IMMAGINI DIGITALI DEI TUMORI PER DIAGNOSI PIU’ ACCURATE
Il Centro Diagnostico Italiano di Milano è la prima struttura in Italia a rendere disponibili ai pazienti immagini digitali dei propri campioni istologici, rendendo più semplice la condivisione di materiali tra esperti e pazienti e più accurate le diagnosi
Milano, 3 ottobre 2013 – Anche le cellule e i tessuti del corpo umano diventano digitali: il Centro Diagnostico Italiano di Milano, infatti, è la prima struttura in Italia a fornire ai pazienti immagini digitalizzate dei campioni istologici, cioè di quei piccoli prelievi di cellule che servono per effettuare diagnosi di patologie tumorali. Grazie a questa innovazione sarà più semplice la condivisione di materiali tra esperti e pazienti e, quindi, le diagnosi diverranno più accurate.
I pazienti, infatti, potranno richiedere con più semplicità un “secondo parere”, cioè una conferma della diagnosi fatta dal proprio medico, a un altro specialista mentre per i medici sarà più facile sottoporre e condividere con altri esperti le proprie valutazioni.
“La digitalizzazione dei campioni istologici rappresenta un notevole passo in avanti a vantaggio dei pazienti”, sottolinea il professor Juan Rosai, direttore del Centro di consulenza in anatomia patologica oncologica del Centro Diagnostico Italiano, che riceve ogni anno oltre 3000 vetrini per la cosiddetta “second opinion”. “Grazie alla facilità di circolazione delle informazioni mediche e scientifiche e alla condivisione delle immagini, negli ultimi anni la richiesta di secondi pareri si è fatta sempre più frequente a favore di una diagnosi più puntuale e precisa”.
L’analisi
L’esame dei campioni istologici è utilizzato per diagnosticare tutte le tipologie di tumori di tutti gli organi, sia quelli primitivi, cioè ai primi stadi, sia quelli già metastatizzati.
Le cellule e i tessuti del corpo, una volta prelevati dal corpo per l’esame, sono preparati in maniera tradizionale, utilizzando, per esempio, la paraffina per ricoprirli. I campioni, chiamati “vetrini”, sono quindi scansionati grazie a uno scanner ad altissima risoluzione.
Le immagini digitali sono poi inviate all’anatomopatologo per la diagnosi. Grazie a questa tecnologia, le immagini sono consultabili a diversi ingrandimenti, da 6 a 40 volte maggiori rispetto alla realtà, con la possibilità da parte dello specialista di osservare sia il dettaglio della la cellula sia la struttura del tessuto circostante. Inoltre, rispetto a quanto accadeva sino ad oggi, la refertazione
dell’anatomopatologo non si limita più solo a un report scritto: lo specialista, infatti, può intervenire sull’immagine evidenziando con segni grafici o frecce dettagli che ritenga di particolare interesse, in modo da renderli evidenti anche allo specialista che si presti, eventualmente, per un secondo parere.
Infine, al termine del processo diagnostico, è consegnato al paziente, oltre al referto cartaceo, un DVD contenente il referto digitalizzato e immagini digitali dei campioni.
Uno scanner all’avanguardia
Il sistema di digitalizzazione delle immagini è in grado di scansionare sino a 120 vetrini contemporaneamente in maniera totalmente automatica, con un tempo di scansione per vetrino di solo tre minuti. Inoltre, grazie a tre sensori che lavorano contemporaneamente per l’acquisizione delle immagini riesce ad arrivare a risoluzioni video elevatissime: da 50.000 pixel per pollice a un ingrandimento di 20 volte le dimensioni reali sino a 100.000 pixel per pollice a un ingrandimento di 40 volte.
La telepatologia
Questa tecnologia porta vantaggi non solo per i pazienti ma anche per le strutture sanitarie di
piccole dimensioni. Cliniche e poliambulatori, per esempio, possono effettuare il prelievo dei
campioni, preparare i vetrini, scansionarli e inviare le immagini presso un centro medico di
maggiori dimensioni ai cui anatomopatologi richiedere la diagnosi, attraverso un meccanismo che
potrebbe essere definito “telepatologia”.
Nel caso, invece, sia la stessa struttura d’origine a effettuare la diagnosi, potrà comunque contare su un numero di specialisti virtualmente illimitato grazie alla facilità della condivisione delle immagini e del rapido riscontro degli ulteriori esperti interpellati.
In questo settore si sta sviluppando un progetto del professor Rosai e del professor Jeronimo Forteza Vila dell’Universidad Catolica de Valencia, in collaborazione con l’Università dello Utah (USA), per una rete internazionale di telepatologia tra gli ospedali statunitensi.
Un centro per le “second opinion”
Il Centro Diagnostico Italiano può contare anche su un servizio dedicato ai “secondi pareri”, il Centro di Consulenza Anatomopatologica Oncologica, diretto dal professor Juan Rosai, una struttura nata con lo scopo di offrire un servizio di consulenza anatomopatologica a pazienti, clinici, oncologi e anatomopatologi.
Il servizio è aperto a consulenze sollecitate da specialisti di ogni parte del mondo: più dell’80% dei casi che giungono in revisione provengono infatti da strutture sanitarie estere e in particolare dagli Stati Uniti, dove il professor Rosai ha trascorso 35 anni della sua vita professionale.
Ogni anno il Centro riceve oltre 3000 richieste di second opinion. La maggior parte riguarda patologie della tiroide, cute, mediastino, tessuti molli e organi genitali maschili e femminili. Oltre che dall’Italia le richieste provengono da ogni parte del mondo e particolarmente da Stati Uniti, Israele, Belgio e Spagna.
Proprio l’anatomia patologica in questi giorni è protagonista dell’International Pathology Meeting, un congresso internazionale in programma in Sicilia dal 6 al 13 ottobre 2013, che vede come organizzatore il professor Rosai del Centro Diagnostico Italiano, in
collaborazione con l’Università Cattolica San Vicente Martir di Valencia (Spagna) e la Harvard University di Boston (USA). Tra i relatori saranno presenti alcuni dei massimi esperti di tumori a tiroide, prostata, linfomi, cute, di neoplasie ginecologiche e genitourinarie e di diagnostica molecolare. Tra gli interventi di maggiore rilievo, anche un approfondimento sui microcarcinomi
papillari della tiroide, che saranno presentati come esempio del problema della sovradiagnosi dei tumori.
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