Nuovi venti di guerra sembrano soffiare sul continente africano. Secondo il Global Research, l’intervento degli Stati Uniti in Africa è guidato dal desiderio dell’America di garantirsi risorse naturali preziose e l’influenza politica che assicuri la longevità del sistema capitalista americano.
Mercoledì scorso il ministro degli Esteri italiano Emma Bonino ha annunciato che gli Stati Uniti stavano trasferendo 200 marines e due aerei alla base di Sigonella in Sicilia per intervenire in Libia se diplomatici statunitensi si fossero trovati sotto attacco, come avvenne l’11 settembre 2012.
Una notizia riportata dalle prime pagine di tutti i quotidiani, quasi si trattasse di un intervento straordinario e non già pianificato da tempo dal Dipartimento della Difesa americano.
Una notizia che avevamo già anticipato il 21 febbraio, dopo che l’US Marine Corps aveva annunciato di essere sul punto di creare un nuovo gruppo con il compito di dare risposte immediate in Nord Africa e in Europa orientale nel caso si presentasse la necessità di dover far fronte ad eventuali crisi.
Una task force composta da circa 1.000 marines, dotata di mezzi aerei – tra cui una mezza dozzina di Ospreys, un aereo in grado di decollare in verticale come un elicottero e di raggiungere un’alta velocità in volo da crociera -, oltre a mezzi terrestri ed armamento ultramoderno.
Il gruppo, conosciuto come “Marine Air-Ground Task Force”, con sede a Camp Lejeune in North Carolina – scrivevamo già tre mesi addietro – si sarebbe avvalso probabilmente della base Naval Air Station di Sigonella in Sicilia.
In realtà, il problema (se tale era effettivamente) di possibili attentati o disordini in Libia, era già chiaro da almeno tre giorni prima dei fatti di Bengasi quando perse la vita l’ambasciatore americano, visto che l’8 settembre si era già a conoscenza di un’autobomba in prossimità della sede del consiglio nazionale di sicurezza di Tripoli.
L’iniziativa della costituzione del “Marine Air-Ground Task Force”, venne annunciata subito dopo che al Congresso i repubblicani chiesero per quale motivo la missione diplomatica in Libia non era meglio protetta la notte dell’attacco a Bengasi.
Nulla di nuovo dunque sotto il cielo, a parte le “notizie-non notizie” che vengono date in pasto alla stampa solo allorquando qualsiasi progetto, militare, industriale o strategico che sia, è già stato realizzato…
Gjm