Arizona – Phoenix – Lui è Joe Arpaio, lo sceriffo della Contea di Maricopa. Il più duro sceriffo d’America. Sul suo capo nel corso degli anni si sono accumulate innumerevoli accuse. Ultima in ordine di tempo l’indagine sulle accuse di misfatti finanziari e abusi di potere.
In una lettera all’ufficio del procuratore della contea, che è stata pubblicata da Arizona Republic, sono stati evidenziati tre aspetti dell’inchiesta: il presunto abuso commesso da parte dell’ufficio dello sceriffo nell’utilizzo di carte di credito della contea; il presunto dispendio di soldi che dovevano essere utilizzati per la prigione e spese connesse; la violazione di diritti costituzionali, in relazione al caso Donahoe.
Per l’ufficio del procuratore degli Stati Uniti, in nessuna di queste inchieste sono stati provati gli estremi di un reato federale.
Sulle spese effettuate con carta di credito, l’ufficio del procuratore ha concluso che le informazioni fornite dalla contea potrebbero al massimo provare che l’ufficio dello sceriffo non ha presentato adeguata documentazione delle spese, ma mancherebbe la prova che siano stati commessi reati.
Per quanto riguarda i soldi delle tasse, che si sarebbero dovuti spendere per il carcere, anche se il consiglio delle autorità di vigilanza ha rilevato che il dipartimento dello sceriffo ha speso male il denaro stornandolo dalle spese per il carcere ad altre voci, non ci sono prove che suggeriscono che uno qualsiasi di questi fondi sia stato utilizzato a beneficio personale dei componenti dell’ufficio dello sceriffo, responsabili delle variazioni effettuate.
La questione finale era legata alla denuncia contro il giudice della Corte Superiore Gary Donahoe.
Una vicenda che vedeva coinvolti lo sceriffo, il suo ufficio, l’ex procuratore capo della Contea di Maricopa Andrew Thomas e il suo braccio destro, Lisa Aubuchon, con l’accusa di abuso di potere.
Thomas e la Aubuchon all’inizio di quest’anno sono stati radiati dalla Corte suprema dello Stato, per questioni di carattere etico-professionale.
L’ufficio del procuratore degli Stati Uniti ha ritenuto di non avere elementi probatori tali da poter provare in sede penale “oltre ogni ragionevole dubbio” la colpevolezza degli indagati, lasciando così cadere l’accusa anche per altri possibili reati, tra cui la violazione dei diritti costituzionali, in relazione al caso Donahoe.
Ma i guai giudiziari per il più duro e più conosciuto sceriffo americano, non sono comunque finiti. Dovrà infatti affrontare una causa civile intentata da un piccolo gruppo di latinoamericani, che accusano l’ufficio Arpaio di discriminazione razziale sistematica.
Il Dipartimento di Giustizia americano ha citato in giudizio anche lo sceriffo per presunte violazioni costituzionali tra cui la discriminazione razziale, la rappresaglia contro quanti lo criticano, le punizioni in danno di detenuti della prigione, l’inadeguatezza delle indagini per crimini sessuali.
Arpaio – che a 80 anni è alla ricerca di della rielezione per un sesto mandato, visto che il quinto termina nel mese di novembre – ha commentato così l’archiviazione dell’inchiesta a suo carico: “Continuerò a far rispettare tutte le leggi in materia di immigrazione clandestina”.
quelle sono zonw dove gli sceriffi ragionano ancora come Tex Willer.