ROMA – Jorge Mario Bergoglio, nuovo Vescovo di Roma, Papa della Chiesa Cattolica nonché Sommo Pontefice della Chiesa Universale.
Giunto Roma dall’Argentina Francesco è il primo Papa sudamericano della storia. Il successore di Benedetto XVI al soglio di Pietro è descritto come persona semplice, vicina ai poveri e ai bisognosi; quando nel 2001 viene nominato Cardinale da Giovani Paolo II invita i fedeli della sua diocesi ad evitare un lungo e costoso viaggio sino alla Città Eterna, per assistere alla sua nomina cardinalizia, destinando ai poveri i soldi così risparmiati. Già papabile nel Conclave che nel 2005 elesse Papa Joseph Ratzinger il cardinale Bergoglio adesso si ritrova a ricevere la pesante eredità del Papa Emerito Benedetto XVI, una Chiesa dal volto deturpato dalle divisioni, una Chiesa che per adeguarsi ai tempi va riformata profondamente.
Jorge Mario Bergoglio è il primo Papa Francesco, il primo Papa sudamericano della storia della Chiesa nonché il primo Pontefice gesuita. Nato a Buenos Aires il 17 dicembre 1936 da una famiglia di origine piemontese il nuovo Pontefice con la sua semplicità e umiltà sembra aver fin da subito fatto breccia nel cuore dei fedeli.
Francesco è il nome assunto dal neoeletto Pontefice in onore di San Francesco d’Assisi, un ricco che si spogliò della ricchezza. Viene naturale chiedersi se con la guida del nuovo Papa la Chiesa saprà e potrà seguire l’esempio di San Francesco spogliandosi gradualmente delle proprie ricchezze e, riformando profondamente lo (IOR), l’Istituto per le Opere di Religione meglio noto come Banca Vaticana, rinunciare agli oscuri intrighi e agli scandali economici che nulla hanno a che vedere con la cura delle anime e le buone opere.
Sul Papa povero, così viene definito Francesco, cominciano però ad emergere dal passato le prime ombre che di fatto fanno temere per quel cambio di rotta che i fedeli si auspicano per il bene e la sopravvivenza stessa della Chiesa, la quale non può continuare a bendarsi gli occhi sugli scandali che l’hanno coinvolta ricorrendo al silenzio: dalla pedofilia ai sospetti di riciclaggio di danaro sporco; dalle posizioni sull’omosessualità ai rapporti equivoci spesso intrattenuti dai suoi rappresentanti con personaggi politici più che discutibili.
Jorge Mario Bergoglio nel 1998 da vescovo coadiutore del cardinale Antonio Quarracino, stroncato da un arresto cardiaco, gli succedette diventando primate d’Argentina e Giovanni Paolo II convocando il nuovo arcivescovo al Concistoro del 21 febbraio 2001 in Vaticano lo nominò cardinale presbitero di San Roberto Bellarmino.
Personaggio controverso Quarracino nel 1982 con dichiarazioni pubbliche si fece sostenitore di un progetto di legge che, mirando a una riconciliazione nazionale, poneva termine a tutte le indagini sui crimini avvenuti in Argentina nel corso della “guerra sporca”. A Bergoglio che non poteva non essere a conoscenza degli abusi della “Guerra Suicia” da più parti viene rimproverato di non aver fatto nulla affinchè migliaia di persone non sparissero o venissero torturate e uccise tra il 1976 e il 1983. Proprio in quegli anni, nel corso del governo militare di Videla, Bergoglio fu Superiore provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina. Le ombre più cupe sul passato di Bergoglio sono legate al rapimento di due gesuiti, Orlando Yorio e Franz Jalics, cui fu chiesto di ritirarsi poco prima del golpe dalle baraccopoli in cui operavano. Al rifiuto dei due sacerdoti, cui derivò la sospensione a poter celebrare messa, seguirono, subito dopo il colpo di Stato, il rapimento e le torture da parte dei militari.
Tra gli accusatori principali di Bergoglio per quegli episodi c’è Horacio Verbitsky, famoso giornalista d’inchiesta argentino molto vicino all’attuale governo di Cristina Kirchner, che ritiene in base a dei documenti pubblicati nelle sue inchieste come l’attuale Pontefice, all’epoca dei fatti Superiore provinciale della Compagnia di Gesù di Argentina, non sia esente da responsabilità personali. Certamente si tratta di una vicenda dai contorni poco chiari su cui pende l’ombra di una trattativa segreta che verosimilmente la Chiesa avrebbe portato avanti per giungere alla liberazione dei due gesuiti.
Sulla vicenda, in soccorso del nuovo Vescovo di Roma, fa sentire la sua voce Jorge Ithurburu, presidente dell’”Associazione 24 marzo”, parte civile nei processi contro i militari argentini, che respinge le accuse di chi insinua maligni sospetti tra i rapporti dell’arcivescovo di Buenos Aires con la giunta militare di quegli anni, rilevando l’assenza di qualsivoglia responsabilità personale di Bergoglio che all’epoca non era neppure vescovo.
Il cardinale Quarracino, a cui Bergoglio succedette nel 1998, ha riconosciuto di essere stato un amico del presidente dell’Argentina Carlos Menem (1989-1999), che nel 2001 fu arrestato e recentemente condannato perché secondo i giudici, esportò armi dell’esercito in Ecuador e in Croazia nel 1991 e nel 1996, mentre i due paesi erano sotto embargo. E non possono non pesare i silenzi di Padre Bergoglio sul cardinale Quarracino o meglio sulle sue equivoche amicizie politiche unitamente al sostegno a progetti di legge tesi a fermare le indagini sui crimini della “Guerra Suicia” che colpirono profondamente al cuore l’intero popolo argentino.
Poco tolleranti sembrerebbero le posizioni di Papa Francesco su temi quali l’omosessualità, l’aborto e l’eutanasia senza contare che si era opposto alla distribuzione gratuita di contraccettivi in Argentina.
Grande attesa dei fedeli, ma anche dei non credenti, per vedere fin dove si spingerà l’opera riformatrice del nuovo Vescovo di Roma e quale direzione egli riuscirà ad imprimere a una Chiesa le cui pesanti problematiche hanno costretto alle dimissioni – pur restando protetto all’interno delle mura vaticane – del Papa Emerito Ratzinger. Tuttavia, rimane il ragionevole dubbio che la scelta del Conclave ispirata dallo Spirito Santo abbia voluto volgere lo sguardo verso quell’America latina che lungi dall’essere la “fine del mondo” conta quasi mezzo miliardo di fedeli.
Totò Castellana