Questa frase – con quel che segue – scritta da Accursio Miraglia, sindacalista ucciso a Sciacca nel ’47 da vile mano mafiosa, Nico, figlio del sindacalista, ha voluto dedicarla a Giuseppe Ciminnisi, recentemente coinvolto, suo malgrado, in una querelle dettata da forse ragioni sulle quali preferiamo stendere un velo pietoso.
Questa la lettera inviata da Miraglia a Ciminnisi:
Caro Giuseppe,
in questo travagliato momento socio-politico a volte accadono degli episodi antipatici e ingiustificati. Permettimi di raccontarti un aneddoto.
Due individui nascono e crescono nello stesso luogo, conducendo un’esistenza molto simile. Durante la loro evoluzione, però, degli avvenimenti tragici li colpiscono. I due, da quel momento, assumono due atteggiamenti diversi. Uno decide di cominciare a combattere e portare avanti guerre di ogni tipo e con ogni mezzo. L’altro, decide di rimanere là dove è cresciuto dedicandosi ad un fazzoletto di terra incolta che decide di coltivare. Dopo molti anni i due si riincontrano casualmente.
Il primo è molto invecchiato, nervoso ed irascibile. Ha combattuto e conquistato parecchie estensioni di terreno, si è sempre di più allontanato dalla sua terra perchè i confini delle sue vittorie lo hanno portato a governare un grande territorio, ma purtroppo alla fine si è accorto di aver conquistato, solo, un grande deserto. E’ immenso, ma è un deserto. Arido. squallido, privo di vita e di forma, infatti è il vento che dà forma al deserto.
L’altro invece è sereno e sorridente. Ha lavorato con molta passione e pazienza quel piccolo pezzo di terra che ora pullula di uccelli, farfalle e fiori. Vi sono anche tanti colori, il verde dei peperoni, il bianco dei fiori d’arancio, il rosso dei pomodori. I due, in realtà, hanno la stessa età, eppure sono molto diversi nell’aspetto e nella forma.
Concludo, caro Giuseppe, buon contadino, con una frase che tu hai sentito il 4 gennaio in chiesa, letta da uomini di buona volontà come te, quando abbiamo commemorato i nostri morti. Quella frase scritta da mio padre dice: “io non impreco e non chiedo a nessun Dio alcuna punizione. Io, che ho tanto amato la vita, chiedo ad essa quello che qualche volta mi ha già dato. La possibilità di sapere pentiti coloro che, ingiustamente, ci hanno fatto del male.”
Un abbraccio, fratello caro.
Ad maiora
Nico Miraglia