. Ma si tratta di una casualità che in momenti come questi dovrebbe indurci a qualche riflessione. Nel nostro caso, la distanza è quella che c’è tra lo stand russo e quello ucraino.
Pochi metri ma che sembrano una lontananza incolmabile. Un poster con la bandiera ucraina, le stelle dell’Unione Europea. Sì, siamo in Europa, ma queste stelle hanno qualcosa di strano. Al centro di ogni stella un foro. Sono i proiettili sparati in piazza Maydan a Kiev.
Un brusco ritorno alla realtà che ci porta alle ad un tema di grande attualità, fatto di sofferenza, dolore, sogni, speranze, ma anche di grandi interessi economici e strategici dinanzi i quali ha poca importanza la vita degli uomini. Le fotografie ritraggono i momenti della protesta ucraina. Il pianista che suona nella piazza. Gli scudi per proteggersi. I copertoni accatastati. Tra il fumo nero, in alto su una statua, svetta la bandiera ucraina. Una ragazza dipinge una tela. È la piazza dopo gli scontri, dopo il sangue, dopo i morti.
Le fotografie sono in vendita. Il ricavato andrà alle famiglie delle vittime di piazza Maydan. Pochi euro che non compreranno certamente una vita ma che potranno tornare utili a chi nella protesta ha perso un familiare. Magari quello che provvedeva al sostentamento della famiglia. Il dolore lo si legge in viso a chi ti accoglie cordialmente, con un sorriso, con una parola gentile. A chi ti mostra un libro ma senza che abbia dimenticato la sua casa, la sua famiglia, la sua paura per un domani assai incerto. Anche questa è cultura. Anche questo passerà domani ai libri di storia.
Torniamo ai nostri corridoi, ai nostri libri, agli stand dei vari paesi. Ci colpisce subito l’assenza dell’Italia. Il nostro Paese quest’anno non è presente al Salone del libro di Parigi. Ci dicono che solo la Val D’Aosta, come regione autonoma, ha partecipato all’importante evento culturale. Quanto sia importante un libro, ce lo dice una frase dello scrittore americano Morley: “Quando si vende un libro a una persona, non gli si vendono soltanto dodici once di carta, con inchiostro e colla, gli si vende un’intera nuova vita. Amore, amicizia, e navi in mare di notte; c’è tutto il cielo e la terra in un libro, in un vero libro”.
Peccato, l’Italia, il Paese della bellezza e della cultura, quest’anno forse non aveva neppure dodici once di carta per vendere un’intera vita…
Gian J. Morici