Apprendiamo dagli organi di stampa degli ulteriori sviluppi dell’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo riguardo alla costruzione dell’impianto industriale di Porto Empedocle, alla quale va il plauso del Comitato No al rigassificatore.
Se non stupisce il fatto che la mafia potesse essere interessata alla realizzazione di un’opera dai costi tanto elevati, già fin troppo chiaro a partire da quando vennero trovati dei “pizzini” ad un boss di mafia al momento del suo arresto, desta meraviglia l’apprendere che al registro degli indagati siano stati iscritti oltre ai due funzionari di Nuove Energie gruppo Enel anche il suo amministratore delegato, Giuseppe Luzzio, ed un funzionario dell’Enel, con l’accusa di frode nelle pubbliche forniture con l’aggravante di aver favorito la mafia.
A tal proposito è opportuno, se non necessario, ribadire come la stessa azienda avesse sottoscritto un “protocollo di legalità” con il preciso scopo di impedire eventuali “infiltrazioni mafiose”. Ci chiediamo, dunque, quale sia l’utilità di questi protocolli se venissero confermate le pesanti accuse che emergono dal recente provvedimento emesso dall’Autorità Giudiziaria e dalle dichiarazioni dei pentiti.
Ci stupiscono, inoltre, le dichiarazioni di coloro che, nonostante tutto, ritengano sia questa un’opera di vitale importanza per lo sviluppo della nostra provincia.
Abbiamo, come Comitato, più volte sottolineato i rischi di natura ambientale che tale opera provocherebbe nel nostro territorio di gran lunga superiori alle pochissime unità lavorative (ed anche lì con il rischio che la mafia possa intervenire) che verrebbero impiegate nella gestione dell’ecomostro. Quello che ci tormenta è la incapacità, da parte di alcuni enti locali, sindacati, forze politiche, a trovare strategie innovative per lo sviluppo per la nostra provincia, che, come avviene in Europa o nel mondo o in realtà meno significative della nostra dal punto di vista paesaggistico, naturalistico ed archeologico, fondino la loro ragion d’essere non su una industria che annienta l’ambiente per anni ed anni, ma su un’industria turistica, alimentare, di trasformazione di prodotti, artigianale, di verde pubblico, urbanistica, di energie alternative e così via.
Ci piacerebbe che chi è preposto a fare scelte per la collettività andasse a corsi di formazione, qualora esistessero, sulle vie da percorrere per un equilibrato sviluppo ed un futuro ecosostenibile: è questa la grande scommessa del domani, alla quale persino grandi stati industrializzati come l’America stanno pensando. Qua sembriamo procedere in ritardo di almeno 50 anni; è da qui che nasce la contraddizione che vede organi istituzionali, sindacali, commerciali, adeguarsi a vecchie ed obsolete strategie di sviluppo. E chiediamo loro di riflettere sul perché tanti cittadini, moltissimi giovani, associazioni, enti sociali, artistici, culturali, abbiano condiviso con noi questa battaglia, facendo parte del comitato contro il rigassificatore e sottoscrivendo la lettera contenete per dire NO al rigassificatore, inviata ad un “sordo” presidente della Regione ed al suo assessore all’ambiente(al quale abbiamo anche consegnato corposa documentazione), più interessati a camarille di equilibri politici.
Tutto questo perché ci dispiacerebbe in futuro dovere dire: avevamo ragione!
In attesa che vengano resi noti maggiori dettagli sulla vicenda, auspichiamo che politici, associazioni di categoria e sindacati vogliano riflettere sull’opportunità che venga realizzata nel nostro territorio un’opera di tale impatto certamente non voluta dai cittadini di Agrigento.
Comitato No al rigassificatore di Agrigento