Dopo l’assalto al consolato americano di Bengasi, nel corso del quale sono morti l’ambasciatore statunitense in Libia, Chris Stevens, e altri tre funzionari, le proteste incendiano il Medio Oriente.
Secondo fonti statunitensi, l’attacco al consolato americano era già stato pianificato da al Qaida e il film su Maometto sarebbe stata soltanto un’occasione.
L’accusa è rivolta al mondo musulmano che, con violenza, vorrebbe applicare le regole coraniche “imponendo il bene e vietando il male”.
Ma è realmente così? Cominciamo con il dire che parlare di “mondo musulmano” è troppo generico e non rende giustizia a quei tanti credenti che nulla hanno a che spartire con quell’islamismo radicale che è alla base delle azioni violente, fino a spingersi al terrorismo.
Un islamismo radicale nato da un certo modo di leggere il Corano e la Sunnah, descritto perfettamente nel libro “Madrasse”, di Antonio Evangelista, che narra di come i giovani terroristi vengono reclutati e formati da alcune scuole coraniche.
Fatta questa distinzione, sarebbe poi necessario capire e spiegare cosa si muove dietro i fenomeni terroristici, chi ne tira le fila e perché. Argomenti che abbiamo già affrontato e che approfondiremo ulteriormente.
Un’immagine che ci ha particolarmente colpito di questo momento di protesta contro le ambasciate occidentali, è stata quella scattata i Egitto, che mostra “pacifici” manifestanti in piazza Tahrir, con un poster provocatorio di Bin Laden.
A pubblicare la fotografia, un gruppo che partecipò attivamente alla rivolta in Egitto e che ha così commentato l’immagine: a quanto pare queste persone non hanno un cervello per distinguere tra un paio di persone (che hanno prodotto un film disgustoso e provocatorio) e tutti i 314,000,000 di altre persone… Se si chiede loro, diranno, “questa è la nostra libertà di parola!” Come fosse un gioco da bambini”.
Una condanna dunque per chi inneggia al terrorismo.
Per meglio capire cosa pensa un musulmano della rivolta araba e degli effetti della religione musulmana sulla politica, abbiamo intervistato Mountaga Fall.
Mountaga Fall, senegalese nato a Dakar, vive in Italia, vicepresidente di un’associazione di senegalesi, è musulmano.
D: Il Senegal come vede la primavera araba?
•La rivoluzione araba è la reazione ad un regime che ha voluto governare a suo modo e di cui la gente si è stancata… Con tutto il dispiacere che ci possa essere per gli innocenti morti durante questo periodo di rivoluzione… la gente vuole la sua libertà…. Vuole democrazia…Molti di noi sono d’accordo con le rivolte perchè è arrivato il momento che questa gente che fino ad ora ha vissuto da schiava si riappropri della libertà. Da noi non è come in Italia che il Presidente percepisce uno stipendio altissimo mentre il popolo muore di fame e quando questo accade ecco che nascono le rivolte
D: I ragazzi che in questo momento si trovano nel nostro paese come vivono le rivolte lontani da i loro paesi?
•Sono dispiaciuti, molti di loro in queste rivolte hanno perso amici, parenti, persone a loro vicine e non si può essere d’accordo con tutto questo… Ma siamo nel 2012 e i nostri governi dovrebbero imitare gli altri Paesi… non dovrebbero più esistere i regimi e si dovrebbero rispettare i mandati. Molti nostri paesi sono sottosviluppati a causa delle varie dittature…
D: La primavera araba porterà a un risorgimento della nazione araba, o creerà ancora più divisioni?
•I paesi sono molto divisi tra loro, infatti le rivolte sono sempre state interne. Però tutti i paesi del Nord dell’Africa sanno che quello che è successo non si deve ripetere più. La Primavera Araba potrebbe essere un punto di partenza…
D: Secondo te, il motivo che ha dato luogo alla Primavera Araba è stata il credo religioso?
•Assolutamente no. In Marocco per esempio, ci sono il 95% musulmani e il resto sono cristiani. Che bisogno c’era di fare una rivolta?
D: Qual è la situazione politica senegalese?
• Dal 1960 ad oggi abbiamo avuto quattro Presidenti con regolari elezioni, per questo motivo da noi non ci sono state e non ci sono rivoluzioni. In Senegal ci sono comunità dell’Egitto, ma soprattutto del Marocco, e solo quest’ultima, avendo molti negozi nel centro della città, detiene più del 30% del commercio. Ma da noi c’è democrazia e non accade nulla…
D: Quanti partiti politici ci sono in Senegal?
•Ci sono 14 partiti. l’attuale Presidente era il 1° eletto dei partiti che hanno perso in prima battuta, poi c’è stato il ballottaggio e ha vinto. Con il precedente governo, era stato anche vicepresidente… Poi si è candidato, ha vinto e come in tutti i paesi democratici governa lui adesso…
D: Le diverse comunità religiose in Senegal, come vivono tra loro?
•Bene. Ti posso solo dire che il nostro primo Presidente eletto nel 1960 era cristiano così come lo era sua moglie. Il secondo musulmano con moglie cristiana così come il terzo. Solo il quarto sono musulmani entrambi e tutti sono stati eletti in un territorio costituito dal 90% di musulmani. Io sono musulmano, ma ho amici cristiani e quando mi invitano perché battezzano un figlio o si sposano o anche per altre feste, io partecipo alla loro gioia… La religione non ci divide… E’ la sete di potere e di ricchezza che fa stare male i popoli e porta alle rivolte… Guarda il Gambia, dove il presidente sta uccidendo tutti i carcerati che hanno la pena di morte, con il dissenso di tutti pure da parte degli USA… Lui da tenente è diventato Maresciallo senza alcun concorso e senza essere eletto democraticamente da 20 anni ha imposto la dittatura. Il Senegal è tranquillo. Da noi fai due mandati e poi vai via, lasci il posto…C’è democrazia, libertà di espressione…
Mountaga Fall è musulmano. Ma né lui, né la realtà del suo paese, fanno paura a nessuno. Il pericolo, è quello che viene da quella minoranza che noi occidentali armiamo e strumentalizziamo affinchè creino il regno del terrore.
In questi giorni, molti giornali dei paesi dove più vibrate sono le proteste, hanno proposto un sondaggio chiedendo ai loro lettori se gli atti di violenza faranno si che il resto del mondo abbia un maggiore rispetto del loro credo religioso. La maggior parte dei lettori, non ha avuto dubbi nel votare “No”.
A chi fa gioco creare il mostro? A chi serve fomentare conflitti? Certamente non ai musulmani come Fall, né ai tanti lettori che hanno partecipato al sondaggio proposto dai loro mezzi d’informazione. Una maggiore tolleranza e una più attenta e critica analisi di quanto sta accadendo, potrà forse evitarci di alimentare conflitti e odi le cui conseguenze potrebbero essere disastrose per tutti. Senza distinzione di razza o credo religioso.
Gjm