Leggo l’odierno post del giornalista Giulietto Chiesa che mi permetto di riportare e dal quale dissento per le motivazioni che espongo di seguito.
di Giulietto Chiesa
La crisi ucraina sta assumendo un carattere strategico, cioè mondiale.
Potrei dire: come avevo previsto, lanciando l’allarme già due settimane fa, ben prima che il colpo di stato violento – organizzato e ispirato da Washington e appoggiato da un gruppo di paesi membri dell’Unione Europea – venisse portato a compimento.
Due mosse successive del nuovo potere eversivo installato a Kiev hanno dato subito l’avvio alla provocazione antirussa. Mossa numero uno: abolizione del bilinguismo. Chiunque capisce che si tratta di un fatto gravissimo, ingiustificabile, che non solo viola tutti i principi democratici dell’Unione Europea, ma anche che non può che allarmare e offendere i russi di Ucraina e tutta la Russia. Chiunque capisce che una tale misura non è presa per migliorare la situazione, ma per peggiorarla. L’Europa, vergognosamente ha taciuto e tace. I media italiani tacciono. Il governo italiano tace, quando non applaude.
Seconda mossa, peggiore, se possibile, della prima. Le squadracce naziste che hanno abbattuto il presidente Yanukovic sono state arruolate, armi e bagagli, nella polizia ucraina. Se ci si attende che costoro portino ordine in Ucraina, allora auguri. Chiunque, dotato di senno, capisce che le preoccupazioni dei russi di Crimea sono salite al massimo livello.
Dall’Europa e da Washington è venuto un incoraggiamento a questi eversori. I quali si apprestano, in armi, a “domare la secessione”. Inutile dire che è Kiev che sta aizzando la secessione, per poi reprimerla in armi.
Con queste premesse la mossa di Putin di rafforzare la guarnigione di Sebastopoli è un gesto non solo ragionevole, ma funzionale a impedire un assalto militare nazista contro la Crimea. Washington minaccia, con un’impudenza che non ha precedenti. L’Europa persevera nella sua irresponsabilità. Dobbiamo attenderci sviluppi gravi. Occorre premere in ogni modo sul governo italiano perché prenda le distanze, finché c’è tempo, da questa pericolosissima avventura.
A questo punto mi corre l’obbligo di esporre alcune considerazioni personali. Forse al bravo giornalista Chiesa sfugge per un attimo tutto quello che è accaduto durante i vari governi Berlusconi e quale sia il vero interesse che si cela dietro la vicenda dell’Ucraina. O forse ha una visione direi quasi berlusconiana su quello che rappresenta oggi la Russia di Putin. Tra le due preferisco pensare ad una sua visione moscovita più idealistica di quella di Berlusconi grazie alla quale oggi l’Italia corre il rischio di diventare sempre più povera e meno credibile per i paesi della Nato e per quegli stessi paesi, come la Russia, con i quali ha fatto affari tradendo di fatto gli alleati occidentali e aprendo la strada ad una guerra di potere economico ed energetico che ha assunto le sembianze delle rivolte popolari grazie al malessere di popolazioni soggiogate da regimi totalitari.
Dai rapporti Putin-Berlusconi, si arrivò alla partecipazione di Gazprom in SeverEnergia (60% Eni e 40% Enel). Eni ed Enel hanno ceduto a Gazprom il 51% del loro consorzio Severenergia che è diventa così la prima società italo-russa ad operare nei giacimenti della Siberia occidentale, regione dove viene prodotto il 90% del gas. Una partecipazione non di poco conto, vista l’aggiudicazione da parte del gruppo di alcuni asset della Yukos, che permette di entrare in gioco nella produzioni di idrocarburi nella penisola dello Yamal. Per l’acquisto della società russa Yukos, l’Enel si impegnò a corrispondere circa 852 milioni di dollari.
Nel 2004, Tim Osborne, direttore della holding che raccoglieva i principali azionisti della società, riteneva inevitabile il fallimento della medesima, dato che doveva 27 miliardi di dollari al fisco, e ritenendo che ne avrebbe incassati solo 10 dalla vendita della Yugansk.. Chi aveva permesso l’acquisto degli asset di Yukos per un valore di gran lunga inferiore a quello reale? E perché? Tra l’Italia berlusconiana e la Russia putiniana si arrivò ad un accordo a doppio binario che andava dal contratto per la produzione di un super jet 100, al settore energetico Eni, (Enel Gazprom), alle commesse a favore di Finmeccanica nel settore delle ferrovie e degli elicotteri e nel settore delle comunicazioni.
Un accordo che riguardava anche la realizzazione del gasdotto South Strem, destinato a portare in Italia il gas dei giacimenti russi, con un ampliamento della capacità da 31 a 47 miliardi di metri cubi di gas. Si consolidava così l’asse Putin-Berlusconi-Gheddafi che andrebbe individuato come la vera causa delle più recenti operazioni di guerra da parte degli Stati Uniti che non potevano permettere alla Russia di dominare a livello mondiale il settore dell’energia.
Riguardo le intese tra società italiane e russe – e rispettivi governi in mano a politici-imprenditori – basta ricordare l’accordo del 26 aprile 2010, tra ENEL e la russa INTER RAO UES, per la cooperazione in diversi settori, tra cui lo sviluppo congiunto del progetto di una centrale nucleare. Un accordo firmato da Fulvio Conti, Amministratore delegato e Direttore generale di Enel, e Boris Y. Kovalchuk, Acting Chairman del Management Committee di Inter Rao Ues, in occasione dell’incontro tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Un Memorandum of Understanding per la cooperazione nei settori nucleare, costruzione nuovi impianti ed innovazione tecnica, efficienza energetica, distribuzione, sia in Russia che nei paesi dell’Est Europa.
Scoppiata la guerra in Libia – la missione “Odissea all’alba” – si aprì il dibattito sui tanti perché, sui possibili interessi occidentali, sul coinvolgimento di servizi segreti (CIA) che avrebbero pilotato la rivolta.Vero o falso? Probabilmente tutto vero.
Volevamo meravigliarci del fatto che gli americani – così come i francesi, gli inglesi e altri -, si stavano curando solo dei loro affari, impedendo alla Russia di diventare la prima potenza al mondo nel settore dell’energia – in particolare gas e petrolio?
Qualcuno si era forse meravigliato dell’aiuto russo a Gheddafi, nell’addestrare uomini, nelle forniture di armi, dei silenzi, se non della complicità, nell’eliminare fisicamente e in maniera crudele i dissidenti? Nessuno, compreso coloro che oggi ancora una volta nella vicenda Ucraina vedono soltanto gli interessi occidentali senza mai fare cenno a quelli russi, e, ancor peggio, a quelli italiani legati all’affaire gas russo da portare in Italia e all’accordo Eni, Gazprom, Gheddafi stipulato pochi giorni prima della rivolta in Libia.
Berlusconi disse che non poteva accettare i diktat dei paesi NATO ma in compenso poteva accettare benissimo le condizioni poste da due esempi di democrazia, quali erano Putin e Gheddafi, abbracciando il progetto del gasdotto South Strem in concorrenza con il Nabucco sul quale avevano puntato gli alleati occidentali. Una scelta che ci portò per anni a pagare anche di più rispetto gli alleati di sempre il gas che arrivava alle nostre industrie e alle nostre case.
Potevamo meravigliarci dunque se durante il summit di Parigi, quando venne avviata l’operazione “Odissea all’alba” fummo messi alla porta? La nostra presenza sarebbe stata fuori luogo perchè i nostri alleati avrebbero dovuto dialogare con il socio di Gheddafi e Putin. Tanto sarebbe valso far accomodare allo stesso tavolo il Colonnello anziché il Cavaliere. Soci di Putin tradimmo colui a cui avevamo baciato la mano (Gheddafi) per restare servi “infedeli” di quel colonialismo americano che in molti detestano.
L’Ucraina , oltre a rappresentare una grossa riserva di gas naturale, ha oggi un’importanza strategica per convogliare il gas russo verso l’Europa.
L’80% del gas russo passa infatti attraverso il territorio ucraino. Come per tanti altri paesi attualmente sconvolti dalle guerre, anche in questo caso è necessario analizzare quali che siano i veri interessi delle forze in campo. A cosa serve infatti possedere o controllare le aree di estrazione se poi non si ha il controllo delle aree che gasdotti ed oleodotti devono necessariamente attraversare?
La posta in gioco è quindi molto alta e tanto i russi quanto gli americani difficilmente rinunceranno ai loro interessi strategico-economici.
Come si comporterà l’Italia dinanzi questa crisi che minaccia gli interessi economici delle nostre aziende che hanno investito nel gas russo? E come giustificare agli alleati occidentali un eventuale appoggio “diplomatico” alla Russia?
È probabile che quanto sta avvenendo comporterà per le nostre aziende notevoli perdite economiche. Quello che è certo, il fatto che anche grazie ai nostri governi, oltre le perdite economiche, altri paesi piangono oggi le perdite in termini di vite umane.
Quando tutto questo accadeva e mentre Berlusconi concludeva i suoi affari con Putin, il giornalista Giulietto Chiesa cosa faceva? Non si accorgeva di quello che succedeva sotto il suo naso o una lunga permanenza in Russia gli aveva provocato una visione moscovita che in quel momento gli annebbiava la vista, tanto da non fargli vedere che Berlusconi ideologicamente avrebbe dovuto essere mille miglia lontano dalla sua formazione politica?
Gian J. Morici
“L’Ucraina, oltre a rappresentare una grossa riserva di gas naturale,” …
Questa, della grossa riserva di gas naturale in Ucraina è una novità assoluta.
L’ultimo aggiornamento del Einstein Institute?
Banale imprecisione visto che i giacimenti ai quali facevo riferimento sono quelli del gas di scisto (shale). Forse sarebbe il caso di abbonarsi agli aggiornamenti del “Einstein Institute”…
Cordialmente
Gian J.
Pierpaolo rinuncia. E’ una lotta impari quella con Morici. A parte i gas di scisto i cui giacimenti più importanti si trovano nel bacino di Lublino, l’Ucraina, senza che per saperlo mi sia rivolto all’Einstein Institute, possiede riserve di gas naturale per 1.1 miliardi di metri cubi. La prossima volta documentati meglio prima di contestare quello che scrivono altri che mostrano di saperne più di te.
Dunque: non è,come avrebbe potuto apparire, che l’Ucraina sia divenuto subitamente, da Paese ferocemente importatore di gas naturale a Paese esportatore.
È che eventuali, ma comunque futuri, giacimenti di shale gas lo potrebbero portare all’indipendenza energetica. Come l’Italia, del resto.
Banale esempio di wishful thinking per dirla alla o, come si usa dire in Italia, di voler vendere la pelle dell’orso (russo) prima di averlo cacciato.
Approccio standard, del resto, di agenzie di propaganda come l’Einstein Institute.
Non credo che tutto questo abbia a che fare con l’attuale situazione in Ucraina.
Al contrario, sono propenso a credere che negli USA ci siano gruppi di potere che spingono per lo scatenamento di una nuova fase, più calda possibile della guerra mondiale. Con mobilitazioni di massa, per un certo verso, e l’uso senza remore di ordigni nucleari, per un altro.
Il regime nordamericano è in uno stato di disperazione. La crisi socio economica è sistemica ed irreversibile e la tentazione di far far saltare il banco, cime fece il Roosevelt nel 1941 è ben fondata.
A Roosevelt andò bene, ma non c’è una legge che garantisca la riuscita della mossa (per chi sopravvive, ovviamente) anche una seconda volta. Al British Empire, per esempio, non andò bene neanche quella volta.
Se l’opzione bellica venisse esercitata come al tempo della vecchia Pearl Harbour, solo chi sopravviverà sarà in grado di dire se sarà stato un affare.
Banale esempio di wishful thinking per dirla alla tu vo’ fa’ l”mmericano o, come si usa dire in Italia, di voler vendere la pelle dell’orso (russo) prima di averlo cacciato.
Egregio Pierpaolo,
Putin ha più di un valido motivo per giocare le carte di un’occupazione militare dell’Ucraina.
La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha comportato un arretramento dei confini della vasta area controllata da Mosca di circa 1.500 km. Questo ha portato alla perdita di posizioni strategiche che prima rientravano all’interno dei confini dell’URSS, seppur divise tra loro da semplici confini amministrativi.
In questo contesto va vista la Crimea e il porto di Sebastopoli concesso da Kiev ai russi che ne hanno fatto la base della loro flotta e che rappresenta l’unica via d’accesso diretta ad altri mari. Ovvio che Putin non voglia correre il rischio di vedersi tagliata fuori questa importante via che permette il controllo di mari altrimenti difficilmente raggiungibili.
Al presidente russo non rimane quindi che spingere in direzione di una secessione della penisola che porti la Crimea ad una annessione alla Federazione russa garantendo così il controllo di quell’area di particolare valenza strategica.
Resta tuttavia intatto il problema della mancanza di continuità territoriale con la Russia che di fatto, nel caso di uno stravolgimento degli equilibri politici interni all’Ucraina, metterebbe in discussione ogni certezza di controllo dell’importante base navale.
Da ciò il rischio che Putin possa pensare di invadere l’Ucraina. Un’arma a doppio taglio viste le sanzione che gli Stati Uniti imporrebbero in danno di Mosca e visto il rischio che un crollo dell’economia ucraina trascinerebbe quella niente affatto fiorente moscovita che nella regione ha le sue banche ed industrie.
Se a questo aggiungiamo l’importante crocevia che l’Ucraina rappresenta per i gasdotti russi che da lì fanno passare l’80% del gas russo diretto all’Europa, ci rendiamo conto che la posta in gioco è altissima per entrambi i blocchi – quello occidentale e quello orientale – così come alto è il rischio di un conflitto armato nell’area in questione.
Nessuno infatti può permettersi di perdere la partita. Chi accusa l’occidente di aver “promosso” la ribellione ucraina, dimentica forse che anche la Russia ha interesse ad alimentare tensioni interne che portino ad una secessione delle regioni filo-russe che rappresentano l’unica via d’accesso a Sebastopoli.
L’Ucraina, purtroppo, sembra dunque destinata a doversi smembrare per soddisfare gli appetiti di Mosca e di Washington con buona pace dei bempensanti favorevoli all’uno o all’altro blocco.
Con questo, spero di avere chiarito una volta per tutte la mia indipendenza intellettuale da qualsivoglia delle organizzazioni da lei in più occasioni citate.
Cordialmente
Gian J.
Avevo già apprezzato il carattere ipertestuale inserito al commento precedente. Spero che l’orso (russo) si limiti solo a mostrare i denti e ciondolare la testa…
G.J.
L’iniziativa è tutta USA, dato che, ormai, i “poteri forti” al loro interno non hanno più nulla da perdere nell’avventura della guerra generalizzata; Putin reagisce.
Ma è sicuro che l’orso russo non cederà la propria pelle gratis.
P.S. Ho pasticciato con tag ed attributi XHTML, ma mi è servito per rinfrescare la memoria.
Nell’immediato nulla di grave potrebbe accadere al territorio italiano, tuttavia vi sono preoccupanti segnali d’allarme. Primo fra tutti nessun TG riporta informazioni corrette, comunque sufficienti, su quello che sta accadendo (brutto segnale se si pensa alla gravità dell’escalation). Secondo, l’unica Cancelleria che avrebbe potuto iniziare una trattativa con i Russi è quella tedesca, ma a quanto sembra dalle dichiarazioni (se son vere), la Signora avrebbe riferito “Putin ha perso il senso della realtà” (brutto segnale, forse il senso della realtà l’ha perso il resto del pianeta). Terzo: nessuno si è chiesto perché quando ad offendere militarmente altri stati sovrani sono americani, inglesi e francesi, tutto è concesso? tutto è lecito e giusto? Se viceversa, e nemmeno siamo arrivati ad un attacco (ad oggi) ma ad una legittima difesa di interessa (per quanto discutibili), tutti urlano al cattivone di turno. Forse chi governa il mondo ha trovato pane per i suoi denti; difficile che Putin smorzi per primo la tensione in gioco, troppi interessi da TUTTE le parti… nessuno parla degli INTERESSI europei… di questa Europa Unita che fino ad oggi grandi benefici non sembra aver donato, soprattutto alle sfortunate Grecia, Italia, Spagna… Più che una 3a’ Guerra Mondiale caro Frank Caruso, quello che spaventa di più è la totale mancanza di informazione su cosa stia avvenendo a livello mondiale in ambienti ECONOMICI e NON POLITICI… Nessun analista (militarista o sociologo) ad oggi ha redatto un “cosa potrebbe accadere” e la cosa è molto ambigua; per la serie: è possibile che ciò che accadrà nei prossimi mesi o anni sia già stato studiato e scritto a tavolino da un bel po? Per una volta sembra che Chiesa veda più in la del suo naso, più in la di tutti i nasi … Frank… per il momento spera solo che l’inverno finisca presto, il gas che entra nella tua abitazione, nelle nostre abitazione, nelle nostre centrali termoelettriche, transita tutto da Kiev… spera per il momento che Mosca non chiuda le saracinesche perché se la Germania ha altri canali di approvvigionamento, l’Italia No !
@ Pierpaolo: Nel mio commento ho anch’io sostenuto che “l’orso russo” non venderà facilmente la sua pelle…
@ Francys: Non condivido la “legittima difesa” di Putin, nè quella americana, nè quella europea. Credo nella libertà di un popolo a poter effettuare delle scelte in maniera democratica senza essere obbligato a dover essere servo di altri. Mi rendo conto che la mia è solo un’illusione. Riguardo al gas, il problema, al contrario, se lo sono posti gli investitori con le azioni Gazprom, il cui valore è sceso del 13%. Vedremo nei prossimi giorni quello che accadrà con Enel ed Eni che adesso corrono gli stessi rischi della Gazprom. Su Chiesa, quello che avevo da dire l’ho già scritto. Un vecchio giornalista della Pravda dei bei tempi andati, non avrebbe potuto far di meglio…
Cordialmente
Gian J. Morici
A conferma dei miei precedenti messaggi sul piano russo di una secessione della Crimea, la notizia odierna del referendum indetto in materia: http://www.usatoday.com/story/news/world/2014/03/06/crimean-referendum-announced/6112921/
Gian J. Morici