Agrigento – L’inchiesta “Self service” che lo scorso 29 novembre ha fatto scattare undici arresti e scoperto un giro di tangenti all’interno dell’Utc di Agrigento si arricchisce di nuovi spunti investigativi. Con decisione del nuovo capo dell’Ufficio tecnico comunale, Gaetano Greco, altre diciassette pratiche sono state trasmesse e quindi finite al vaglio della Procura della Repubblica, segnatamente il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto, Luca Sciarretta, perché ritenute illegittime. Si tratta di fascicoli che riguardano concessioni edilizie rilasciate nella zona del Villaggio Mosè. Personaggio principale dell’indagine, l’architetto Luigi Zicari, finito in carcere soprattutto perché è stato filmato mentre incassava tangenti. Quest’ultimo, proprio nei giorni scorsi, ha avuto notificato il provvedimento di licenziamento da parte del Comune che già in precedenza lo aveva sospeso dal servizio. Dell’acquisizione degli incartamenti si sono occupati i poliziotti della Digos, coordinati dal dirigente Carlo Mossuto che immediatamente li hanno trasmessi alla Procura. Quasi tutte le pratiche hanno come elemento in comune la provenienza dallo stesso studio tecnico di Villaggio Mosè già finito sotto inchiesta. Sino ad oggi, l’inchiesta “Self service” ha già originato condanne a catena (soprattutto patteggiamenti): l’architetto favarese Giorgio Parrino ha già patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione. Patteggiamento anche per l’architetto Salvatore Troisi (2 anni), del suo socio Giuseppe Callo Carrabba (un anno e undici mesi), del geometra Giuseppe Gallo (un anno e due mesi) e dell’imprenditore Pasquale Farruggia (un anno, un mese e dieci giorni).
Per gli altri coinvolti nell’inchiesta Self service”, Luigi Zicari, 49 anni, Pietro Vullo, 42 anni; Roberto Gallo Afflitto, 41 anni; Alfonso Vullo. 44 anni; Gerlando Tuttolomondo, 74 anni Santa Elisabetta residente in Agrigento; Emanuele Navarra, 62 anni i processi avranno riti diversi dal patteggiamento e sono in corso.