Paolo Caiazzo è un comico, interpretava tempo fa Tonino Cardamone, giovane in pensione. Che percepiva retribuzione sociale senza far nulla perchè giudicato pazzo. Nonostante la leggerezza del personaggio a volte diceva cose molto incisive, nonostante (sottolineo, nonostante) fosse in Rai. Iniziava sempre il tormentone dicendo “a’ capa mia nunn’è bbona pecchè..”
E spiegava cosa non gli quadrava. Ne ricordo una splendida: “A’ Capa mia nunn’è bbona pecchè io non capisco come mai Berlusconi è andato da Bush e gli ha detto: “Guagliò sò cinque anni che cerchi il capo di Al Qaeda, hai provato a sfruttare tutte le tecnologie possibili? E quello ha risposto: Guagliò sò trent’anni che cercate il capo di Cosa nostra, avite pruvato a citofonà?”.
Tonino Cardamone è spesso una proiezione olografica che vedo nel mio cervello, specie quando non mi spiego come si possa incorrere in strani errori di gestione.
Mi venne in mente, quando mi raccontarono il curioso e frequente caso italico di aziende che già in crisi, licenziano o mettono in cassa integrazione dipendenti e poi assumono consulenti che fanno il loro stesso lavoro per il triplo dello stipendio. E a’ capa mia nunn’è bbona, non lo capisco.
Ultimamente il tormentone di Tonino Cardamone ritorna prepotente. Per un’altra storia.
Io non capisco come mai i governanti taglino i fondi alla Direzione investigativa antimafia. Che è già grave di per sè. Si badi bene, il taglio dei fondi era previsto dal precedente governo e riguardava più di due terzi delle risorse economiche da ‘92 a oggi. Il nuovo governo ha solo proseguito nella condotta. Non si parla di un settore improduttivo, ma di una struttura efficiente che spesso ha fatto le nozze con i fichi secchi. Inoltre è stato aggiunto anche un taglio delle competenze, sottraendo alla Dia la supervisione ai grandi appalti. Che come si sa non è che siano proprio roba da chierichetti nelle loro aggiudicazioni.
Non è comprensibile ancor di più se si pensa che nel frattempo il Ministero della giustizia ha erogato dei fondi che servono a creare strutture professionali di aiuto alle vittime di estorsione e usura, si badi bene, non per aiutarli direttamente con sostegno economico, ma per la creazione di infrastrutture professionali, non rimesse più al volontariato. Non si capisce come mai si finanzi parecchio per aiutare alla fine e non per sventare all’inizio.
Non è facile comprendere, dalle mie parti si dice “dopo che hanno rubato a Santa Rosalia, hanno messo le grate”, qualcuno questo proverbio lo deve aver appreso e fatto suo, lo deve aver scambiato per una mossa astuta e ha fatto altrettanto. A scanso di equivoci, è un modo per dire per significare che non si provvede dopo che il peggio è successo. O non è solo A’ capa mia che nunn’è bbona?