La Sardegna, Nuoro in particolare, mi ha visto bambino. Alla Sardegna devo un bimbo salvato da mio padre, malato di anemia mediterranea, che lui aiutò con una serie di trasfusioni, avevano lo stesso gruppo sanguigno, il bello è che si erano incontrati in spiaggia che nemmeno si conoscevano.
Alla Sardegna devo amici di mio padre che ancora mi trattano come un bimbo e mi vogliono bene, i miei primi 5 anni di vita furono con un papà che viveva a Nuoro per fare il professore lì. Devo la mia capacità innata di essere un casinista, capace di radunare centinaia di galline come nemmeno erano capaci i cani del fattore amico di mio padre.
Devo aver visto la prima biscia, il vitellino appena nato, il mare e il sole che ustionava la pelle, quella di mio padre, non la mia, che tornai color carbone, mentre lui usò tutte le mie cremine di bimbo per guarire dalle scottature.
Devo un lavoro trovato da grande, un suo alunno gli era debitore, perchè mio padre lo “costrinse” a diplomarsi mentre voleva scappare di casa. Gli promise che se avesse fatto qualcosa di buono nella vita, non avrebbe dimenticato quel professore. Alla sua morte onorò l’impegno con me, aiutandomi.
Devo un padre che facendosi male mentre giocava con i suoi alunni e faceva il bambinone, perse un aereo, quello che il 5 maggio 1972 si schiantò a Montagnalonga vicino Palermo, non risparmiando nessun passeggero.
Devo dei ricordi, che un fiume d’acqua non può travolgere impunemente, che non crollano come un ponte. Devo un pezzo della mia vita. Che vorrei venisse valutato, se servisse ad aiutare chi adesso ha lo sguardo smarrito e la furia dell’acqua che lo pervade. Se può servire, i miei ricordi da oggi sono cicatrici, assolutamente inutili a farvi stare meglio, ma sono lì con voi e con chi non c’è più.