Agrigento – Pindaro, antico poeta greco, fu noto come uno tra i maggiori esponenti della lirica corale del tempo, ma scriveva – come accade oggi per molti giornalisti – su commissione.
“Città la più bella fra quante albergo son d’uomini”, definì il poeta l’antica Akragas (oggi Agrigento).
Quanto ricavò il poeta dalla XII Pitica non è dato di sapere, ma quel che è certo, il fatto che duemilacinquecento anni fa non c’erano ancora città come Vancouver, Parigi, Londra, New York e decine o centinaia di altre città moderne, che in fatto di bellezza e architettura ben poco avrebbero da invidiare alla mitica Agrigento.
Ma tant’è, e forse ai tempi di Pindaro tale era Agrigento.
Così, mentre il mondo è andato avanti, gli agrigentini han fermato le lancette del tempo a quei 500 anni avanti Cristo, che tanta gloria avevano portato a quella che è oggi una miserabile cittaduzza, ‘malamministrata’ da tempo immemore e che si gloria ancora di vecchie vestigia che fanno ritenere i suoi abitanti come fossero al centro del mondo.
Prova ne sia l’errata idea che tutti al mondo conoscano Agrigento e la sua Valle dei Templi. Eppure, basterebbe ben poco per comprendere che così non è.
Quanti di noi conoscono la civiltà Azteca, i nomi dei suoi templi, le città vicine? E quanti i maestosi monumenti dell’antico Egitto? E i monumenti indiani o arabi?
Tutti tronfi di vivere nella “città più bella fra quante albergo son d’uomini”, percorriamo la via Atenea (stando ben attenti a non inciampare su un selciato sconnesso degno di transumanza e non di passeggio) parlando di politica e delle imminenti elezioni. La questione infame.
Tesi e antitesi senza alcuna verità. Discorsi da tifoseria da stadio senza contraddittorio, così come spesso lo sono le continue comparse sui media locali.
Pettegolezzi e dispute che, lontane dall’analisi di contenuti, finiscono per focalizzarsi sulle antipatie personali nei riguardi di questo o quel candidato.
In un contesto del genere trovano terreno fertile i paladini dell’antipolitica, che per raccogliere consensi finiscono con il parlare male degli altri, poiché rende meglio ed è assai più facile rispetto al proporre un proprio programma per dimostrare che si è più capaci dei propri antagonisti.
C’è poi un exploit di “associazioni” che, certamente più qualificate rispetto chi non dispone di un programma, finiscono con il cavalcare l’onda di uno stare “al di sopra dei partiti” che ha perso ormai ogni credibilità.
A completare un quadro di per sé già disarmante, il fallimento di quei gruppi nati spontaneamente sui social network, che sembrava dovessero riaccendere lo scontro politico sul terreno di valori quali il senso del dovere civico, l’etica, il ripristino e il rispetto di regole fondamentali, l’interesse per il bene comune.
Anche in questo caso, interessi e smanie di protagonismo, hanno prodotto soltanto gruppi disorganizzati che hanno invaso la rete dando vita ad appuntamenti improduttivi e ormai quasi disertati da tutti.
In mancanza di una vera alternativa, la questione infame si risolverà come sempre in uno scambio di promesse – quasi mai mantenute – e nella capacità/incapacità di chi urla più forte senza aver nulla da proporre.
Veramente una questione infame…
gjm
Posso dire sommessamente la mia?…Si?…
Ebbene,cambiate mentalmente il nome di Akragas (o Agrigento, se meglio vi aggrada….) e tramutatelo con il nome di RRaona…Meraviglia delle meraviglie!!!! Il risultato non cambia!!!!!!!!!!
Spiega Bene l’inganno però questa brutta parola, questo brutto suono.
@Franco Perchè non trasformare la questione “infame” in una questione “Rispettabile ,onesta?” La differenza tra Agrigento e Aragona c’è eccome se c’è .In città bene o male ci sono tutti politici,cittadini,comitati insomma tutti ad Aragona la gente dove sta? Sono tutti per campagne a raccogliere cavoli! invece di provare a far qualcosa siamo tutti pronti solo a sentenziare .Svegliatevi pecoroni!