Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, accetta l’offerta dell’Onu e va in Guatemala. Sul web le attestazioni di solidarietà si alternano a chi l’accusa di aver abbandonato il campo. Paradossalmente, a muovere le accuse, sono quei cybernauti che fino a qualche giorno fa criticavano l’operato del magistrato che ha portato avanti l’inchiesta sulla trattativa Mafia-Stato. Accusato oggi di non aver aspettato il tritolo che lo “dimettesse”.
Magari sarebbe stato sufficiente aspettare ancora un po’. I segnali c’erano tutti e lui aveva capito che in quella prima trattativa – ce ne potrebbe essere un’altra in corso -, della quale ormai tutti abbiamo certezza, erano coinvolti i massimi esponenti del mondo politico e istituzionale. Senza distinzione alcuna di colore.
Quel mondo dal quale oggi non arriva una sola parola. Eppure, siamo certi che i primi ad essere dispiaciuti della scelta operata dal dott. Ingroia, sono proprio loro. Non ci sarà tritolo per Ingroia. Quantomeno, non in Italia. E non è detto che all’estero Ingroia non sia meglio protetto o non possa, nel corso delle sue indagini, imbattersi in vicende riconducibili agli ominicchi del Bel Paese.
Forse gli italiani hanno perso l’occasione di ricordare un’altra data, un altro eroe. Forse lo stato (quello con la s minuscola) ha perso l’occasione di esibirsi in plateali, quanto meschine, passerelle. Vada Procuratore, ma tenga gli occhi ben aperti e quando incontra un italiano, si ricordi che potrebbe essere un uomo dello stato (sempre di quello con la s minuscola).
In bocca al lupo Signor Procuratore. Ignori quanti oggi l’accusano di aver abbandonato. Forse è solo per la paura di non essere riusciti a “dimetterla”…
Gjm