Mentre continuano le proteste da parte dei musulmani per il film “The Innocence of Muslims”, al-Qaeda, tramite una nota pubblicata su un sito web jihadista”, incita all’uccisione o alla “cacciata” dai territori di tutti gli ambasciatori e rappresentanti del governo americano, per vendicare l’onore del profeta Maometto.
Ma al-Qaeda esiste davvero? Il dubbio è legittimo, visto che proprio di recente dell’organizzazione terroristica era stata messa in dubbio l’esistenza, o comunque la sua sopravvivenza attuale.
A dichiarare inaspettatamente che “Al Qaeda non esiste” e non è mai esistita, fu Armando Spataro, capo dell’antiterrorismo della Procura di Milano, nel corso di una trasmissione televisiva. Una dichiarazione che lasciò sbigottiti molti telespettatori.
Meno sconvolgente, la conclusione alla quale sarebbe arrivato Stefano Dambruoso, magistrato esperto in terrorismo internazionale, che in occasione della presentazione ad Agrigento del suo libro dal titolo “Un istante prima”, rispondendo ad alcune nostre domande in merito alla costituzione di mini stati sharia, rispose che vanno monitorate le aree più a rischio affinchè questo non avvenga, escludendo però il pericolo che allo stato attuale possano ancora sussistere le condizioni che diedero luogo alla nascita di strutture come al-Qaeda.
Una risposta che – data a noi profani, non in grado di comprendere le dinamiche che si muovono all’interno, ma soprattutto dietro, un fenomeno tanto complesso qual è il terrorismo -, non ci parve esaustiva, lasciando spazio a molteplici dubbi.
A partire da una definizione globale di cosa significhi la parola “terrorismo”, per arrivare a comprendere le possibili evoluzioni di un fenomeno tanto complesso e radicato, da portare alla nascita di mini Stati sharia (ad esempio in Bosnia con Gornja Maoča e Novi Pazar) i cui collegamenti con città come Vienna – dove secondo informazioni provenienti dalla comunità islamica bosniaca, le reclute del movimento Wahhabi verrebbero formate ed istruite lontano dai Balcani – rischiano di portare la guerra nel cuore dell’Europa.
Se è giusto non ignorare gli interessi che alcune nazioni possono avere nel fomentare – se non nell’armare – gli estremisti radicali, per poi agitare il terrorismo come spauracchio utile a giustificare operazioni di carattere economico-politico-militare, altrettanto giusto e doveroso – almeno per quell’informazione libera da retaggi – è il seguire con la massima attenzione e senza inutili sensazionalismi gli eventi che riguardano il Medio Oriente, i cui sviluppi avranno comunque delle ricadute sul resto del mondo.
In particolare, i processi di democratizzazione in atto in taluni Stati, se non seguiti con occhio vigile dai media, rischiano di riproporci un quadro simile a quello già visto durante la guerra dei Balcani (1992/95), quando molti paesi islamici offrirono ai bosniaci assistenza finanziaria e militare, inviando migliaia di guerriglieri mujaheddin a combattere e contrastare le ambizioni espansionistiche della Serbia di Slobodan Milosevic. L’Accordo di pace di Dayton del 1995, che pose fine ai combattimenti, di fatto finì con il creare due identità nazionali, divise dal credo religioso. Finita la guerra, molti jihadisti non lasciarono la Bosnia e grazie ai copiosi finanziamenti ottenuti dal governo saudita, con la costruzione di centri di educazione religiosa, promossero l’Islam, anche nelle sue forme più estreme ed intolleranti.
Una significativa rappresentazione in chiave narrativa, che potremmo definire un “ottimo strumento di apprendimento” per tanti operatori del settore, è il libro di Antonio Evangelista dal titolo “Madrasse – Piccoli martiri crescono tra Balcani ed Europa”, che spiega cosa rappresenti il fondamentalismo islamico per i Balcani, raccontando la storia del “Musulmano bianco.
Al-Qaeda esiste? Nonostante quello che gli esperti di recente hanno sostenuto, a nostro modesto avviso, non solo esiste, ma è tanto vitale da minacciare anche le nostre esistenze.
Ben diverso è il discorso di chi può avere interesse a far sì che il terrorismo diventi minaccia mediatica per giustificare le “operazioni sporche” che molte Agenzie di altre nazioni conducono in Paesi in via di democratizzazione. Ma il Mondo Musulmano, non è formato dai soli integralisti. Un primo passo per evitare di portare la guerra dentro i confini di casa nostra, sarebbe quello di avere più rispetto per questi popoli, aiutandoli ad ottenere la propria libertà, ma stando ben attenti che non finiscano sotto il giogo di chi potrebbe imporre nuovi regimi totalitari.
Gian J. Morici