Un “omicidio di massa” lo aveva definito Libertino Parisi quando scrisse al Presidente Napolitano chiedendo che fosse lui a decidere come doveva morire lo stesso Parisi, cardiopatico, affetto da diabete “Mellito” 2, che viveva di una misera pensione di € 611 ca, quando a causa di una decurtazione per crediti già prescritti se la vide ridotta appena ad € 469 ca.
Una lettera, che pubblicammo su questo giornale (leggi la lettera). Tre mesi dopo, ad Agrigento moriva Libertino Parisi.
Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata, così come di suicidi di poveri disgraziati che avevano perso il lavoro o che comunque non sapevano più come fare per continuare a sopravvivere.
Già da prima che ci fosse nota la vicenda di Parisi, dalle pagine di questo giornale denunciavamo come le malefatte di una classe politica corrotta e di una corte di ladri ed evasori di ogni specie, stesse mettendo l’Italia in ginocchio.
Forse era ancora troppo presto. Forse, lo Stato era ancora un’entità così astratta che non consentiva agli italiani di capire che chi stava derubando lo Stato, in realtà stava derubando loro.
E così, tangentisti ed evasori venivano annoverati nella schiera dei furbi che rubavano allo Stato “perchè – dicevano in molti – non fanno niente di male, visto che lo Stato ruba a noi”.
Cosa è cambiato da allora? Qualcosa è cambiato veramente. Adesso, abbiamo la consapevolezza che questa massa di cialtroni e farabutti rubava e continua a rubare dalle nostre tasche, ma grazie alla “Casta dei ladri” e un’informazione serva di chi gestisce il potere, il livello dimensionale del malessere sociale che attraversa l’Italia viene taciuto o, quando non se ne può fare a meno, ridotto a quei pochi suicidi che rimbalzano dalle cronache.
Troppo pochi forse per ridurre il tasso di disoccupazione o di povertà. Ma ogni disoccupato o poveraccio che decide di togliersi di mezzo, è comunque un piccolo passo avanti per un “miglioramento” statistico del benessere nel nostro paese. Senza contare, che in ogni caso rappresenta un risparmio per quello Stato che dovrebbe intervenire con ammortizzatori sociali in favore delle classi più deboli.
Troppo pochi – avranno pensato i nostri politici (destra e sinistra sono termini da usare solo come indicatori di direzione) avvezzi a rubare e restare impuniti – per risolvere i problemi di una nazione sull’orlo del baratro. E, tra questi farabutti, dobbiamo mettere in conto anche tutti coloro i quali partecipano ai giochi sia attivamente che passivamente.
Come risolvere dunque il problema, visto che il numero dei suicidi non è sufficiente?
Un buon sistema pare lo abbia trovato il governo, con la complicità di tutti i parlamentari, eliminando l’esenzione dei ticket per le prestazioni di diagnostica strumentale e di altre prestazioni specialistiche in favore dei disoccupati e dei familiari a carico, anche se la misura prevista nel disegno di legge per la riforma del mercato del lavoro, è legata all’estensione “della platea dei beneficiari dei trattamenti di sostegno al reddito”.
Si tratta comunque di un piccolo passo avanti, visto che il provvedimento sopprime l’esenzione dai cosiddetti ticket in materia sanitaria in favore dei disoccupati e dei loro familiari a carico, appartenenti ad un nucleo familiare con un reddito complessivo inferiore a 8.263,31 euro (incrementato fino a 11.362,05 euro in presenza del coniuge ed di ulteriori 516,46 euro per ogni figlio a carico).
La partecipazione alla spesa sanitaria – così come riportato dal giornale “la Repubblica” – riguarda il pagamento delle prestazioni di diagnostica strumentale e di laboratorio e delle altre prestazioni specialistiche, e nonostante le misure del ddl apparentemente sembrino far pensare alla cancellazione dell’esenzione dei ticket anche per i medicinali, le nuove norme, anche secondo quanto sottolineato dal servizio Studi del Senato, non riguardano questi ultimi, in quanto essi sono eventualmente introdotti e disciplinati dalle singole regioni
Ma su questo, possiamo stare tranquilli, ci penseranno poi con calma…
Tra casi di “morte naturale”, indotta da mancati accertamenti strumentali e visite specialistiche; suicidi di imprenditori disperati, disoccupati e poveracci di varia natura, e qualche novità dell’ultima ora (magari già allo studio), si farà presto a ridurre di un 4/5% il tasso di disoccupazione nel paese.
Per i pensionati – altra spesa che grava sulle casse dello Stato -, oltre al taglio delle pensioni, si potrebbe pensare ad un aiutino di tipo farmacologico. Sarebbe un bel taglio alle spese, al quale, forse, i nostri governanti non hanno ancora pensato.
Del resto, bocciata persino l’idea di una patrimoniale (che avrebbe colpito quei poveracci dei ricchi), esclusa la possibilità di sequestrare tutti i beni ai corrotti (v’immaginate un Parlamento che vota una proposta del genere?), cos’altro ci si poteva aspettare da un governo tecnico che deve risanare il bilancio di uno Stato sull’orlo di un default?
E se domani doveste rivolgervi alla mensa della carità, riflettete: anche quella è una spesa da tagliare. Attenti a quello che potreste trovarvi nel piatto…
gjm
Ed intanto i parlamentari hanno diritto gratuitamente persino alla chirurgia estetica, ai massaggi, al rimorso delle spese delle cliniche private in Italia e all’estero ecc. ecc..
E avete ancora il coraggio di chiamarlo STATO.