Di Ettore Zanca per IxR
La notizia delle convenzioni firmate tra il Ministero dell’interno e alcune associazioni Antiracket, riguardante il finanziamento di progetti sulla legalità e di creazione di sportelli territoriali , non spegne la sua eco. La ragione risiede nella presunta mancata evidenza pubblica del bando di finanziamento e nella scelta di destinatari. Sono state selezionate come beneficiarie solo le associazioni aderenti alla F.A.I (federazione antiracket e antiusura italiane) e AddioPizzo, escludendo altre associazioni impegnate sul territorio.
Proteste vibrate sulle modalità di finanziamento sono sorte da SoS Impresa, Associazione Antiracket facente parte della “Rete della legalità”, nata da una costola di Confesercenti, che ha indetto lo scorso 7 marzo una conferenza stampa a Palazzo Madama per chiarire la propria posizione. Lino Busà, Presidente di SoS Impresa ha evidenziato che i finanziamenti sono stati dati “senza criterio e senza alcun disegno strategico” , chiedendo a nome della propria associazione e della Rete per la legalità un incontro urgente con il Ministro Cancellieri, “il rischio è di creare associazionismo di serie A e di serie B, da un lato un mestiere retribuito e dall’altro un movimento improntato al volontariato”, spiega Busà.
Fausto Amato, responsabile dell’area Legale di Sos Impresa e Rete per la Legalità dichiara: “Il commerciante o l’imprenditore che si rivolgerà ad uno sportello finanziato dal Ministero, non troverà di fronte a sé un suo collega, un’altra vittima, o un volontario che per solidarietà ed impegno civile lo aiuti, ma un funzionario pagato per fare il suo lavoro. C’è una differenza abissale. Le sovvenzioni elargite dal Ministero dell’Interno chiudono, pertanto, un cerchio ed aprono un nuovo ciclo.”
La replica della F.A.I. verte invece su una ricostruzione storica del perché i finanziamenti hanno seguito l’iter della scelta di alcuni destinatari. In una lettera risalente al 2009 (link) ripubblicata sul sito dell’Associazione facente capo a Tano Grasso, si fa leva sulla consolidata esperienza sul territorio e sulla comprovata perizia nel gestire progetti antiracket. Proprio dalla lettera si evince che la “frattura” originaria tra SoS Impresa e F.A.I si ebbe in sede di proposizione e realizzazione degli “sportelli della legalità”. Insomma La F.A.I sarebbe stata interlocutore privilegiato del progetto, perché, in quel momento, espressione di quasi tutte le associazioni antiracket operanti sul territorio e per la competenza nel settore.
In questo contesto di muro contro muro conclamato, si inseriscono anche le persone che le estorsioni le hanno subite sulla loro pelle e che si rivolgono con fiducia alle associazioni antiracket, le hanno fondate e ne fanno parte. Pur nel rispetto delle organizzazioni che le rappresentano, circa duecento vittime di usura hanno scritto una lettera aperta “super partes” al Ministro dell’Interno chiedendo legittimi ragguagli e chiarimenti sulle modalità di impiego dei fondi, temendo che vengano impiegati per progetti che non aiutano direttamente chi ha bisogno di sostegno economico dopo aver perso tutto.
Franca De Candia, vittima di usura, e tra le prime promotrici e autrici della lettera che a breve verrà inviata al Viminale, esprime un timore che sembra albergare in molti firmatari. “c’è il rischio concreto di un calo delle denuncie” – spiega- “infatti oltre a trovare il coraggio di denunciare, bisogna anche fidarsi di strutture che fanno capo o ricevono fondi istituzionali, in questo momento la fiducia nello stato non è ai massimi livelli”, si paventa la possibilità che si perda la sicurezza di affidarsi ad associazioni a sovvenzione governativa e come in uno tsunami, venga travolto l’associazionismo antiracket in genere.
blog Ettore Zanca – beneficiodinventario.blogspot.com
molto interessante: diffondo sulla homepage della radio università svedese “radio italia” http://www.k103.se sotto l’intervista all’editore siculoamericano Gian Joseph Morici