(Tratto da Grandangolo)
Il blitz di questa notte dei carabinieri di Licata che ha portato all’arresto di quindici persone ed all’obbligo di dimora per altre tre è stato denominato “Aut aut” e significativamente lascia intuire lo stato di costrizione e di minaccia cui venivano sottoposte le vittime di un agguerrito gruppo criminale che si occupava di compravendita di immobili in aste giudiziarie. Persino i magistrati dell’Ufficio esecuzione del Tribunale di Agrigento sono stati insultati e minacciati. Ecco i nomi degli arrestati: Angelo Consagra, 42 anni: Vincenzo Amato, 26 anni; Angelo Amato, 30 anni di Gela; Angelo Antona, 46 anni; Angelo Massaro, 44 anni,; Ottavio Giuseppe Amato, 57 anni; Alessio Gueli, 36 anni; Michele Vedda, 29 anni; Orazio Candiano, 29 anni; Gaetano Castagna, 24 anni; Claudio Catania, 24 anni; Antonio Oliveri, 27 anni; Giuseppe Lombardo, 65 anni; Antonio Cannizzaro, 47 anni; Gerlando Di Carlo, 24 anni. Obbligo di dimora invece per Bartolo Consagra, 37 anni; imprenditore edile; Giorgio Candiano, di Modica, 55 anni, residente a Licata e Angelo Candiano, 32 anni. Dalle indagini è emersa, in particolare, la responsabilità degli indagati Angelo Consagra, nonché dei componenti la famiglia Amato, Ottavio Amato, padre, Vincenzo e Angelo Amato, figli, Angelo Antona, Angelo Massaro, ed altri soggetti tuttora rimasti ignoti, soggetti i quali avevano una costante detenzione di numerose armi da fuoco di rilevante potenza, le quali venivano persino utilizzate in pieno giorno nel territorio del Comune di Licata. I predetti soggetti erano inoltre dediti alla commissione dei reati di turbativa d’asta, estorsioni, danneggiamenti mediante incendi ed altri reati collegati. Parallelamente al fenomeno criminale appena descritto, è emersa anche la sussistenza di numerosi episodi di detenzione illegale e spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, hashish e marijuana, consumati in modo prevalente nell’ambito del territorio licatese, tramite approvvigionamenti, anche all’ingrosso, nell’area di Catania, posti in essere dagli indagati Vincenzo Amato, Gueli, Vedda, Oliveri, Incorvaia, Candiano. In merito a tale tipo di reati può dirsi come, dai risultati delle attività tecniche di intercettazione telefoniche ed ambientale, nei confronti di Vincenzo Amato, sia emerso inoltre che l’indagato era un vero e proprio punto di riferimento nei confronti di un indeterminato numero di giovani dediti all’uso ed allo spaccio di sostanze stupefacenti; mentre per ciò che riguarda le figure degli indagati Alessio Gueli e Michele Vedda, si evidenziava che gli stessi erano spacciatori di stupefacenti, i quali a loro volta, per approvvigionarsi di sostanze stupefacenti facevano capo ad altri soggetti pregiudicati. L’indagine ha altresì consentito di mettere in evidenza come il Tribunale di Agrigento, nel settore delle esecuzioni immobiliari, sia stato sottoposto a tentativi di gravissimi condizionamenti, svolti con modalità ben pianificate e realizzate nel tempo in modo ripetitivo, per quanto riguarda lo svolgimento delle aste finalizzate alla vendita degli immobili sottoposti alle procedure esecutive. Tale tentativo si è palesato ancora più grave in quanto realizzato da soggetti di notevole spessore criminale e dotati di altissima pericolosità sociale, come dimostrato, ad esempio dalla detenzione, da parte degli stessi, di armi da sparo di grande potenza di fuoco. In tale contesto ambientale, si è rilevato, in piena evidenza ed in netta contrapposizione, l’assoluto valore morale e professionale dei Giudici deputati alla trattazione dei predetti procedimenti i quali, se pure costretti ad operare in una realtà connotata da così vasta illegalità, non hanno palesato alcun timore, né remore di sorta, a svolgere le proprie funzioni con il massimo rigore, anche suscitando in diversi casi, le ire degli indagati. Proprio in merito a tale ultimo aspetto si deve ancora notare come gli indagati, in alcuni casi, non abbiano avuto alcuna difficoltà a rivolgere o direttamente o per terza persona, minacce e pesanti ingiurie nei confronti dei Giudici che si occupavano dei predetti procedimenti, “rei” di non soddisfare le intenzioni criminali degli indagati, minacce le quali, fortunatamente, non sono state seguite da fatti concreti. Il Gip, pertanto, valutando positivamente quanto prospettato dalla Procura della Repubblica diretta dal Procuratore capo Renato di natale, ha accolto la richiesta disponendo la misura cautelare, per la cui esecuzione sono stati delegati i carabinieri che hanno eseguito le indagini disposte da Pubblico Ministero. Le indagini di polizia, come detto, svolte su direttive della Procura della Repubblica, sono state effettuate, e tuttora proseguono nell’ambito del Comando Provinciale dei Carabinieri retto dal colonnello Riccardo Sciuti, dalla Compagnia dei Carabinieri di Licata alle dipendenze del Cap. Massimo Amato. I dettagli dell’operazione verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà nei locali della Procura della Repubblica oggi alle ore 11.